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10. Gesù spogliato e abbeverato di fiele. Le incomprensioni e le umiliazioni mi spogliano da me stessa.

dalla Via Crucis di Suor +
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 08/03/2010 @ 14:02:45, in Dina Mite 2009, linkato 1104 volte)

Il trattamento attuale della Santissima Eucaristia pone oggi i superiori religiosi di fronte a un chiaro dilemma: o credete alla Presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, o non credete.

Se non credete, vi trovate in una posizione assurda: di guide di istituti sacerdotali che hanno il fondamento nel Sacrificio Eucaristico e nel Sacerdozio. Senza Eucaristia un istituto sacerdotale si dissolve, e la vita religiosa diventa espressione comunitaria svuotata del fondamento evangelico, quindi insignificante nell’ambito della Fede.

Abolendo il Sacrificio Eucaristico, Lutero provocò il dissolvimento del sacerdozio, lo scioglimento delle comunità religiose, lo svuotamento delle chiese, la dissidenza protestante. A questo tende oggi l’influsso massonico sulla stessa vita religiosa. I superiori che non credessero alla Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia sarebbero protestanti non meno di Lutero, e tradirebbero le loro comunità religiose. Gesù è stato chiarissimo: “Volete andarvene anche voi?”…

Se invece credete nella Presenza reale, il trattamento dell’Eucaristia da voi sostenuto da anni rimane come visibile accusa della vostra sfolgorante mediocrità. Se credete che nell’Eucaristia è presente il Figlio di Dio fatto Uomo, dov’è il rispetto a Lui dovuto?

Succubi del programma massonico, anche se non lo sapevate, voi avete banalizzato i segni eucaristici in modo da dissolvere il senso dell’adorazione. Avete emarginato i tabernacoli e celebrate il Sacrificio Eucaristico con le spalle voltate al Santissimo per mettere in vista voi stessi. Avete perfino abbassato certi tabernacoli all’altezza del ginocchio.

Avete sostituito gli inginocchiatoi con comode poltrone davanti all’Altissimo, e sostituite la genuflessione davanti al Tabernacolo con un semplice inchino.

Voi date la Comunione in mani incoscienti, che ormai la ricevono come un biscottino senza sapore. E non vi preoccupate della crescente diffusione delle Comunioni sacrileghe ricevute in stato di peccato grave, e peggio ancora delle profanazioni in riti satanici.

Voi avete fatto di tutto per dissipare il senso dell’adorazione al momento della Comunione, che è disturbato con il segno della pace, con avvisi, canti e peggio.

Avete indotto a fare il ringraziamento seduti e abbreviato al minimo il tempo dell’adorazione.

Infine, sotto la copertura dell’obbedienza, avete costretto i sudditi a seguire fino ad oggi questi comportamenti trasmessi senza precise documentazioni per ordini venuti da chissà chi. E i sudditi sono stati costretti a eseguire obbedienze che indeboliscono fino ad estinguerla la Fede nella Presenza Reale.

Vi chiedo se i Santi avrebbero fatto così. A chi si meravigliava che stesse così a lungo sull’altare nonostante il dolore delle stigmate il santo Padre Pio rispondeva: “Quando dico Messa sono sospeso con Gesù sulla croce”.

Caterina da Siena in estasi eucaristica sentiva la sua anima più unita a Dio che al proprio corpo.

Francesco di Assisi e tanti altri santi passavano le notti in adorazione dell’Eucaristia. Altri onoravano la Presenza eucaristica con visite frequenti.

Conosciamo l’ardore con cui sant’Ignazio si preparava alla Messa e la faceva seguire con ore di ringraziamento: nel suo diario ci ha lasciato splendidi segreti della sua vita mistica.

Come i Benedettini, i Francescani e altri ordini religiosi, la Compagnia di Gesù si onora di molti martiri dell’Eucaristia e di insigni adoratori.

Ma non c’è santo che non abbia attinto dell’Eucaristia la propria linfa spirituale. Ancora oggi esistono veri credenti che adorano Dio in spirito e verità fino ad avere doni mistici singolari.

Mi domando: Dove sono le nostre guide? Possiamo ancora considerare nostre guide spirituali superiori che hanno portato tanto dissolvimento nel culto eucaristico e si accaniscono a mantenerlo? Superiori, riuscite ancora a nascondervi? Oppure siete ridotti a un ramo secco privo di incidenza spirituale?

L’Eucaristia vi pone di fronte a un dilemma molto impegnativo, che rimbalza su noi tutti. Potete provvedere con carità alle nostre necessità materiali - anche perché, soprattutto nella profonda crisi spirituale in cui versa da decenni la vita consacrata - superiori validi non si improvvisano. Ma “non di solo pane vive l’uomo”.

Solo i santi possono essere nostre guide. Gli altri non ci interessano.

Come a Cafarnao, ancor oggi l’Eucaristia si pone a spartiacque tra fede e incredulità. A Cafarnao la posta in gioco era chiarissima, oggi invece certi venti ecumenici vorrebbero indurre Cristo a stringere la mano a Beliar, e il dilemma eucaristico si fa confuso fino a eliminare la distanza tra fede e incredulità, anche perché coloro che credono nell’Eucaristia la stanno trattando peggio di quelli che non vi credono.

Per la purificazione dell’aia eucaristica possono far molto i laici. La Fede nella Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia e l’obbligo di assistere al Sacrificio Eucaristico festivo imposto loro sotto pena di peccato grave conferisce il diritto a una celebrazione seria conforme alle norme della Chiesa, e i laici possono e devono intervenire col dovuto rispetto e con fermezza ad esigerla dai celebranti, richiamandoli al dovere ed eventualmente denunziando gli abusi alle autorità competenti, come dichiara l’istruzione Redemptionis Sacramentum (n.184).

Dina Mite

Sulle responsabilità dei religiosi nel deterioramento del culto eucaristico aggiungiamo: L’influsso di errate disposizioni si estende nelle numerose chiese e oratori gestiti da comunità religiose: è un contributo fortissimo all’estensione del clima di superficialità che si è esteso nel popolo cristiano. Soprattutto le religiose si manifestano succubi di un’obbedienza che non ha ragione di essere. “Bisogna obbedire a Dio, prima che agli uomini”. E’ raro trovare Suore che ricevano la Comunione sulla bocca, ecc..

Religiosi e Suore invocano vocazioni religiose. La vocazione nasce dall’Eucaristia, ma ‘si colgono fichi dai rovi?…”. Dove trova il Signore comunità ferventi in cui il culto eucaristico è trattato come si deve? La rarefazione delle vocazioni non fa pensare che Gesù non voglia inviare giovani che verrebbero resi mediocri dal clima di rilassamento eucaristico?

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Di Admin (del 08/03/2010 @ 14:09:04, in Dina Mite 2009, linkato 2396 volte)

Da "una figura di aspetto d'uomo" avvolta di luce misteriosa, il profeta Ezechiele si sentì portato all'interno del tempio di Gerusalemme. "Entra - gli disse - e osserva le grandi abominazioni commesse dalla casa di Israele".

Il profeta si vide innanzi agli occhi figure di rettili e animali che richiamavano i simboli egiziani. Ad esse settanta anziani elevavano incenso anche dalle proprie stanze segrete. Poi Ezechiele vide donne che piangevano di fronte all'idolo Tammuz, e uomini che voltavano le spalle al santuario di Dio per prostrarsi a divinità orientali, e il tempio di Dio riempirsi di idolatri che onoravano divinità pagane di varie popolazioni.

Proprio dal tempio di Dio avevano origine nefandezze e violenze diffuse nel paese. Una voce potente intimò a sei esseri misteriosi di fare strage nella città, cominciando dagli anziani, e risparmiando solo coloro che erano segnati dal "Tau" per i loro gemiti sulle malefatte degli idolatri (v. Ez 8 e 9).

Non è forse l'immagine di Assisi, dove i sacerdoti di Cristo hanno posto il velo sul Crocifisso, capolavoro della Sapienza di Dio e unica salvezza del mondo, per accogliere le religioni false e dissidenti a onorare i propri demoni? Che unione può esserci tra Cristo e Belial (2 Cor 6, 15), tra religioni radicate nel germe demoniaco della divisione?

I segnati dal Tau

Nell'apostasia di Israele provocata dai profeti di Baal, Elia chiese la risposta del popolo: "Fino a quando andrete barcollando tra due contrari? Se il Signore è il vero Dio, seguite lui, se invece è Baal, andate dietro a lui" (1 Re 18, 21). E dopo l'eccidio dei quatrrocento cinquanta profeti di Baal, Elia si lamentò con il Signore di essere rimasto il solo vero profeta; ma Dio lo rassicurò: "Mi serberò in Israele 7000: tutte ginocchia che non si sono piegate a Baal e tutte bocche che non lo hanno baciato" (1 Re 19, 17).

Anche nei momenti di grande apostasia Dio si riserva sempre un piccolo gregge di fedeli che non si piegano ai venti della seduzione. Non fa leva sui molti, ma sul piccolo "resto" di coraggiosi decisi a battersi come i trecento valorosi di Gedeone (v. Gdc 7, 1s).

Alla fine dei tempi gli eletti saranno coloro che vengono dalla grande tribolazione, che hanno lavato le loro vesti imbiancandole nel sangue dell'Agnello (Ap 7, 13). Solo i segnati dalla Croce entrano nel regno dei Cieli: "Se uno non porta la croce, non può essere mio discepolo" (Lc 14, 27) ci dice ancora oggi Gesù. I veri cristiani sono segnati dal Tau salvifico del Nuovo Testamento, che è la croce di Cristo, scandalo per i giudei e stoltezza per i gentili, ma per noi potenza di Dio e sapienza di Dio (1 Cor 1, 22s).

Tutta la Scrittura conclama l'assurdità di un accordo tra Cristo e Belial (2 Cor 6, 15), e l'Apostolo esorta: "Non voglio che abbiate comunione con i demoni: non potete bere del calice del Signore e del calice dei demoni. Non potete partecipare alla tavola del Signore e alla tavola dei demoni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo noi più forti di lui?" (1 Cor 10, 20).

Coloro che sono segnati dalla Croce sdegnano simili compromessi, anche se vengono dai nostri pastori. La diffida più energica è venuta da coloro che sono più profondamente segnati dalla Croce: i mistici. Chi sono questi mistici?

I mistici oggi

1. Oggi si parla del ritorno di Cristo. Che senso ha tale ritorno? Lo abbiamo chiesto ai più chiaroveggenti mistici del nostro tempo, il prof. +M, e +I, che hanno risposto: "Non si tratta di un ritorno come la nascita di Gesù a Betlemme, e neppure deve intendersi come una normale presenza spirituale, ma di una estensione del fatto mistico", ossia di quella presenza profetica misteriosa, mediante la quale Gesù si fa voce viva nella situazione attuale. Poi +I ha aggiunto quanto le ha fatto vedere Gesù stesso: nel mondo si è accesa una luce, poi una dopo l'altra numerose luci finché tutto ne fu illuminato.

Gesù parla ai credenti mediante il Magistero infallibile della sua Chiesa, ma parla anche tramite i Mistici, che sono i suoi prediletti, più profondamente partecipi del suo mistero. In essi parla, diremmo, "a tempo reale", ossia si fa presente alla sua Chiesa comunicando nell'attualità storica i suoi pensieri, i suoi segreti, la sua volontà, a persone da lui elette e favorite da doni mistici particolari, come la veggenza spirituale (più profonda di quella sensibile delle apparizioni), la partecipazione alla sua Croce, i vari gradi dell'unione mistica. I mistici insomma sono Gesù oggi, che parla alla sua Sposa, la Chiesa, delle necessità del presente, sempre nell'ambito della Rivelazione tradizionale, perché Cristo è ieri, oggi e sempre (v. Eb 13, 8), e le sue parole non passeranno (Mt 21, 35).

2. Oggi i mistici non sono una sola voce, ma sono diventati un coro. Ci troviamo di fronte a un fatto nuovo: una costellazione di mistici concordi nel profetare i mali del mondo e della stessa Chiesa, il rinnovamento promesso da Gesù e dalla sua santissima Madre ("Alla fine il mio Cuore trionferà"), e anche a denunziare certi sbandamenti attuali, quali l'incontro di Assisi come gravissima offesa al vero Dio Uno e Trino e a Gesù, abbassato al livello dei falsi dei; un'offesa alla Chiesa, messa a tacere la Verità, un'onta ai cristiani emarginati per il loro atteggiamento critico; un'offesa ai dissidenti e ai pagani bisognosi di conversione. Come i farisei, molti pastori di oggi si sono impadroniti della chiave della scienza, non entrandovi loro e impedendo agli altri di entrarvi (v. Lc 11, 52).

3. I mistici non sono al di sopra del Magistero, ma sono inviati da Gesù stesso a richiamare al Vangelo, ad arricchire la conoscenza della Fede con la loro visione più acuta delle realtà soprannaturali.

In questa epoca di smarrimento degli stessi pastori, Gesù suscita i mistici per purificare la sua aia e riportare gli stessi pastori sulla retta via, la via della croce, fuori della quale non c'è salvezza.

Occorre tener presente questa duplice realtà perenne della Chiesa: Gesù vi ha posto i pastori per pascere il gregge di Dio, ma anche i profeti per richiamare alla sana dottrina evangelica.

I mistici "sanno"

Dio disse ad Abramo: "Nasconderò io ad Abramo ciò che sto per fare... Lo informerò, perché egli dia ordine ai suoi di mantenersi nella via del Signore" (Gn 18, 17s). E anche Gesù ha i suoi confidenti prediletti. Ricordiamo:

Gesù si turbò nell'intimo, e disse: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei suoi discepoli, quello che Gesù prediligeva, stava a mensa presso il seno di Gesù. A lui allora fa cenno Simon Pietro dicendogli: "Domandagli di chi parla". Ed egli, chinatosi dove era sul petto di Gesù, gli chiede: "Signore, chi è?". Gesù gli risponde: "E' colui al quale io intingerò un boccone di pane, e glielo porgerò" (Gv 13, 21s). E così fece, richiamando il traditore mediante un segno di amicizia.

Giovanni è il discepolo prediletto che ha scrutato le profondità del Cuore di Gesù. E' colui che ne ottiene le confidenze, per informarne anche Pietro, il capo della Chiesa. Anche i mistici sono i prediletti del Cuore di Gesù, ne ottengono le confidenze per aiutare la Chiesa nei momenti difficili. Ricordiamo la missione di Caterina da Siena, Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Ignazio di Loyola, don Bosco e altri grandi mistici.

(...)

Nel cuore della Chiesa

I mistici sono in Gesù il cuore della Chiesa: pregano, offrono, soffrono per dare compimento nella propria carne a ciò che manca alle tribolazioni di Cristo per il bene del suo corpo, che è la Chiesa (v. Col 1, 24) . Ognuno ha una sua particolare fisionomia e una missione specifica, secondo 1 Cor 12 ecc. Nei suoi doni Dio non si ripete!

I mistici possono essere di diversa levatura culturale, ma il dono di Dio si insedia nel cuore portando una singolare purezza di fede. Spicca in essi il dono della sapienza. In questo clima di modernismo i mistici sono una barriera di discerimento spirituale che non lascia spazio a errori di cui. molti sacerdoti e perfino vescovi sono contaminati in maniera più o meno consapevole.

Pensiamo al trattamento dell'Eucaristia, dove il modernismo sta provocando un dissolvimento generale del senso della Presenza Reale. I mistici sono esemplari di adorazione, di unione con Dio, di preghiera. Sono il dono più grande fatto alla Chiesa di oggi, in preda allo smarrimento spirituale più distruttivo di tutta la sua storia.

Gesù sta operando un grande rivolgimento, come dice +I: intorno a una luce mistica se ne accenderanno gradatamente altre, fino a invadere l'intero orizzonte della Chiesa: sul popolo giacente nelle tenebre e nell'ombra della morte si innalza una gran luce (v. Is 8, 23s; Mt 4, 16). E' Gesù che avanza a rinnovare la sua Chiesa portato sul lucerniere dei suoi mistici!

Il dono mistico è segnato da alcune caratteristiche costanti.

- Anzitutto l'amore alla Madre di Dio, amore robusto, teologicamente saldo, senza sdolcinature di moda. Maria, che ha sostenuto Giovanni ai piedi della Croce, è l'abituale "Mediatrice" del dono mistico. E' manifestato in tutte le sue espressioni.

La vita mistica di +I ha inizio con l'apparizione della Madonna quando non aveva ancora tre anni.

La Vergine dice a +M: "Tu sai che ho ottenuto il miracolo delle nozze di Cana: sta' tranquillo" (17.3.70). E un altro giorno, dopo la Comunione, gli dice: "Nessuna creatura qui sulla terra potrei stringere con più amore, perché qui c'è Gesù" (15.8.88).

In altri casi la Madre di Dio assiste i suoi mistici sofferenti come Gesù sulla croce, oppure mette tra le loro braccia il suo Bambino.

- I mistici sono dei crocifissi. La singolare unione con Gesù conferisce al mistico una profonda configurazione con Lui mediante il suo Spirito di Verità e di Amore, quindi è caratteristica del mistico la purezza di Verità e di Carità. I mistici sono oro purificato sette volte nel crogiolo del sangue di Cristo. Il dono mistico si sviluppa in direzione globale del carisma migliore (1 Cor 13, 13).

Per questo, come Gesù, i mistici sono segno di contraddizione (Lc 2, 34), in urto con la mentalità mondana. Si comprende come il vero mistico crea problema anche all'interno della Chiesa, perché suscitato da Dio per raddrizzare le vie tortuose (Lc 3, 5). Oggi sono decisamente sul versante antimodernista, dato che il modernismo non è solo eresia, ma apostasia dalla fede. Sono schierati contro la superficialità nel culto eucaristico, contro l'ecumenismo livellatore, che costituisce una gravissima offesa a Gesù, che ci ha salvati a prezzo del suo sangue. Sono le antenne sensibili ai segni dei tempi, ma sempre nella rigida fedeltà alla fede tradizionale.

- I mistici sono adoratori eucaristici solidi, molto sensibili alle storture indotte dal modernismo e dalla superficialità.

Il diario del professor +M è ricco di episodi molto significativi sull'Eucaristia: essa è il perno intorno al quale gravita tutta la sua giornata. Gesù gli disse: "Vieni presto al mattino: se tu sapessi quanto ardo di averti qui presto! Vieni alla prima Messa, e oggi sii di buona volontà! Non atto, non pensiero che non passi attraverso di me" (11.6.55). "Sii con me l'intera giornata in preparazione: ho da dirti un segreto del mio Cuore" (20. 4.56). Un giorno fu svegliato dalla voce forte dell'Angelo: "Svegliati, preparati: stamane andiamo in chiesa prima". Dopo la Comunione scrive: "O Gesù, Luce immensa! Oh, grazia infinita. O Amore senza limiti, quanto ti amo! Cammino con te, mi muovo con te, vivo con te!" (9.5.56).

Gesù si lamenta con lui: "Quanti mi trattano male in questo Sacramento di Amore! Mi ricevono per farsi vedere. Mi ricevono pensando ai fatti loro, o dicendo le preghiere con le labbra. Stammi vicino: Io Amore ho bisogno del tuo piccolo amore" (26.4.64).

Scrive ancora +M: "Stamane verso le sei ho sognato due Angeli luminosi che portavano due candelabri e levavano voci di lodi a Gesù nell'Eucaristia, che in una pisside luminosissima procedeva con loro. La voce forte mi chiamò: 'C'è Gesù! Svegliati e preparati, che stamane andiamo in chiesa prima'. Cominnciai a pregare, ma Gesù era così vicino e già parlava. In chiesa comunicavano al principio della Messa, e mi gettai con Gesù a ricevere Gesù! Oh, Luce immensa! Oh, Grazia infinita! Oh, Amore senza limiti del mio Gesù, quanto ti amo!" (9.5.56).

Un giorno durante la Messa +M si distrasse pensando alla lezione di scuola che doveva tenere: l'Angelo gli apparve severo, dicendo: "Come ti permetti?".

Il profondo rispetto per l'Eucaristia non gli consentiva di riceverla sulla mano, e un giorno nota di aver ammonito un sacerdote a non darla così (15.8.88). Non conosco mistici che ricevano la Comunione nelle mani.

Dopo aver partecipato a una prima Comunione, è costretto a dire al celebrante: "Gesù disapprova le canzoni con i campanelli e lo spirito di comunità che ha improntato la celebrazione del suo Testamento di Amore" (19.4.84).

Rimasi stupito quando un mio confratello, uomo assai stimato, fece l'inchino all'Eucaristia anziché la genuflessione: +M, all'uscire dalla cappella, senza riguardi umani gli disse con insolito vigore: "Davanti a Gesù Eucaristia si devono piegare le ginocchia!".

E' solo qualche esempio, ma i mistici sono tutti a questo livello. La riforma liturgica sarebbe stata ben altra cosa se fosse stata fatta da mistici, anziché dai noti superficiali.

- I mistici veri sono molto caritatevoli, molto umili. E' caratteristica inscindibile del dono mistico anche il riserbo. Chi ha il dono mistico è determinato a non svelare i segreti del Re (v. Tob 12, 7), e non parla se non come e quando Dio vuole.

- Parlando della Divina Provvidenza, +I paragonava il dono mistico alla vista di un tappeto. Normalmente noi vediamo la vita carica di misteri e di incognite, come il rovescio di un tappeto. Dio sceglie alcuni perché vedano già su questa terra il tappeto nel verso giusto, in perfetta rifinitura, e assicurino gli altri della meravigliosa Provvidenza di Dio, che in Paradiso apparirà giustificata sotto tutti i punti di vista.

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Di Admin (del 08/03/2010 @ 14:15:02, in Dina Mite 2009, linkato 1118 volte)

Permettimi, o Signore, di aprirmi il cuore alla tua Presenza per dirti tutto il mio amore.

                                                                                             Tu m’innamori della tua presenza, o Gesù,                   gran Signore della Vita! Al tuo convito l’anima rapita adora con profonda riverenza.

                                                                                              Prima del tempo in eterno Tu sei nel tuo Regno di Luce infinita! (Messa, Can. 4).

La riflessione sulla nostra Fede mi porta innanzitutto a riflettere sull’eternità di Dio che precede ogni atto creativo.

Tu, o Gesù, vivi nell’infinita felicità trinitaria, nella quale il Padre genera il Figlio, con Lui unito nell’ineffabile amore dello Spirito Santo. E’ un Dio solo in Tre Persone distinte, ciascuna specchio perfettissimo dell’altra, e i Tre insieme sono Luce spirituale purissima di un solo Dio. Dio è Luce, e in Lui non ci sono tenebre (1 Gv 1, 5).

Tutto è creato in Te!

Per Te create, a Te sono volte tutte le cose, e tutto sussiste in Te! (Col 1, 16).

Nell’atto creativo tutto rispecchia l’indole unitaria e trinitaria di Dio, e l’intero creato nella sua struttura profonda rende gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Ogni generazione parte dai Tre: padre, madre e loro unione generatrice del figlio. Nel matrimonio ogni figlio fonde nel proprio essere i lineamenti del padre, della madre, e più a fondo l’immagine del Creatore: Creò l’uomo a immagine di Dio (Gn 1, 27).

                                                                         Tu solo sei buono e fonte della vita, e hai dato origine all’universo per effondere il tuo Amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della tua Luce (Messa, Can. 4).

La Creazione pone l’essere al di fuori di Dio, ma in radicale dipendenza da Dio stesso. Se cessasse l’influsso creativo, la creatura ricadrebbe nel suo nulla originario.

La Creazione è atto gratuito della Bontà di Dio, che è la Fonte della Vita. Nessuno può vantare qualcosa di fronte all’Altissimo: ciò viene dimenticato quando ad esempio Dio toglie un bimbo alla famiglia, una donna al marito, le ricchezza a un possidente: non resta che dire, come Giobbe: “Dio ha dato, Dio ha tolto, il suo Nome sia benedetto!” (Gb 1, 21).

Tutto è grazia, anche nell’ordine naturale, ed è dovere rendere grazie a Dio in ogni situazione, non come i pagani, i quali, pur conoscendo Dio, non gli hanno reso grazie (Rm 1, 21).

In ogni situazione Dio coopera al bene di coloro che lo amano (Rm 8, 28). Non esistono in Dio intenzioni malefiche, neppure quando castiga, perché Dio, Bontà purissima, non può essere tentato al male (Gc 1, 13).

Se un uomo, creato libero, si oppone a Dio e lo bestemmia, Dio misericordioso mira alla sua conversione, ma se il peccatore insiste nell’opposizione perversa, Dio può ritirarsi da lui, e al suo posto si insedia Satana, lo spirito ribelle che provoca malessere e guai anche in questa vita, come malattie, disgrazie improvvise, discordie in famiglia, fino alla dannazione eterna. Dio da parte sua non gode della morte del peccatore, ma che si converta e viva (v. Ez 18, 32 ).

Se Dio punisce, è sempre e solo per il bene, perché quale è quel figlio che non sia corretto dal padre? Se il Signore ama qualcuno, lo corregge, e sferza ogni figlio (v. Eb 12, 5s). Gesù chiede a noi che siamo perfetti come il Padre che è nei Cieli (Mt 5, 48), e rispecchiamo la perfezione di Colui che ci ha creati.

                                                                                                                    Luce di Verità, fuoco d’Amore Fonte di Vita che allieti il deserto, tutti disseta al tuo Costato aperto con l’acqua e il sangue rigeneratore!

Uno sguardo penetrante sulla Creazione ci rivela sa Sapienza, l’Onnipotenza, la bontà di Dio.

Un raggio di luce è una meraviglia tale da far cadere in ginocchio anche il più restio degli scienziati. La sua velocità vertiginosa (300 mila chilometri al secondo!), l’energia con la quale ci giunge dagli ammassi stellari anche dopo miliardi di anni-luce, la sua struttura ondulatoria, i vari colori determinati dalla variazione di frequenza, ci danno un’idea della precisione matematica con cui Dio ha progettato ogni elemento della natura. Se la luce cambiasse anche minimamente di frequenza o di velocità, l’arcobaleno non sarebbe più possibile. Il mondo atomico e subatomico è di tale precisione matematica, che gli scienziati oggi possono calcolare l’età del mondo materiale e indagare la struttura dei quasars.

Quale meraviglia è l’acqua per le sue proprietà fisiche, la sua presenza indispensabile alla vita!

Nell’atto di creare la luce, Dio vide le sue possibili materializzazioni, dagli atomi dei numerosi elementi, elaborati dalle galassie stellari, alla clorofilla che apre le porte alla vita nella materia, alle cellule germinali, capolavori dell’ingegneria divina che contengono tutte le istruzioni per lo sviluppo dei corpi vegetali e animali. Pensiamo ad esempio agli alveari delle api, costruiti col minimo di cera e il massimo di capienza e solidità. Pensiamo all’agilità dei volatili o degli scoiattoli, alla moltitudine sconfinata dei viventi nelle acque, alla varietà inesauribile dei fiori e dei vegetali. Dai minerali ai viventi unicellulari fino a quelli più complessi, è un mondo tessuto di intelligenza che Dio ha affidato alla conoscenza dell’uomo: milioni di scienziati esplorano l’opera di Dio senza mai raggiungerne il fondo.

L’estensione sconfinata delle galassie, distanti miliardi di anni luce da noi, ci dà l’idea dell’Onnipotenza del Creatore. Ogni stella, ogni pianeta ha una sua vita particolare (v. Il romanzo della materia), esistono estensioni di antimateria, e oggi gli scienziati si affaticano a individuare la natura dei buchi neri, ipotizzando che siano addirittura semi di galassie.

                                                                                                  Ti rendo grazie per la gloria immensa che si sprigiona da tutto il creato, e sulla Croce, dal cuore squarciato aduna il mondo intero alla tua mensa!

Centralità redentiva della Croce

Il Figlio, Verbo eterno del Padre, ne ha una conoscenza perfetta, ne vede la Maestà, la Santità e l’infinita Perfezione, e animato dallo Spirito Santo che lo fa Uno con il Padre, arde di Amore per il Padre, e un impulso di Amore infinito lo spinge a immergersi nella realtà creata per rendere al Padre la gloria che Gli è dovuta: una gloria adeguata all’infinità di Dio che solo il Figlio è in grado di rendergli in quanto è Dio Lui stesso: “Padre, Io Ti ho glorificato” (Gv 17, 4). “Sia santificato il tuo nome!” (Mt 6, 10).

Come Sapienza eterna, che insieme con il Padre ha creato il mondo, ne ammira anche la libertà concessa alle creature fatte razionali a immagine di Dio, Angeli e uomini.

Nella libertà è insita anche la possibilità di peccato, e il Figlio rende gloria al Padre anche per questa libertà, che offre a Dio un attributo nuovo: la possibilità di esercitare la Misericordia.

La visione del peccato delle creature, Angeli e uomini, accende il Figlio di zelo per la gloria di Dio, e lo spinge a immergersi nel più profondo dell’abisso del male e del dolore umano.

                                                                                                               Nell’agitarsi immane delle genti nulla è più grande di Te crocifisso! O d’ardimenti e di torture abisso, fammi conforme ai tuoi sentimenti!

Occorre riflettere sulla portata insondabile di questa immersione: il Verbo sapeva in modo perfetto che cosa lo attendeva facendosi uomo e affrontando la Croce: l’Incarnazione è un atto di immenso coraggio del Figlio di Dio, che possiamo solo minimamente misurare riflettendo sulla realtà di Gesù, sulla sua vita, passione e morte in croce. Ogni particolare ci aiuta a capire e adorare.

Occorre inoltre riflettere che il fine dell’Incarnazione con quanto essa ha comportato era certo la redenzione dell’uomo, ma era soprattutto la glorificazione del Padre: Dio è Santità infinita, e l’uomo è solo creatura. Il Figlio vedeva la distanza incolmabile tra il Padre e noi. Non può essere che così: Omnia per semetipsum operatus est Deus (Prov 16, 4): tutto da Dio è stato creato per la sua gloria, “e la mia gloria non la do ad altri” (Is 42, 8; 48, 11). La gloria è la luce che emana dall’essere, è inscindibile dalla perfezione. Si tratta di un diritto inalienabile, al quale Dio non può rinunciare per sua stessa natura.

Occorre infine meditare sulla centralità della Croce quale capolavoro della Sapienza divina. Scrive l’Apostolo: “Sta scritto: manderò a male la saggezza dei savi e renderò vana l’intelligenza degli intelligenti…Non ha forse Dio reso stolta la sapienza di questo mondo?… I giudei chiedono miracoli, i greci ricercano sapienza, noi invece predichiamo Cristo crocifisso, che è uno scandalo per i giudei, una stoltezza per i pagani, ma per quelli che da Dio sono chiamati, siano essi giudei o greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Sì, la stoltezza di Dio è più sapiente di tutta la sapienza umana, e il debole di Dio è più forte di tutta la potenza umana” (v. 1 Cor 1, 17s). E per quanto lo riguarda, Paolo si propose di non saper altro che Gesù Cristo, e Gesù Cristo crocifisso.

Chi non comprende il senso della Croce è da Paolo chiamato nemico della Croce di Cristo (Fp 3, 18), come lo sono quei teologastri che non vogliono saperne di valore sacrificale della Messa e mirano a ridurla a semplice rito conviviale.

Per questo la Croce rimane il segno del Figlio dell’Uomo (Mt 24, 30). Vediamo come la Chiesa, memore del valore redentivo della Croce, inizia ogni azione liturgica con il segno della Croce, innalza la Croce sugli altari e gli edifici, benedice col segno della Croce, invita a collocare la Croce nelle scuole e nei luoghi pubblici per ricordare che il segno della Croce in tutte le sue forme deve dominare la vita cristiana: solo i segnati da questo Tau sono i salvati (Ez 9, 4s; Ap 7, 3s).

La Croce è l’Albero della Vita (S. Alberto) piantato da Dio nel giardino terrestre della sua Chiesa. Tutti viviamo dei suoi frutti. Gesù stesso ha disposto che la sua passione e morte in Croce si rinnovino ogni giorno in modo sacramentale nel Sacrificio Eucaristico: “Fate questo in memoria di Me” (1 Cor 11, 24). La tendenza luterana a ridurre la Messa a semplice commemorazione simbolica è ostilità di nemici della Croce.

La Croce è l’Albero della Vita i cui frutti vengono colti ogni giorno mediante la Comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo: “In verità vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell’Uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in Me, e Io in lui. Come il Padre, il Vivente, ha mandato Me, e Io vivo per il Padre, così pure chi mangia di Me vivrà per Me” (Gv 6, 53s).

Sant’Alberto, grande Dottore della Chiesa, commenta: “Gesù ci istruisce su ciò che è utile per ricevere la sua santificazione. Ora la sua santificazione consiste nel suo Sacrificio (Sacrum faciens!), in quanto nell’oblazione sacramentale si offre per noi al Padre e si offre a noi in comunione. ‘Per questo Io consacro Me stesso’ (Gv 17, 19). Cristo, che per mezzo dello Spirito Santo offrì Se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire al Dio vivente” (S. Alberto).

La mediazione di Maria

                                                                                                          Verbo Incarnato, Figlio di Maria, Uno col Padre e lo Spirito Santo, in Te adoriamo Dio Tre volte Santo, Roveto Ardente nell’Eucaristia!

L’Incarnazione del Verbo esigeva la creazione di una Madre, e Dio vi ha provveduto mediante Maria. Dio la circondò di una Provvidenza tutta particolare: la volle Immacolata, esente dal peccato; la volle Vergine, perché non conveniva che il Figlio di Dio fosse seme di uomo; la elesse Regina dell’intera creazione perché Madre del Cristo.

Maria, Donna vestita di Sole, perché Tabernacolo dell’Altissimo, è anche primizia e figura della Chiesa, che ne condivide la missione corredentrice in unione con Cristo.

                                                                                                      Schiere innumerevoli di Angeli stanno davanti a Te per servirti, contemplano la gloria del tuo volto, e giorno e notte cantano la tua lode. Insieme a loro anche noi, fatti voce di ogni creatura, esultanti cantiamo! (Can. 4 .)

Come Regina Maria fu presentata agli Angeli. Parte di essi adorarono con profonda ammirazione il disegno di Dio, parte però si ribellarono al pensiero che una donna, di natura molto inferiore a quella angelica, fosse eletta Regina degli Angeli. La ribellione provocò l’inferno.

Gli Angeli sono puri spiriti liberi dai condizionamenti materiali. Michele, Gabriele e Raffaele sono arcangeli, colossi del Paradiso, che assistono la Chiesa con il loro immenso potere. Ma Dio ha affidato alla cura di un Angelo custode ogni essere umano, come afferma Gesù stesso: “Non disprezzate alcuno di questi piccoli, perché Io vi dico che i loro Angeli vedono incessantemente il volto del Padre mio che è nei Cieli” (Mt 18, 11s).

Ti ringrazio di avermi creato!

Come Gesù, io devo dire: “Padre, non hai voluto sacrifici né oblazioni, ma mi hai formato un corpo. Allora dissi: ‘Eccomi, come per me è scritto, a fare, o Dio, il tuo volere’… Per questo volere siamo santificati” (Eb 10, 5s).

Io ho un corpo affidato alle mie cure, ma la cui natura materiale sfugge alla mia comprensione. Non so neppure come cresce un capello, e migliaia di scienziati si affaticano a investigare il corpo umano, scoprendo come l’occhio è fatto di sessanta milioni di antenne televisive protette ciascuna da doppia membrana e provviste di canalizzazione nervosa e perfino di canalizzazione dei detriti da epurare. Ci descrivono la perfezione dell’orecchio con le sue ventimila cordicelle e la perfetta aula di risonanza dei suoni. Oppure scoprono come l’interno dei vasi sanguigni è provvisto di tensione elettrostatica che impedisce l’insediamento di batteri. L’occhio è per la luce e la luce per l’occhio in una simbiosi insondabile. Così l’orecchio per il suono e il suono per l’orecchio, così per ognuno dei sensi.

Dio mi ha dato un’anima immortale, che imprime la sua indole sullo stesso corpo. Io sono autocosciente, controllo i movimenti dell’anima, penso e so di pensare, voglio e so di volere, ma la natura dell’anima è un segreto che sfugge totalmente alla mia comprensione: io sono mistero a me stesso. Dio solo possiede la chiave di questo mistero, tiene saldo nelle sue mani la chiave del mio essere e mi affida parte del divenire.

”Signore, tu mi conosci e mi scruti… Tu penetri di lontano il mio pensiero. Tu vagli il mio cammino e le mie soste… Dove potrei sottrarmi al tuo Spirito, dove sfuggire alla tua presenza? Se salissi al cielo, là Tu sei, se mi appiattassi nell’abisso, eccoti là. Se mi appigliassi ai lembi dell’aurora o abitassi l’estremo occidente, ivi pure mi accompagnerebbe la tua mano. Neppure le tenebre hanno per te oscurità, e la notte brilla come il giorno. Poiché Tu hai plasmato le mie viscere, mi hai formato nel grembo di mia madre. Non ti era occulto il mio essere pur se formato all’oscuro. I tuoi occhi vedevano le mie vicende che nel tuo libro erano tutte scritte con i giorni in cui dovevano prodursi quando non esisteva neppure uno. Ti ringrazio di sì mirabile prodigio: stupende sono le tue opere, e della mia persona prendesti grande cura (Sal 138).

La Chiesa è Gesù Eucaristia

In base alla Rivelazione la teologia definisce in vari modi la Chiesa. Nel Vangelo Gesù presenta Se stesso come la Fonte da cui essa scaturisce e viene alimentata, l’Anima che la tiene in vita, lo Sposo che la rende feconda e l’attende alle nozze eterne, l’Io profondo della Chiesa, che in Lui è fatta Donna vestita di Sole. Il Sole è Lui stesso.

Di fronte alla complessa realtà della Chiesa, come i Sacramenti, la Liturgia, i Pastori che la governano, i gradi gerarchici, le sue differenze geografiche, si impone come fondamento predominante la realtà divina del Verbo di Dio fatto Uomo. La Chiesa è innanzi tutto e soprattutto Gesù.

Il suo linguaggio in merito va colto nella sua concretezza espressiva: come Figlio di Dio, Gesù ha pieno diritto di mettere in risalto il proprio Io di Creatore e di Redentore. E’ questo Io, è unicamente questo Io che dà senso a ogni elemento della Chiesa. Riportiamo per convincerci le sue stesse parole.

Dove sono due o tre radunati nel mio nome, Io sono in mezzo a loro. Vi dico in verità che se due di voi si accorderanno sulla terra intorno a qualunque cosa da chiedere, sarà loro concessa dal Padre mio che è nei Cieli (Mt 18, 20, 19). Se mi chiederete qualcosa, la farò (Gv 14, 14). Qualunque cosa chiederete al Padre, Io la farò (Gv 14, 13; 16, 23).

                                                                                    Luce di Verità, Fuoco d’Amore, fonte di Vita che allieti il deserto, tutti disseti al tuo costato aperto con l’acqua e il sangue rigeneratore!

La presenza di Gesù in mezzo a noi si attua soprattutto nella riunione (ecclesìa) da Lui stesso istituita, e in modo tutto particolare nel Sacrificio Eucaristico.

Prendete e mangiate: questo è il mio corpo. Prendete e bevete: questo è il calice del mio sangue sparso per voi e per molti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di Me. E’ Gesù che genera la Chiesa intorno al Sacrificio della Croce da Lui stesso rinnovato nel Sacrificio Eucaristico. Ex corde scisso Ecclesia, Cristo iugata, nascitur: Dal Cuore squarciato di Cristo nasce la Chiesa sua Sposa.

                                                                                                Tu ‘innamori della tua Presenza, o Gesù, Gran Signore della Vita: al tuo Convito l’anima nutrita si colma di vigore e di sapienza!

Se non mangerete la carne del Figlio dell’Uomo non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno, perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in Me e Io in lui. Come il Padre, il Vivente, ha mandato Me, e Io vivo per il Padre, così pure chi mangia di Me vivrà per me (Gv 6, 54s).

La Chiesa attua in pienezza questa presenza ed efficacia nella Comunione Eucaristica: è Gesù stesso che raggiunge a uno a uno tutti i suoi figli per nutrirli del suo Corpo e del suo Sangue.

Nella Chiesa assistiamo ogni giorno a ondate di persone che si susseguono a ricevere il Pane di Vita. E’ Gesù che nutre tutti di Sé. Da Lui esce una forza che sana ogni malattia e ogni languore (Mt 4, 23 ecc.).

                                                                                            Alimentati del Pane di Vita e trasformati in Colui che adoriamo, un solo corpo d’amore formiamo germe immortale di gioia infinita!

Con Lui nell’Eucaristia la Chiesa è piena, senza l’Eucaristia la Chiesa è vuota, come le chiese protestanti, che oltre all’Eucaristia hanno eliminato anche il sacramento della Penitenza, il quale dispone a ricevere l’Eucaristia come conviene.

Alla Chiesa Gesù ha consegnato la Verità. Le ha consegnato Se stesso come Verbo del Padre e la sua Parola evangelica. Si è fatto garante della purezza del suo prezioso deposito sottoponendolo alle chiavi di Pietro con il carisma dell’infallibilità (Mt 16, 18s): “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. E a te darò le chiavi del regno dei Cieli, e ciò che legherai sulla terra resterà legato nei Cieli, e ciò che scioglierai sulla terra resterà sciolto nei Cieli”. E lo Spirito Santo conduce la Chiesa nel tempo verso la verità tutta intera (Gv 16, 13s).

Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo (Mt 28, 20).

Questa promessa di Gesù, fatta in modo solenne nel conferire la missione di predicare il Vangelo, di battezzare tutte le genti scacciando i demoni e guarendo ogni male, indica che dietro l’operare della Chiesa è Lui stesso a dirigere ogni cosa donando il suo Spirito.

Nel Sacrificio Eucaristico la Chiesa si alimenta di Verità alla duplice mensa della Parola e del Pane di Vita (Vaticano II).

Tutta la fatica di Gesù, dalla nascita alla predicazione fino alla morte in Croce e alla Risurrezione, tutta la sua vita si incentra nella fondazione del suo Regno sulla terra, il suo Regno si incentra nella Chiesa, e la Chiesa si incentra nella sua Presenza tra noi sino alla fine dei tempi, che è l’Eucaristia. L’Eucaristia è il cuore pulsante della Chiesa, e l’Io profondo della Chiesa è Lui, e lo sarà anche nella Vita eterna.

                                                                                  Nello splendore eterno che ho intravisto tutte s’eclissan queste forme vane, e l’unico mio anelito rimane inabissarmi ne cuore di Cristo!

Di fronte alla febbre di cambiamento che agitava tante coscienze (che cosa cambiare di fronte alla presenza viva di Gesù tra noi?), il card. Siri nella lettera pastorale al clero ammoniva:

“Si sente parlare di rinnovamento della Chiesa. Questo parlare può essere estremamente ambiguo. Voi sapete che nella sua sostanza e costituzione la Chiesa e quanto la Chiesa porta con sé sono per divina volontà immutabili. L’eterna Saggezza, superiore a tutte le sorprese di ogni rotazione di eventi, e il divino fermento messo dal Fondatore assicurano questo. Nella parte non sostanziale della sua disciplina, nella determinazione dei mezzi, nell’adattamento dei metodi di azione la Chiesa può aggiornarsi, senza violentare i limiti messi dal Salvatore. Essa non ha bisogno di cambiare nulla del suo sostanziale indirizzo. Si potrà parlare di vecchiaia di taluni cristiani, del mondo, ma non della Chiesa. La vecchiaia, l’agonia saranno di molte cose che camminano anche sui margini del Cristianesimo, ma non sono del Cristianesimo stesso e della Santa Chiesa di Dio. No. La polvere si potrà stendere su taluni uomini, sulle loro opere e sulla loro ignavia fuori uso, ma non sull’opera di Dio.

La Chiesa è giovane. La giovinezza non consiste nel vestire un abito nuovo, nell’essere truccati o neppure fortunati e comodi tra le vicende umane. La giovinezza sta nell’avere intimamente - le apparenze sono secondarie - intatto e fresco il tesoro della vita con la sua forza di ripresa, di ricupero, di difesa e di fecondità. La Chiesa ha tutto questo. A dimostrarlo - anche lasciando da parte gli argomenti diretti - basta osservare che essa è al centro di tutte le grandi competizioni. Al centro delle competizioni non ci stanno i vecchi: ci stanno i giovani.

Se una parte del mondo non è con la Chiesa, rimane però che la Chiesa è con se stessa ed è se stessa. Il non alterarsi sotto l’enorme pressione è segno che ha intatto il tesoro della sua freschissima vita. Che taluno non la guardi, non è segno che abbia perduto la sua bellezza, ma è segno che qualcuno ha perduto gli occhi. Che molti letterati siano dediti a dilettarsi d’orribili cose e di violenti rovesciamenti, non è segno che la verità del Vangelo sia meno forte: è solamente segno che c’è la punizione dell’accecamento per i troppi peccatori di superbia, di sensualità e di odio.

La Chiesa sarebbe invecchiata e attenderebbe di cambiare se queste cose avesse assorbito. La fiera distinzione, il fiero respingerle, il fiero rimanere altra da loro marca la sua freschezza.

Cari confratelli, mettiamoci bene in testa che non la Chiesa deve cambiare, bensì noi dobbiamo portare il sacrificio di aggiornare e aumentare continuamente il nostro lavoro per il bene delle anime” (riportato in “Chiesa Viva”, luglio 2003, p. 12).

                                                                               Al soffio del tuo Spirito raduna l’intera umanità nella tua Chiesa: nel Cuore di Maria trovi difesa e intorno a Pietro sia rifatta una!

La Chiesa è Gesù! La Chiesa è Gesù Eucaristia! “ Gesù Cristo è sempre lo stesso: oggi, domani e per tutti i secoli” (Eb 13, 8).

Tu, o Gesù, ci prometti: “Ecco, Io vengo presto, ed è con Me la mia ricompensa per rendere a ciascuno secondo il suo operato. Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’Ultimo, il principio e la fine. Beati coloro che lavano le loro vesti, perché avranno diritto all’Albero della Vita… Lo Spirito e la Sposa dicono: ‘Vieni!” (Ap 22, 12s).

                                                                                Come la luce che sposa il diamante, trasverbera il mio spirito assetato di Te, mio eterno amore innamorato, e mi consumi il tuo Spirito amante!

“Sapessi chi è Gesù!” esclamano coloro che entrano in Paradiso (Prof. Mor).

Dina Mite

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Di Admin (del 08/03/2010 @ 14:23:41, in Riflessioni sull'Eucaristia, linkato 1545 volte)

Gesù è presente nell’Eucaristia come Sommo ed Eterno Sacerdote.

Egli non rivestì mai i paramenti sacerdotali. Nel Vangelo appare come uno che annunzia il Vangelo, scaccia i demoni e opera prodigi. Con i sacerdoti leviti del tempio è in rotta, perché ne denunzia la infedeltà alla loro vocazione. Fin da quando i magi vennero a rendergli omaggio, nessuno di essi si mosse a visitarlo, benché sapessero dalle Scritture che sarebbe nato a Betlemme. Saranno anzi i sommi sacerdoti Anna e Caifa a provocargli la morte in croce. Non poteva quindi, Gesù, professarsi sacerdote secondo la tradizione dei figli di Levi.

L’apostolo Paolo dice che Gesù è “Sacerdote in eterno, del tipo di Melchisedec” (Eb 7, 17), e non levitico (Eb 7, 12), e spiega: “Melchisedec, re di Salem, sacerdote di Dio Altissimo, che si fece incontro ad Abramo reduce della disfatta dei re e lo benedisse e da lui ricevette la decima parte di tutto il bottino,… porta il nome che significa ‘Re di Giustizia’ (v. Gn 14, 18s). Poi è detto anche ‘Re di Salem’, ossia ‘Re di Pace’, e ci si presenta senza padre, senza madre, senza genealogia: non hanno principio i giorni di lui, né termine la sua vita. Assomigliato così al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre” (Eb 7, 1s). Personaggio misterioso, che nella Scrittura si presenta come sacerdote ma senza riferimenti alla sua origine, è figura del Sommo Sacerdote Cristo Signore le cui origini sono nell’eternità.

Nella sua vita terrena Gesù non esercitò mai un sacerdozio rituale, ma fu sacerdote in forza del suo essere mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tm 2, 5). Il suo è sacerdozio esistenziale, è nel suo essere Figlio di Dio e al tempo stesso Figlio dell’Uomo (v. Dan 7, 16, ecc.), collocato come ponte (Pontifex, facente da ponte) tra due versanti, quello di Dio e quello dell’uomo per interpretarne le reciproche esigenze.

Con il suo sacrificio (da sacrum facere) rende sacro a Dio l’uomo peccatore, lo consacra nella Verità (v. Gv 17, 19: “Io consacro me stesso perché essi siano consacrati nella Verità”), li rende veri adoratori che adorano Dio in Spirito e Verità (Gv 4, 23).

Il suo sacerdozio coincide quindi con l’intera Incarnazione, che inizia nel tempo e rimane in eterno, e ha il suo culmine nel Sacrificio della Croce, reso perenne nel Sacrificio Eucaristico. La Lettera agli Ebrei ne illustra ulteriormente il significato:

“Noi abbiamo un grande Sommo Sacerdote penetrato nei Cieli, Gesù, il Figlio di Dio. Teniamoci dunque stretti alla nostra professione di fede, poiché il nostro Sommo Sacerdote non è incapace di compatire le nostre debolezze, ma le ha provate tutte a somiglianza nostra, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con franchezza al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare grazia di essere soccorsi al momento opportuno.

Infatti ogni sommo sacerdote, venendo assunto di mezzo agli uomini, è costituito nei rapporti con Dio per offrire oblazioni e sacrifici espiatori, sapendo benignamente compatire quelli che peccano per ignoranza o errore, perché anch’egli va soggetto a debolezze e per esse deve, come per il popolo così anche per sé, offrire espiazioni.

Né alcuno si prende da sé tale dignità, ma chiamatovi da Dio. Così anche Cristo non si arrogò da Sé l’onore d’essere fatto Sommo Sacerdote, ma l’ebbe da Colui che gli disse: ‘Figlio mio sei Tu: Io oggi ti ho generato’, e altrove gli dice: ‘Tu sei sacerdote in eterno al modo di Melchisedec’. Egli nei giorni della sua vita mortale con forte grido e lacrime innalzò preghiere e suppliche a Colui che poteva salvarlo dalla morte, ed essendo esaudito per la sua deferenza, benché fosse Figlio, dai patimenti sofferti sperimentò la sottomissione, e reso perfetto divenne autore di salvezza eterna per tutti i sottomesi a Lui, proclamato da Dio Sommo Sacerdote alla maniera di Melchisedec” (Eb 4, 14s; 5, 1s). Questo brano riassume vari elementi di dottrina sopra esposti, mentre altri sono illustrati nella Lettera agli Ebrei che è il documento fondante della dottrina sacerdotale.

Il Sacerdozio nella Chiesa

Nell’esercizio del suo sacerdozio Gesù unisce a sé la Chiesa intera soprattutto nell’azione liturgica. La liturgia infatti è definita da Pio XII “Culto integrale del Corpo Mistico, ossia del Capo e delle Membra” (Mediator Dei), mentre il Concilio la definisce “l’esercizio del sacerdozio di Cristo” (SC 7c). E spiega:

“Per realizzare un’opera così grande - la nostra salvezza - Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. E’ presente nel Sacrificio della Messa, sia nella persona del ministro, ‘Egli che offertosi una volta sulla croce offre ancora Se stesso tramite il ministero dei sacerdoti, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. E’ presente con la sua virtù nei Sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. E’ presente nella sua Parola, poiché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura. E’ presente infine quando la Chiesa prega e loda, Lui che ha promesso: ‘Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono Io in mezzo a loro.

In quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini sono santificati, Cristo associa sempre a Sé la Chiesa, sua Sposa amatissima, la quale prega il suo Signore, e per mezzo di Lui rende il culto all’eterno Padre. Giustamente perciò la Liturgia è ritenuta come l’esercizio del Sacerdozio di Gesù Cristo” (SC 7).

Al suo Sacerdozio Gesù associa in particolare i Vescovi e i Presbiteri (Preti): “Essi, in virtù del sacramento dell’Ordine, a immagine di Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote sono consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino quali veri Sacerdoti del Nuovo Testamento… E soprattutto nel culto eucaristico o sinassi, dove agendo in persona di Cristo e proclamando il suo mistero, uniscono le preghiere dei fedeli al Sacrificio del loro Capo, e nel Sacrificio della Messa rappresentano e applicano, fino alla venuta del Signore, l’unico Sacrificio del Nuovo Testamento, quello cioè di Cristo, il quale una volta per tutte offrì se stesso al Padre quale Vittima Immacolata” (LG 28).

Tale è il Sacerdozio Ministeriale istituito da Gesù stesso eleggendo i suoi Apostoli per dispensare nella sua Chiesa i frutti della sua Redenzione.

Infine al suo Sacerdozio Gesù associa anche i laici quali membra vive del suo Corpo Mistico: tale è il Sacerdozio Battesimale di tutti i credenti (v: LG 34, AA 2, ecc.).

Sacerdos alter Christus

Si comprende come la Chiesa è Cristo stesso: i membri della Chiesa uniti a Lui come tralci alla vite (Gv 15, 1s) mediante la grazia santificante sono suo Corpo Mistico, ma Lui è la fonte, l’alimento, la guida: la Chiesa è la Donna vestita di Sole, ma il Sole è Lui che tutto illumina, tutto santifica, tutto sostiene, tutto alimenta alla mensa della sua Parola e dell’Eucaristia. La Chiesa è Gesù Eucaristia.

Si comprende anche la dignità del Sacerdote e il rispetto dei santi per i ministri di Dio. Il Sacerdote si identifica con Cristo soprattutto nella celebrazione del Sacrificio Eucaristico prestando la sua voce per rendere attuale il Sacrificio della Croce.

Chi è il Sacerdote

Tutti i benefici di Dio non ci servirebbero a nulla senza il Sacerdote. A che servirebbe una casa piena di oro se non aveste chi ne apre la porta? La chiave dei tesori celesti è nelle mani del Sacerdote: egli è colui che apre la porta, è l’amministratore del buon Dio, l’amministratore dei suoi beni.

La lingua di un Sacerdote da un pezzo di pane ne fa un Dio. E’ più che creare il mondo! Se io incontrassi un Sacerdote e un Angelo, saluterei il Sacerdote prima dell’Angelo: questo è amico di Dio, ma il Sacerdote tiene il suo posto. Il Sacerdozio è l’amore del Cuore di Gesù. Quando vedete il Sacerdote, pensate a nostro Signore Gesù Cristo.

Si dà gran valore agli oggetti che sono stati deposti a Loreto, nella scodella della Vergine Santa e del Bambino Gesù. Ma le dita del Sacerdote, che hanno toccato la Carne adorabile di Gesù Cristo, che si sono affondate nel calice dove è stato il suo Sangue, nella pisside dove è stato il suo Corpo, non sono forse più preziose?

Dopo Dio, il Sacerdote è tutto. Lasciate una parrocchia senza Sacerdote, e dopo un anno vi adoreranno le bestie.

Solo in Cielo egli misurerà la sua grandezza. Se già sulla terra lo intendesse, morirebbe, non di spavento ma di amore.

San Giovanni Maria Vianney

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Di Admin (del 09/03/2010 @ 14:43:57, in Dina Mite 2009, linkato 1108 volte)

"Chi vede me, vede il Padre" ci ha detto Gesù. Egli è quindi la rivelazione del Padre, lo specchio del Padre, irradiazione dello splendore del Padre e impronta della sua sostanza (Eb 1, 3), immagine visibile dell'invisibile Dio (Col 1, 15). Gesù rivela questa impronta.

Creatore e Redentore

Ci è difficile descrivere chi è Gesù. Quanto è scritto di lui, è scritto in povere parole umane, indeguate a definire ciò che è divino. Penetrando le profondità della natura si ha qualche pallida idea della sua Intelligenza e della sua Immensità, perché in Lui tutto ha consistenza (Col 1, 17), egli è il nodo che tiene insieme tutte le inestricabili trame dell'universo, ma Lui resta al di là di ogni nostra comprensione. Tra le indicazioni più atte a farci intuire qualcosa di lui, è quella di un'anima privilegiata che, apparendo nella gloria del Paradiso, diceva al grande mistico professor Mor: "Sapessi chi è Gesù!".

L'Apostolo rivela la grandezza di Cristo nel passo cristologico scritto per i Filippesi: "Cristo è l'immagine dell'invisibile Dio, generato prima di ogni creatura, poiché in lui tutto è stato creato nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili... Per lui create, a lui sono volte tutte le cose, e tutte sussistono in lui. Egli è anche il Capo del Corpo, che è la Chiesa. Egli è il principio, il primogenito dei risorti, affinché in tutto egli abbia il primato, dato che a Dio piacque di far risiedere in lui tutta la pienezza, e per mezzo suo riconciliare a sé ogni cosa, sia in terra che in Cielo, stabilendo la pace per il sangue della croce di lui (Fp 1, 15s).

E' un passo che unisce i due fatti fondamentali della nostra fede: la Creazione e la Redenzione: Gesù è il nodo di queste due realtà, e possiamo capire qualcosa di lui scrutando la sua opera creatrice e il suo intervento redentore.

La Creazione ce lo rivela sconfinatamente grande, in lui omnia constant, tutto sta insieme. Oggi che le scienze ci svelano la insondabile interdipendenza di tutto il mondo materiale come complessificazione di un unico lampo iniziale dell'intelligenza divina, possiamo meglio comprendere la portata delle parole tutto è creato in lui e in vista di lui, e tutto in lui sussiste.

La Redenzione sconvolge ogni nostra comprensione mostrandoci tanta grandezza immergersi nel fondo della nostra miseria per darci la sua mano salvifica mediante la sua Incarnazione, la sua Passione e Morte in croce, il suo annientamento sotto le specie eucaristiche. L'Infinito non poteva farsi più piccolo (exinanivit semetipsum: si è annientato) e più amante, tanto da morire per noi e farsi pane spezzato e sangue sparso per nutrirci di sé.

Ma sono astrazioni che non ci consentono di sfondare il mistero. Diciamo che Dio è Sapienza senza limiti, che Dio è Amore (1 Gv 4, 8), ma si tratta sempre di astrazioni.

Chi mai riuscirà a misurare la grandezza di Gesù? Se ci sfugge la sua essenza, possiamo tuttavia comporre la sua immagine a tasselli, come un mosaico, mediante le meditazione su ciò che sappiamo di lui, dal Vangelo e dalla rivelazione interiore del suo Spirito, che ci è dato per portarci alla Verità tutta intera (Gv 16,13). La Verità è lui! (Gv 14, 6). E dato che conoscere è con-nascere, possiamo conoscerlo nella misura che ci trasformiamo in lui. I santi, e soprattutto coloro che sono introdotti nella visione beatifica e trasverberati della sua luce purissima, lo conoscono per configurazione interiore, per connaturalità spirituale.

In lui solo è salvezza

Rileviamo subito quanto è offensivo della Verità l'ecumenismo che pone sullo stesso piano un Allah esaltato sulla piramide dei morti per la presunta guerra santa, mentre il vero Dio ha dato se stesso sulla croce per salvarci; oppure altri dèi delle genti, che sono forme deviate della religiosità primitiva e altrettanti demoni, giunti a esigere i sacrifici umani diffusi in tutto il mondo prima della venuta di Cristo. Non possiamo affiancare sullo stesso piano il cattolicesimo e i dissidenti che hanno rinnegato la presenza di Gesù nell'Eucaristia, supremo dono del suo amore, e il sacramento della Confessione per il perdono dei peccati, due sacramenti indispensabili per la salvezza.

L'Apostolo, sotto l'ispirazione divina, non indulge certo allo spensierato ecumenismo di moda quando scrive: "Non vogliate unirvi mediante compromessi (appaiarvi a un giogo eterogeneo) con gli infedeli, poiché quale unione può esserci tra la giustizia e l'iniquità, o quale società tra la luce e le tenebre, quale armonia tra Cristo e Belial? O qual cosa in comune tra il fedele e l'infedele? Quale accordo tra il tempio di Dio e quello degli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio Vivente, come dice Dio: 'Abiterò in essi e sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Perciò uscite di mezzo a questa gente e separatevene', dice il Signore, 'e non toccate ciò che è immondo. E io vi acoglierò come Padre, e voi mi sarete figli e figlie', dice il Signore Dio" (2 Cor 6, 14s). Trascurare parole così chiare della Scrittura è apostasia dalla Rivelazione divina, che sull'argomento ritorna altre volte, e non c'è Concilio né Papa che possa rendere lecito quanto Dio stesso giudica illecito. Gesù respinge i compromessi: "Il vostro dire sia sì sì, no no: il di più è dal maligno" (Mt 5, 37). Ma credono ancora alla Parola di Dio, certi nostri pastori che invitano a tanto compromesso?

- Da parte dei soggetti convocati, solo chi è battezzato è figlio di Dio e partecipe della natura divina, mentre in quanto tali i fratelli separati e gli infedeli non si rivolgono a Dio con la stessa grazia (salvo particolari condizioni personali).

- Quanto all'oggetto del culto, altro è Dio Uno e Trino, altro è Allah, un demonio che odia il vero Dio e perseguita a sangue i suoi cristiani, altre sono le varie presunte divinità che Satana ha suscitato nella storia umana, menzogneri e omicidi a immagine della sua falsità: Omnes dii gentium sunt daemonia! Tutti gli dei delle genti sono demoni (Sal 95, 5).

- Quanto al modo di rendere culto, il cristiano adora il vero Dio in unione con il sacrificio di Cristo, e prega sotto la guida dello Spirito Santo; Dio ascolta anche coloro che in buona fede non sono cattolici né cristiani, ma il nostro dovere è aiutare ogni uomo a raggiungere la conoscenza del vero Dio e del suo Cristo, senza imbonimenti confusionari: "Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano a conoscere la Verità: non c'è che un solo Dio, e uno solo è anche il Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo, che per tutti ha dato se stesso in riscatto" (1 Tm 2, 4). L'attuale ecumenismo si snoda su un terribile equivoco: che tutte le religioni sono salvifiche, mentre "sotto il cielo non è dato agli uomini altro nome nel quale possono essere salvati" (At 4, 12)se non di Cristo, che ha detto chiaramente: "Predicate il Vangelo ad ogni creatura: chi crederà sarà salvo, chi non crederà sarà condannato" (Mc 16, 15s). Non è l'uomo a stabilire i termini della vera fede e del retto comportamento, ma è Dio stesso, e l'attuale ecumenismo disonora Dio, disonora la Chiesa e manca gravemente di carità verso coloro ai quali dobbiamo dire: "Convertitevi e credete al Vangelo!" (Mc 1, 15). Anche per i cristiani di oggi il proselitismo, fatto in modo giusto, non è un comodo, ma un dovere.

Come riparare il gravissimo peccato di velare il volto di Cristo a coloro che, se lo conoscessero, sarebbero forse più innamorati di noi?

L'attuale ecumenismo disonora Dio: non c'è somiglianza tra Dio uno e Trino e Allah, c'è opposizione, incompatibilità, inconciliabilità. Sono in tensione opposta: basti pensare agli orientamenti morali: per il cristiano il paradiso comporta la castità, come angeli di Dio; per il musulmano è il saziamento sessuale sfrenato, un paradiso harem; Per il cristiano la legge è l'amore, per il musulmano è la guerra santa...: dai frutti si giudica l'albero!

"Tutto considero perdita..."

Un altro rilievo riguarda il peccato di omissione. Non c'è proporzione tra l'interesse che i credenti hanno per Gesù e per le altre conoscenze. Se Gesù è il Figlio di Dio fatto Uomo, c'è forse sull'orizzonte umano qualcosa che valga la conoscenza di Lui?

L'apostolo Paolo considerava tutte le cose come perdita di fronte al ben superiore valore della conoscenza di Cristo: "Per amore di Lui ho rinunciato a tutte le cose e le reputo come spazzatura, pur di conquistare Cristo ed essere trovato unito a Lui... e conoscere Lui..." (Fp 3, 8s). Sono aspirazioni di un grande santo che ha conosciuto Gesù di persona, ma noi pure, se crediamo che Gesù è Dio fatto Uomo, non possiamo avere anelito più alto.

L'Apostolo nel passo citato ci introduce in un'altra realtà: la conoscenza alla quale aspira non è tanto razionale, quanto piuttosto esperienziale, di configurazione esistenziale. E' un concetto che ispira l'intera teologia di Paolo: egli vede la vita cristiana come configurazione con Cristo, e la esprime con una terminologia di suo conio, come commortui(2 Tm 2, 11) e consepulti (Rm 6, 4) mediante il battesimo; conresuscitati (Ef 2, 6) e conviventes (2 Tm 2, 11) mediante la grazia che ci rende partecipi della natura divina (2 Pt 1, 4); concrucifixi (2 Tm 2, 11) mediante la mortificazione dell'uomo peccatore; conresuscitati (Ef 2, 6), conglorificati (Rm 8,17), conregnantes (2 Tm 2, 12) e coheredes (Rm 8, 17) nella vita eterna.

Si tratta di una compenetrazione spirituale operata dallo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù (v. Gv 16, 5s, ecc.), che ci configura (Fp 3, 10, 21) con Cristo, ossia ci conforma a Gesù nel modo di essere, di vivere, di pensare, di giudicare, di "sentire" (Fp 2, 5). E' avere la stessa sapienza di Cristo.

A questa configurazione, ci insegna ancora Paolo, non si giunge per conoscenza astratta, ma mediante l'esperienza della croce, l' essere messo a parte dei suoi patimenti, trasformato a immagine della sua morte (Fp 3, 10s). E di se stesso dice: "Con Cristo sono confitto in croce", perciò può aggiungere "e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me, e mentre vivo la vita mortale, vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2, 19s).

 Alla configurazione con Cristo, come insegna l'esperienza ascetica della Chiesa di tutti i tempi, si giunge con la lotta contro le tendenze della natura corrotta, contro il peccato, quindi tramite la purificazione del cuore: è questo il passo indispensabile per conformarsi a Gesù. Che vi siano poi particolari esperienze mistiche della croce dipende da Gesù stesso, ma non si deve aver paura, perché "Dio misura il vento alla pecora tosata", e anche perché la via della croce è segnata dalle gioie più intense della vita, come dice lo stesso Apostolo: "Sovrabbondo di gioia in ogni mia tribolazione" (2 Cor 7, 4).

Lo stesso sentire

Quando l'Apostolo invita ad avere in noi lo stesso sentire che è in Cristo Gesù, indica chiaramente in che cosa esso consiste: Gesù, sussistendo nella natura di Dio, non stimò un bene da non dover mai rinunciare lo stare alla pari con Dio, ma spogliò se stesso prendendo la natura di servo, e riconosciuto come uomo da tutto il suo esterno, si abbassò facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce (Fp 2, 5s).

L'intero orientamento della vita di Gesù è in questa umiltà che riassume il suo sentire, e che va considerata non solo in vista della Croce, capolavoro della Sapienza divina, ma anche in tutta la sua estensione di piena sottomisione a Dio. La superbia ha rovinato l'immagine di Dio impressa in Adamo, ossia la sua perfezione di uomo fatto a somiglianza di Dio, quindi è insita in ogni trasgressione del disegno di Dio. Umiliarsi davanti a Dio è accettare il suo volere in tutta l'ampiezza: e che cosa vuole Dio se non la nostra somiglianza perfetta con Lui? Si vede quindi, come la superbia è la base della nostra rovina, l'umiltà è la base della nostra redenzione.

Facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte in croce, Gesù attua il nostro riscatto, e insieme ci offre l'esempio di come procedere davanti a Dio.

"Per questo, Dio lo ha esaltato, e gli ha dato un nome che sta al di sopra di ogni altro nome". Non è soltanto un'esaltazione verbale, di lode, ma un fare di Gesù la via obbligata per ogni rettitudine e perfezionamento. Gesù è esaltato nella nostra santificazione.

Tutta la vita di Gesù ci è data come Via di santificazione, modello di santità e di squisitezza umana, ma l'insegnamento di Gesù si condensa più profondamente nella sua passione e morte in croce. Parole, silenzi, atteggiamenti ci rivelano il gran Re, l'Archegos tes Zoes, il Signore della Vita venuto a indicarci come procedere secondo il desiderio di Dio.

Nei vortici della tempesta ha l'apparenza di una vittima alla mercé dei turbini del male, ma è Lui che dirige ogni cosa. Si consegna perché lo vuole, e lo vuole per il grandioso progetto della Redenzione: "Chi volete?... Siete venuti come contro un ladro con spade e bastoni... Sono Io" (Mt 26, 55s). Tutto è condotto dalla sua regia divina per portare al limite estremo la sua sofferenza e la sua Redenzione.

I silenzi di Gesù! Sono tutt'altro che segni di debolezza. Tace quando vede che l'interlocutore non è sincero: il silenzio ammanta la sua dignità regale, e costringe a riflettere. Di fronte a Erode, che irride in modo così vile, Gesù non lo degna di una sola parola. Iesus autem tacebat appare più volte nei racconti della passione. Col silenzio della bocca si accompagna il silenzio del comportamento: torchiato dalla sofferenza, Gesù non reagisce: E' come un agnello condotto al macello" (Is 53, 7).

"Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà luce di vita" (Gv 8, 12) ci dice Gesù stesso. Si tratta ora di seguirlo passo passo nel suo insegnamento evangelico e soprattutto nel Vangelo che è lui stesso, il suo modo di agire. In nessun momento appare così gran Signore come nella sua passione e morte in croce.

Un comportamento che rivela in Gesù Dio Amore (1 Gv 4, 8) è, ad esempio, l'estrema delicatezza da lui usata verso Giuda che lo stava tradendo.

- Gesù vede nel suo apostolo un atteggiamento incredulo e ostile, si accorge benissimo di essere messo in discussione, intuisce che ogni sua parola o gesto è interpretato con occhio malevolo. Nel discorso sul Pane di Vita a Cafarnao, dice agli Apostoli: "Non ho scelto voi, i dodici? Eppure uno di voi è un diavolo". L'evangelista Giovanni aggiunge: Alludeva a Giuda, figlio di Simone, che lo avrebbe tradito, ed era uno dei dodici (Gv 6, 70s).

Un altro richiamo è rivolto in modo anonimo a Giuda tra i commensali dell'ultima cena: "Ecco sulla mensa con me la mano di chi mi tradisce, perché il Figlio dell'Uomo se ne va, come è decretato; ma guai a quell'uomo per cui è tradito". E gli Apostoli presero a questionare tra loro chi di essi fosse mai per fare tal cosa (Lc 22, 21s).

- Quindi fino a quel momento gli Apostoli non sospettano nulla di Giuda, tanto che si domandano tra loro chi avrebbe tradito. Questo silenzio di Gesù è fatto di pazienza e di estremo riserbo per salvare fino all'ultimo l'onorabilità del suo discepolo. E' molto istruttivo, per noi così facili a parlare. - Alla fine Gesù rivela il traditore solamente a Giovanni e a Pietro, in modo tale da salvare fino all'estremo l'onore di Giuda.

- Capolavoro della finezza divina di Gesù, è il richiamo a Giuda nell'atto in cui questi lo consegna ai soldati: "Amico, a che sei venuto? Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'Uomo" (Lc 22, 48s e Mt 26, 50). Non un rimprovero, non un epiteto (come avremmo fatto noi), ma un richiamo all'amicizia tradita.

E' un saggio del suo stile, del suo Spirito di santità. La lettura assidua del Vangelo rivela particolari molto significativi per la nostra configurazione con lui.

"Per me vivere è Cristo"

L'apostolo Paolo è innamorato di Cristo, e coerentemente con la conoscenza che ne ha, conclude la prima Lettera ai Corinzi con la scomunica: "Se uno non ama il Signore Gesù Cristo, sia anatema!" (1 Cor 16, 22). Il suo amore per Cristo affiora incontenibile in tutte le sue Lettere con espressioni molto incisive che risuonano spesso nella predicazione: "Quando io venni in mezzo a voi, o fratelli, non venni ad annunziarvi il messaggio di Dio con sublimità di parole, o di sapienza, poiché mi proposi di non saper altro che Gesù Cristo, e Gesù crocifisso" (1 Cor 2, 1s).

Mirabile è la sintesi della sua spiritualità: "Per me vivere è Cristo, e morire è un guadagno" (Fp 1, 20). Non si tratta di una disposizione solo affettiva, ma di una partecipazione profonda al mistero della croce: "Con Cristo sono confitto in croce, e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. E mentre vivo la vita mortale, vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2, 19). E ancora: "Io porto nel mio corpo le stigmate di Cristo (Gal 6, 17).

Questa unione profonda però non si chiude in lui stesso, ma lo spinge a darsi generosamente alla salvezza altrui, per la quale si sente spronato dall'amore di Cristo (2 Cor 5, 14). Egli dedica tutte le sue forze a costruire il Corpo Mistico di Gesù che è la Chiesa, come egli stesso spiega ai Galati: "Figli miei, per i quali io di nuovo soffro le doglie del parto, finché Cristo non sia formato in voi" (Gal 4, 19). E ci svela il mistero della fecondità della croce per la salvezza altrui: "Ora io mi rallegro per quanto soffro per voi, e do compimento nella mia carne a ciò che manca alle tribolazioni di Cristo a pro del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1, 24). La sua fatica apostolica non è un'impresa facile, come appare dai racconti dei travagli dell'evangelizzazione: "Tribolati in tutto ma non oppressi, smarriti d'animo ma non disperati, perseguitati ma non abbandonati, abbattutti ma non perduti, noi portiamo sempre attorno nel corpo i patimenti di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Infatti di continuo noi, mentre viviamo, per causa di Gesù siamo dati in balia della morte, affinché la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale; così che in noi fa sentire il suo peso la morte, in voi la vita" (2 Cor 4, 8s).

La salvezza altrui lo stimola tanto che non sa che cosa scegliere tra il vivere e il morire: "Se il vivere nella carne mortale mi deve portare frutto di opere apostoliche, non so proprio che cosa scegliere. Sono stretto tra due opposti: bramo di sciogliermi dal corpo per essere con Cristo, e certo questo è meglio assai; ma il rimanere in vita è più necessario per il vostro bene, e di ciò persuaso, so che sopravvivrò e che dimorerò con voi tutti, a vostro profitto e gioia per la vostra fede (Fp 1, 22s).

"Si attendò tra noi..."

Paolo è un lago tempestoso della Rivelazione, ricco di squarci profetici in tutto l'ambito della Fede, Giovanni è un lago tranquillo in cui Gesù si rivela come "Verbo fatto carne che ha posto la sua tenda tra noi: in lui è la vita, e la vita è la Luce degli uomini", Luce che appare ostile alle tenebre incapaci di accoglierla (v. Gv 1, 1s). Già dalle prime righe del suo Vangelo si intuisce la profondità delle sue rivelazioni, con quelle punte di immersione nel mistero di Cristo quali sono il discorso dell'ultima cena e sul Pane di Vita, e la definizione di Dio Amore nella sua Prima Lettera. Non vi si medita mai abbastanza.

I mistici specchio di Gesù

Lo Spirito di Gesù riaffiora nella storia della Chiesa attraverso i suoi mistici. Essi hanno un contatto diretto con Gesù, ne hanno una conoscenza attuale, vivono sotto la sua guida mediante esperienze spirituali che traboccano nella sensibilità, lo rispecchiano come Persona viva, palpitante. Gesù è sempre lo stesso, la Rivelazione di base è compiuta, ma egli si fa presente alla sua Chiesa aiutandoci a comprendere più a fondo il suo mistero. Ne citiamo un esempio in ciò che Gesù confida a Caterina da Siena:

"Figlia, la pena del mio corpo fu finita, ma il santo desiderio non finisce mai. Io portai la croce del desiderio. E non ricordi, figliola mia, che una volta, quando ti manifestai la mia natività, che tu mi vedevi fanciullo pargolo, nato con la croce al collo? Perciò io ti faccio sapere che quando io, Parola incarnata, fui seminato nel ventre di Maria, mi si cominciò la croce del desiderio che io avevo di fare l'obbedienza del Padre mio, di adempiere la sua volontà nell'uomo, ossia che l'uomo fosse restituito alla Grazia e ricevesse il fine per il quale fu creato. Qusta croce mi era di maggior pena che qualsiasi altra che portassi corporalmente. Perciò il mio spirito esultò con grandissima letizia quando mi vidi condotta all'ultimo, e specialmente nella cena del giovedì santo...

Grandissima letizia avevo, perché vedevo avanzare il tempo disposto per togliernmi questa croce del desiderio; cioè quanto più mi vidi giungere a flagelli e tormenti corporali, tanto più mi scemava la pena. Ché con la pena corporale... vedevo adempito quello che io desideravo" (Lettera 16).

Suor + nelle sue Catechesi sviluppa particolarmente le esigenze morali della vita cristiana: è un approfondimento fedele di ciò che Gesù pensa, opera e insegna. Il suo dire è sì sì no no con la chiarezza e la forza del Maestro, che l'ha posta tra noi come riflesso della guida spirituale di Gesù stesso nello spirito delle Beatitidini.

La sua esperienza mistica con Gesù ha inizio nella prima Comunione. Essa stessa racconta: "Appena ricevuta l'Ostia, io ringraziai il Signore e mi affrettai a cominciare l'elenco delle persone alle quali avevo promesso di pregare: avevo paura di dimenticarne qualcuna. Avevo appena cominciato, quando vidi tanta luce, e in mezzo, forse a due o tre metri di distanza, Gesù che mi guardava e mi sorrideva. Era bellissimo, e io lo guardavo stupita e felice. Egli, allargando le braccia, quasi a invitarmi, mi disse: 'Vuoi essere tutta mia?'. In quel momento divenne ancora più splendente, tanto che io non lo potei più fissare, e nello stesso tempo provai in cuore tutte le sofferenze che simile donazione richiedeva. Credetti morire. Alzai ancora la testa e guardai Gesù. Era là che attendeva, a braccia aperte,, sorridente. Era così bello, che io non potei fare a meno di dirgli con tutto il cuore: 'Sì, Gesù', e chinai ancora il capo. Quando lo rialzai, Gesù era scomparso. Mi guadai attorno: c'erano le compagne, la chiesa, tutto come prima, ma io non ero più come prima" (Da L'anima mia magnifica il Signore, p. 25). Con questa apparizione si apre una esperienza di unione in cui lo Spirito di Gesù si rivela nella sua indole divina e umana come in un nuovo Vangelo tradotto per l'uomo d'oggi, dato che Cristo è ieri, oggi e sempre nella sua identità.

Il diario mistico del prof. +, che è scienziato, la figura del Cristo acquista dimensioni cosmiche. "Non v'è dubbio che uno dei misteri più importanti e meravigliosi dell'immensità di Dio è la Redenzione. tutto il Regno ne è illuminato; per essa e in essa ogni cosa è stata fatta nei disegni imperscrutabili di Dio. Ogni anima, appena lascia il corpo pesante, viene a conoscenza di questa realtà, anche se nella vita terrena non ne ha mai saputo nulla. Cristo Signore infatti ha redento tutti gli uomini (anche se per coloro che lo rifiutano è come se il Sangue non fosse mai stato versato), e i meriti infiniti del Figlio di Dio che ha preso la nostra carne sono applicati con immensa misericordia... E la Luce maggiormente si china e illumina i più poveri, i più umili, i più oppressi, i più calpestati, i più sofferenti" (3 ottobre 1990). E ancora: "La gloria del mio Signore si apre sopra la terra. La luce del mio Signore illumina tutte le genti. L'amore del mio Signore scrive nei cieli e scava gli abissi del mare, come sta scritto. Sia perfetta la generazione nell'ordine diritto della sua volontà. Si infrangano i dubbi dove essi sono, perché la Legge del mio Signore splenderà aperta e chiara nella sua Chiesa. Si aduneranno tutte le genti sino ai confini della terra, poiché sarà dato a tutti di vedere e sentire" (22 novembre 1975).

Una nuova eco dello Spirito di Gesù ci viene da altre fonti mistiche, ignorate dal mondo, ma che grandeggiano nel Regno, e ci danno di Gesù una conoscenza vigorosa, di Gran Signore della Vita, che avanza in questo mondo e col soffio della sua bocca annienterà l'empio..., quell'empio la cui venuta per influsso di Satana appare accompagnata da ogni genere di portenti, prodigi e prestigi menzogneri (1 Ts 2, 8). Che potrà fare allora questo mondo di parvenze inconsistenti di fronte a Colui che era, che è, e che deve venire" (Ap 1, 4), al quale il Padre ha dato ogni potere in Cielo e sulla terra mettendo i suoi nemici a sgabello dei suoi piedi (Sal 109, 1)?

"Se uno non ama..."

Se uno non ama il nostro Signore Gesù Cristo, sia natema dice san Paolo (1 Cor 16, 22). La coscienza mi dice di amare puramente, senza disordine, ma oer natura aspiro sicuramente ad amare.

Devo dunque poter contare sul reale valore di ciò che amo, senza pericolo di errore o delusione; sulla reciprocità dell'affetto, senza mai sentire né temere il dolore di dover amare da solo; sulla perpetuità dell'unione con la persona amata, senza timore di sazietà, di rottura, di separazione o di morte.

Ma chi posso amare così, se non Dio, il solo che può colmare il mio cuore?

Egli è tutto amabile, lo so, lo credo, e io mi sento come oppresso dalla sua amabilità infinita. Quanto egli mi ami lo ha luminosamente provato dandomi Gesù Cristo: Dio infatti ha talmente amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito (Gv 3, 16).

Quanto poco somiglia il mio amore al suo, senza tornaconto personale, dato che propriamente parlando né può godere della mia riconoscenza e fedeltà, né soffrire della mia ingratitudine e perdizione! (G. Longhaye S.I., Veritatem in caritate, Corso di Esercizi, p. 235).

San Bernardo scrive: "E' arido ogni cibo spirituale se in esso non è infuso questo olio. E' insipido se non è condito da questo sale. Se scrivi, per me non ha sapore se non vi leggo Gesù. Se discuti o parli non ha sapore per me se non vi risuoni Gesù" (G. Longhaye, ivi p. )

Ma dato che pochi sono introdotti in particolari esperienze mistiche, che sono assai superiori a fatti di veggenza e altri carismi straordinari che non si sviluppano sulla strada della caritas (v. 1 Cor 13,13), ritorniamo alla condizione comune della vita cristiana, Il primo passo da compiere è leggere il Vangelo e meditare su Gesù, come Maria che teneva a mente e meditava in cuor suo (Lc 2, 19).

La lettura e la meditazione del Vangelo si impone come primo dovere del cristiano. Il passato ha prodotto biografie notevoli di Gesù, ma sembra che questo impegno di investigare le insondabili ricchezze di Cristo (v, Ef 3, 9) sia messo in crisi dall'irruzione protestante e modernista nella Chiesa. Il tentativo di svalutare la storicità dei Vangeli è stato sventato dal providdendiale ritrovamento del brano di Mc nelle grotte di Qumram. Un buon profilo è stato presentato recentemente dal card. Biffi, ed è sempre valido la vita di Cristo del Ricciotti.

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Di Admin (del 09/03/2010 @ 14:50:59, in Riflessioni sull'Eucaristia, linkato 1057 volte)

 L’Eucaristia è il compimento dell’Incarnazione del Verbo, è il Memoriale della morte di Gesù in Croce per unirci a Sé nella Risurrezione. L’Incarnazione ha inizio in Maria, creata Immacolata, fatta Madre Vergine del Figlio di Dio, congiunta alla sua Passione come nostra Corredentrice: “Ecco la vergine che concepisce e partorisce un figlio e gli porrà il nome Emmanuele”, il “Dio con noi” (Is 7, 14). “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1, 14) in Maria. Gesù è quindi carne di Maria.

Tutta la vita di Gesù si impregna di Maria, da quando Lei lo concepisce e lo porta nel suo grembo verginale, a quando nasce a Betlemme, lo porta con Giuseppe in Egitto, gli insegna il linguaggio e i primi passi, lo cerca affannosamente e lo ritrova nel tempio, lo contempla a Nazaret, lo accompagna alle nozze di Cana ottenendo il miracolo dell’acqua in vino, lo segue trepidante nella predicazione, lo accompagna al Calvario partecipando alla sua passione con la spada nel cuore (Lc 2, 35; Gv 19, 25s). Tra Gesù e Maria, che ascolta le sue parole e le medita nel suo cuore (Lc 2, 19), c’è un’osmosi reciproca, soprattutto spirituale, perché “beato chi ascolta la mia parola e la mette in pratica (Lc 11, 18), e “chi fa la volontà del Padre mio”(Mt 12, 50).

I Due sono una carne sola

Nell’Eucaristia è quindi Maria fatta sangue del suo Figlio e spirito del Figlio da lei concepito in Spirito Santo (Lc 1, 35).

Partecipando al Sacrificio Eucaristico ci mettiamo a fianco della Madre sua presente ai piedi della Croce (Gv 19, 25). Ricevendo Gesù nella Comunione riceviamo in Lui la carne, il sangue e lo spirito di Maria, che è pienamente configurata con Lui (v. Rm 8, 29). “Maria che ci ha dato - in Gesù - la carne della sua carne, le ossa delle sue ossa, non cessa di darci nell’Eucaristia questa dolce e verginale vivanda celeste” (S. Alberto Magno).

San Giacinto, domenicano, per evitare una profanazione dell’Eucaristia corse a prendere le ostie consacrate per metterle in salvo, e mentre le portava via strette al petto, udì una voce venire dalla statua di Maria posta accanto all’altare: “E come? Porti via Gesù senza portar via anche me?”. Il santo si fermò sorpreso, capì il richiamo, ma non sapeva come fare a portar via anche la statua. Incerto, si avvicinò ad essa per cercare di prenderla con la sola mano libera, ma non ci fu bisogno di sforzo alcuno, perché la statua si era fatta leggera come piuma.

“Non separi l’uomo ciò che Dio ha unito”

A chi voleva mettere santa Bernardetta in difficoltà con la domanda imbarazzante “Ti piace di più ricevere la Santa Comunione o vedere la Madonna nella grotta?“, essa rispose: “Che domanda strana! Sono cose che non si possono separare. Gesù e Maria sono sempre insieme!”. “I due sono una carne sola, e l’uomo non separi ciò che Dio ha unito!” (Mt 19, 6).

Maria è il tabernacolo di Gesù. E’ una immagine che appare in certi ostensori eucaristici del passato, che rappresentavano la statua della Madonna con un incavo nel petto per collocarvi l’Ostia. In certe chiese di Francia i tabernacoli erano inseriti nella statua di Maria Assunta. Sant’Agostino ci insegna: “Il Verbo è nutrimento degli Angeli. Gli uomini non hanno la forza di nutrirsi di Lui, eppure ne hanno bisogno. Occorre trovare una madre che mangi di questo Pane soprasostanziale e lo trasformi in latte per nutrire i suoi poveri figli. Ecco allora Maria: essa si nutre del Verbo e lo trasforma nella santissima Umanità, in Corpo e Sangue, in questo latte soavissimo che è l’Eucaristia”.

E sant’Ilario, Dottore della Chiesa, insegna: “La gioia più grande che possiamo dare a Maria è quella di portare Gesù in noi”. La sua materna unione con Gesù diventa unione anche con chi si unisce a Gesù nella santa Comunione.

E’ quindi naturale che nei grandi e nei piccoli santuari mariani si sviluppa sempre la pietà eucaristica, al punto da poterli considerare anche santuari eucaristici, come Loreto, Lourdes, Fatima, Guadalupe, Medjugorje.

Ricevendo Gesù nell’Eucaristia, chiamiamo in aiuto alla nostra devozione la sua Santa Madre. San Luigi Grignon di Monfort ha un grazioso formulario di preparazione, adorazione e ringraziamento alla Santa Comunione insieme con Maria.

“Non tu costruirai una casa a Me, ma Io a te”

Il Re Davide vuol costruire un tempio al Signore. Dio gli manda il profeta Natan a dirgli: “Credi tu di edificarmi una casa per mia dimora?”. Non tu mi costruirai una casa, ma Io costruirò una casa a te. Tu pensi a una casa di pietre e legnami. Io penso a una casa di generazioni, una casa di re che saranno tuoi discendenti nei secoli. Anzi: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti, Io susciterò dopo di te la tua prole, colui che uscirà dalle tue viscere, e ne confermerò il regno: Lui costruirà una casa in mio nome, ed Io ne perpetuerò il trono regale. Io gli sarò Padre, ed Egli mi sarà Figlio… La tua casa e il tuo regno sarà stabile per sempre dinnanzi a Me, e il tuo trono si manterrà in eterno” (v.2 Sam 7, 1s).

Nel Vangelo vengono riportate due genealogie di Gesù, due serie di antenati e re che precedono la venuta di Gesù. Una serie arriva a Giuseppe (Lc 3, 23s), l’altra indirettamente a Maria tramite Giuseppe (Mt 1, 1s). Questi due elenchi non riportano solo i nomi di persone sante, ma anche di peccatori, come lo stesso Davide e Salomone che è figlio del grande peccato di Davide per l’uccisione di Uria l’ittita (2 Sam 12-13).

La donna non entra in genealogia. Al più è ricordata in obliquo, come Tamar, Ruth e Bersabea. Ma Dio non la pensa così, e come al solito sceglie le cose che non sono per annientare quelle che sono (1 Cor 1, 28). Salvo eccezioni, i re di Gerusalemme sono stati infedeli. Dio lascia i re e sceglie Maria.

Con Maria l’elenco dei re si spezza: sono tutti maschi, re più o meno gloriosi, ma Gesù non nasce da uomo: nasce per via femminile da Maria, che è vergine e dice all’Angelo: “Come avverrà questo, se io non conosco uomo?”. L’Angelo non le dice: “Beh, lo conoscerai”. Le dice invece: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, e tu darai alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù. Sarà grande, Figlio dell’Altissimo, e Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà fine”.

Davide vive mille anni prima del Redentore. Giacobbe millecinquecento anni prima. Gesù quindi sarà anche figlio di Giacobbe o Israele, e figlio di Abramo, e sarà Re per sempre. E’ un altro riferimento all’elenco dei predecessori di Maria e di Giuseppe. Dio ha visto tutto di lontano, millecinquecento anni prima di Gesù, pensa le cose dall’eternità e le porta a compimento a tempo giusto, nella pienezza dei tempi (Gal 4, 4).

La nascita di Gesù non avviene per via di uomo, per fecondità di uomo, ma per fecondità dello Spirito Santo che è Dio. Non avviene in forza della carne, ma dello Spirito, perché Gesù è il Figlio di Dio, il Verbo del Padre coeterno con il Padre e lo Spirito Santo.

Avviene per via verginale. La carne a Gesù è data da Maria: è filtrata dalla Immacolata Concezione e dalla Verginità di Maria che non ha mai peccato. Quindi i peccati dei peccatori più o meno grandi che hanno preceduto Maria non entrano in lei, non entrano in Gesù.

Qual è la risposta di Maria all’Angelo? Non è “Io compirò, io farò”. E’ invece: “Si faccia di me, avvenga di me quello che hai detto. Io sono la serva del Signore”. E’ come dire: quest’opera così grande non è portata avanti da me, ma da Dio stesso, e io mi metto a sua disposizione perché Dio porti avanti ogni cosa. Tutto dipende da Dio, e Dio sa quello che fa.

E’ un grande insegnamento. Quando noi ci troviamo in difficoltà ci lamentiamo con Dio, fino a bestemmiare. Noi manchiamo di fede, non crediamo che in ogni situazione Dio agisce per il nostro bene e porta a compimento ogni cosa da pari suo. Non c’è nulla che possa nuocerci se ci affidiamo a Dio: “In ogni cosa Dio concorre al bene di coloro che lo amano” (Rm 8, 28), con precisione più che matematica. Diciamo a Dio come Maria: Signore, mi fido di te a occhi chiusi. Tu sai quello che fai. Porta avanti tu la tua opera in me.

Il Signore vuole da noi questa chiave. In noi stessi ha un progetto di santità, ma vuole che noi ci affidiamo a Lui. Diciamo: Signore, sono tutto tuo: mi trovo di fronte a una selva oscura, non vedo dove sbocca questo sentiero buio, ma tu lo vedi. Mi fido di te.

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Di Admin (del 09/03/2010 @ 14:58:08, in Riflessioni sull'Eucaristia, linkato 1715 volte)

L’Eucaristia ci viene dalla Croce. Gesù l’ha istituita come Sacrificio che rende presente sino alla fine dei tempi il suo Sacrificio sulla Croce: “Il Signore Gesù, la notte in cui fu tradito prese del pane, rese grazie, lo spezzò e disse: ‘Questo è il mio corpo dato per voi. Fate questo in memoria di Me’. Similmente dopo aver cenato prese il calice dicendo: ‘Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue: fate questo, tutte le volte che lo berrete, in memoria di me’. Ogni volta dunque che voi mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore fino a che egli venga” (1 Cor 11, 23s). Il realismo della divina presenza nel Sacrificio Eucaristico è confermato nel discorso sul Pane di Vita (Gv 6, 52s).

L’Eucaristia ci giunge quindi per via della Croce, come rinnovamento del Sacrificio di Gesù sul Calvario. Contro Lutero e i suoi seguaci nemici della Croce di Cristo (Fp 3, 18 ) che ancora oggi non vogliono sentir parlare di Sacrificio e riducono la Messa semplice cena simbolica, il Concilio Vaticano II ripete con il Concilio di Trento e la ininterrotta dottrina tradizionale: “Il nostro Salvatore nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il Sacrificio Eucaristico del suo corpo e del suo Sangue al fine di perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il Sacrificio della Croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua risurrezione”(SC 47).

E Pio XII, nell’enciclica Mediator Dei, afferma:

“L’augusto Sacrificio dell’altare non è una pura e semplice commemorazione della passione e morte di Gesù, ma un vero e proprio sacrificio nel quale, immolandosi incruentamente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla croce offrendo al Padre tutto se stesso, vittima graditissima”. E precisa: “Differente però è il modo col quale Cristo è offerto. Sulla croce, infatti, Egli offrì a Dio tutto se stesso e le sue sofferenze, e l’immolazione della vittima fu compiuta per mezzo di una morte cruenta liberamente subita; sull’altare invece, a causa dello stato glorioso della sua umana natura, ‘la morte non ha più dominio su di Lui’, e quindi non è possibile l’effusione del sangue. Ma la divina Sapienza ha trovato il modo mirabile di rendere manifesto il Sacrificio del nostro Redentore con segni esteriori che sono simboli di morte. Poiché, per mezzo della transustanziazione del pane in Corpo e del vino in Sangue di Cristo, come si ha realmente presente il suo Corpo, così si ha il suo Sangue. Le specie eucaristiche poi, sotto le quali è presente, simboleggiano la cruenta separazione del Corpo e del Sangue. Così il memoriale della sua morte reale sul Calvario si ripete in ogni Sacrificio dell’altare, perché per mezzo di simboli distinti si significa e dimostra che Gesù Cristo è in stato di vittima” (Mediator Dei).

Gesù, figlio di Dio fatto Uomo, ha voluto immergersi nel cuore della creazione fino all’abisso del peccato umano per rendere a Dio la gloria adeguata alla sua Maestà e riparare i peccati del mondo, e ha collocato il Sacrificio della Croce nel paradiso terrestre della Chiesa come Albero della Vita dal quale potessimo cogliere sino alla fine del mondo i frutti della sua Incarnazione, Passione e Morte mediante la Comunione con Lui, e unirci a Lui stesso per glorificare in modo adeguato il Padre, per ringraziarlo dei suoi doni, per espiare le colpe nostre e del mondo intero, per ottenere le grazie di cui abbiamo bisogno.

I fini del Sacrificio

Sono così espressi da Pio XII nell’enciclica Mediator Dei.

Sacerdote e Vittima

Nell’Eucaristia Gesù si fa presente come Sacerdote che offre e come Vittima offerta da Lui stesso a Dio, coinvolgendo la sua Sposa, la Chiesa, e ognuno di noi nella sua azione sacerdotale. Nel Sacrificio Eucaristico Egli fa di noi i veri adoratori che adorano Dio in Spirito e Verità (Gv 4, 23).

Dice il Concilio: “Il servizio sacerdotale, che comincia con l’annuncio del Vangelo, deriva la propria forza e la propria efficacia dal Sacrificio Eucaristico, e ha come scopo che ‘tutta la città redenta cioè la riunione e la società dei santi, si offra a Dio come sacrificio universale per mezzo del Grande Sacerdote, il quale ha offerto se stesso per noi con la sua passione, per farci diventare Corpo di così eccelso Capo’ (S. Agostino)” (PO 2).

Si comprende come dal Cuore squarciato di Cristo nasce la Chiesa sua Sposa (Inno della Festa del Sacro Cuore), e dal costato di Cristo dormiente sulla Croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa (SC 5).

La Chiesa dunque vive e si rigenera quotidianamente nel Sacrificio Eucaristico. La Chiesa è Gesù che nel Sacrificio Eucaristico crea l’unione dei credenti, l’unità salvifica, facendo sì che, come prega Gesù, “tutti siano uno come Tu sei in Me, e Io in te,…e siano consacrati nella Verità” (Gv 17, 21s, 19). La Chiesa, definita nel suo centro unificatore e santificatore, è Gesù Eucaristia.

La nostra compartecipazione

Si comprende come la presenza al Sacrificio Eucaristico non è un semplice ascoltare o pregare, ma impegni tutto il nostro essere cristiani e soprattutto sacerdoti. È compartecipare al Sacrificio di Gesù. Padre Pio si sentiva sospeso con Gesù sulla Croce.

Con quale spirito dobbiamo partecipare al Santo Sacrificio ci viene richiamato con tanta penetrazione da Pio XII nell’enciclica Mediator Dei. E ancor più precisamente:

La situazione attuale

Ci si chiede, a questo punto, se nell’attuale svolgimento liturgico tutto converga ad agevolare questa comprensione del Sacrificio.

I segni liturgici assumono una importanza fondamentale nel richiamare i significati profondi del Sacrificio. Dobbiamo ammettere che il fumo di Satana è entrato nelle nostre chiese creando quella confusione che molti ormai accusano con ragione e che provoca l’attuale decadimento liturgico. Lo stesso card. Ratzinger, Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, e quindi massima autorità dottrinale con il Papa, nel delineare lo spirito della Liturgia ha richiamato al giusto stile della celebrazione eucaristica.

Una deformazione profonda è stata indotta nel passaggio dall’altare alla mensa: l’altare rivolto al Crocifisso sottolineava visibilmente la identificazione del sacerdote celebrante con il Sommo ed Eterno Sacerdote nel gesto di adorazione del Dio Altissimo e di salvezza del mondo. La stessa posizione rivolta alla Croce favoriva il raccoglimento interiore del celebrante e agevolava la retta comprensione del suo ruolo sacerdotale e del mistero che si svolgeva sotto i suoi occhi. La mensa colloca celebrante e assemblea come commensali confinando in secondo piano il Sommo Sacerdote, e incentra l’attenzione dei presenti sul celebrante, favorendo quel protagonismo spettacolare che ha dato origine alle sceneggiate più stravaganti, e dissolvendo l’indole sacrificale della Messa. Come può il sacerdote, preoccupato di soddisfare con parole e comportamenti l’assemblea, pensare al grande mistero del Sacrificio di Cristo che è chiamato a rinnovare?

Riflettendo anche su altri elementi dell’attuale riforma liturgica, come l’emarginazione dei tabernacoli, l’abolizione degli inginocchiatoi e dei segni di adorazione, la Comunione nella mano, i canti, gli avvisi, e altri elementi di dissipazione indotti nel breve tempo del ringraziamento, si scopre un astuto e ben concertato piano di dissolvimento del mistero eucaristico istigato dal modernismo di ispirazione massonica. Dice bene Gesù stesso nel messaggio sulla Comunione obbligatoria nella mano: “Questa decisione che uomini empi stanno per prendere fa parte del grande piano della massoneria per sminuire il valore della Santa Eucaristia e arrivare all’ultimo termine, che sarà quello di togliere il mio Santo Corpo dalle chiese al fine di unificarsi alle religioni protestanti… Mi vedo trattato come un semplice pezzo di pane, segno solo di fraternità umana e non di Comunione divina e spirituale” (A +L 20.9.03).

Dissolto il Sacrificio, dissolta l’Eucaristia è dissolta la Chiesa

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Di Admin (del 09/03/2010 @ 15:14:46, in Riflessioni sull'Eucaristia, linkato 2355 volte)

 L’apostolo Paolo rivela ai primi cristiani l’elemento che unifica la Chiesa: “Un corpo solo siamo noi, quantunque, molti, perché noi tutti partecipiamo di uno stesso Pane” (1 Cor 10, 17) e “perché imbevuti di uno stesso Spirito” (1 Cor 12, 13). L’Eucaristia - e lo Spirito Santo ci è dato mediante il Battesimo e l’Eucaristia - è l’elemento di fusione e la linfa di santificazione della Chiesa.

Nel definire la Chiesa non possiamo cedere alla mentalità “laica” pensando la Chiesa come clero, come popolo di Dio in cammino (immagine sbiadita rispetto alla forte immagine paolina del Corpo Mistico), come semplice comunità visibile dei cristiani, come una delle tante efflorescenze religiose della storia. Cogliendo la realtà della Chiesa nella sua radice possiamo dire: “La Chiesa è Gesù presente nell’Eucaristia, la Chiesa è l’Eucaristia”.

Lo stesso Corpo Mistico non sussiste da solo senza il Verbo di Dio fatto Uomo che unisce questa umanità redenta al suo Sacrificio Eucaristico e la nutre col suo Corpo, col suo Sangue, con la sua Parola redentrice.

Il linguaggio di Gesù

In base alla Rivelazione la teologia definisce in vari modi la Chiesa. Nel Vangelo Gesù presenta Se stesso come la fonte da cui essa scaturisce e viene alimentata, l’Anima che la tiene in vita, lo Sposo che la rende feconda e l’attende alle nozze eterne, il buon pastore che la guida sino alla fine dei tempi, la Donna vestita di Sole, l’Io profondo della Chiesa.

Di fronte alla complessa realtà della Chiesa, come i Sacramenti, la Liturgia, i Pastori che la governano, i gradi gerarchici, le sue ramificazioni geografiche, si impone come fondamento predominante la realtà divina del Verbo di Dio fatto Uomo. La Chiesa è innanzi tutto e soprattutto Gesù.

Il suo linguaggio in merito va colto nella sua concretezza espressiva: come Figlio di Dio, Gesù ha pieno diritto di mettere in risalto il proprio Io di Creatore e di Redentore. E’ questo Io, è unicamente questo Io che dà senso a ogni elemento della Chiesa. Riportiamo per convincerci le sue stesse parole.

 “Dove sono due o tre radunati nel mio nome, Io sono in mezzo a loro. Vi dico in verità che se due di voi si accorderanno sulla terra intorno a qualunque cosa da chiedere, sarà loro concessa dal Padre mio che è nei Cieli” (Mt 18, 20, 19). “Se mi chiederete qualcosa, la farò” (Gv 14, 14). “ Qualunque cosa chiederete al Padre, Io la farò” (Gv 14, 13; 16, 23).

La presenza di Gesù in mezzo a noi si attua soprattutto nella riunione (ecclesìa) da Lui stesso istituita, e in modo tutto particolare nel Sacrificio Eucaristico.

“Prendete e mangiate: questo è il mio corpo. Prendete e bevete: questo è il calice del mio sangue sparso per voi e per molti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di Me” (1 Cor 11, 23s). E’ Gesù che genera la Chiesa intorno al Sacrificio della Croce da Lui stesso rinnovato nel Sacrificio Eucaristico. Il sacerdote è suo ministro, ossia amministratore della grazia salvifica emanante dall’Albero della Vita piantato nel giardino terrestre della sua Chiesa.

Ex Corde scisso Ecclesia, Cristo iugata, nascitur: dal Cuore squarciato di Cristo nasce la Chiesa sua Sposa.

“Se non mangerete la carne del Figlio dell’Uomo non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno, perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in Me e Io in lui. Come il Padre, il Vivente, ha mandato Me, e Io vivo per il Padre, così pure chi mangia di Me vivrà per me” (Gv 6, 54s). La Chiesa attua in pienezza questa presenza ed efficacia nella Comunione Eucaristica: è Gesù stesso che raggiunge a uno a uno tutti i suoi figli per nutrirli del suo Corpo e del suo Sangue.

Nella Chiesa assistiamo ogni giorno a ondate di persone che si susseguono a ricevere il Pane di Vita. E’ Gesù che nutre tutti di Sé. “Da Lui esce una forza che sana ogni malattia e ogni languore” (Mt 4, 23 ecc.).

 Con Lui nell’Eucaristia la Chiesa è piena, senza l’Eucaristia la Chiesa è vuota, come le chiese protestanti, che oltre all’Eucaristia hanno eliminato anche il sacramento della Penitenza, che dispone a ricevere l’Eucaristia come conviene.

“Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). E’ Gesù il Buon Pastore che conosce le sue pecore, dà la vita per esse, va alla ricerca delle pecore smarrite e riunirà gli eletti in un solo gregge sotto un unico Pastore (v. Gv 10, 1s).

Questa promessa di Gesù, fatta in modo solenne nel conferire la missione di predicare il Vangelo, di battezzare tutte le genti scacciando i demoni e guarendo ogni male indica che dietro l’operare della Chiesa è Lui stesso a dirigere ogni cosa donando il suo Spirito per guidarla verso la Verità tutta intera (Gv 16, 13s).

Tutta la fatica di Gesù, dalla nascita alla predicazione fino alla morte in Croce e alla Risurrezione, tutta la sua vita si incentra nella fondazione del suo Regno sulla terra, il suo Regno si incentra nella Chiesa, e la Chiesa si incentra nella sua Presenza tra noi sino alla fine dei tempi, che è l’Eucaristia. L’Io profondo della Chiesa è Lui, e lo sarà anche nella Vita eterna.

Sapessi chi è Gesù! esclamano coloro che entrano in Paradiso (Prof. Mor).

Il linguaggio del Concilio

I frequenti passi eucaristici del Concilio Vaticano II illustrano i molteplici aspetti dell’Eucaristia. Ne riportiamo i più significativi.

- L’Eucaristia è il Centro dell’unità.

Col sacramento del Pane eucaristico viene rappresentata e si compie l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo. Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la Luce del mondo: da Lui veniamo, per Lui viviamo e a Lui siamo diretti (LG 3).

Il Cristo istituì nella Chiesa il mirabile sacramento dell’Eucaristia, dal quale l’unità della Chiesa è significata e attuata (UR 2).

La Sinassi Eucaristica è il centro della comunità dei cristiani presieduta dal Presbitero (PO 5).

Non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della Santa Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità (PO 5).

- L’Eucaristia è il vincolo di unione dei Presbiteri e dei fedeli.

Tale unione viene rappresentata quando i Presbiteri concelebrano l’Eucaristia in comunione di affetti (PO 8).

Nella liturgia della Parola durante la celebrazione della Messa si realizza l’unità inscindibile tra l’annunzio della morte e risurrezione del Signore, la risposta del popolo che ascolta, e l’oblazione stessa con la quale Cristo ha confermato nel suo Sangue la Nuova Alleanza: oblazione in cui si uniscono i fedeli sia con i loro voti e preghiere, sia con la recezione del Sacramento (PO 4).

- L’Eucaristia crea la coesione tra le chiese particolari.

In ogni comunità che partecipa all’altare, sotto la sacra presidenza del vescovo, viene offerto il simbolo di quella carità e unità del Corpo Mistico senza la quale non può esserci salvezza. In queste comunità, sebbene spesso piccole e povere e disperse, è presente Cristo, per virtù del quale si raccoglie la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica (LG 26. )

- L’Eucaristia è il centro della lode liturgica.

Il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, Cristo Gesù, prendendo la natura umana ha introdotto in questo esilio terrestre quell’inno che viene eternamente cantato nelle sedi celesti…Questo ufficio sacerdotale Cristo lo continua per mezzo della sua Chiesa, che loda incessantemente il Signore e intercede per la salvezza del mondo non solo con la celebrazione dell’Eucaristia, ma anche in altri modi, specialmente con l’Ufficio Divino (SC 83).

Quando celebriamo il Sacrificio Eucaristico ci uniamo in sommo grado al culto della Chiesa Celeste, comunicando con essa e venerando la memoria soprattutto della gloriosa sempre vergine Maria, e anche del beato Giuseppe, dei beati Apostoli e Martiri, e di tutti i Santi (LG 50).

- L’Eucaristia centro e vertice dell’attività ecclesiale.

Tutti i Sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici, sono strettamente uniti alla Sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati (PO 5).

- L’Eucaristia centro delle comunità consacrate.

La vita in comune, sull’esempio della Chiesa primitiva in cui la moltitudine dei credenti era d’un cuore solo e d’un’anima sola, nutrita per mezzo degli insegnamenti del Vangelo, della sacra Liturgia e soprattutto dell’Eucaristia, perseveri nell’orazione e nella stessa unità di spirito (PC 15).

- L’Eucaristia anima dell’evangelizzazione.

L’Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione, così che i catecumeni sono introdotti a poco a poco alla partecipazione dell’Eucaristia, e i fedeli già segnati dal sacro Battesimo e dalla Confermazione sono pienamente inseriti nel Corpo di Cristo per mezzo dell’Eucaristia (PO 5).

Per mezzo dell’annuncio apostolico del Vangelo il Popolo di Dio viene convocato e adunato in modo che tutti coloro che appartengono a questo Popolo, dato che sono santificati dallo Spirito Santo, possono offrire se stessi come ‘ostia viva, santa, accettabile a Dio’. Inoltre è attraverso il ministero dei Presbiteri che il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto perché viene unito al Sacrificio di Cristo, unico Mediatore. Questo Sacrificio infatti, per mano dei Presbiteri e in nome di tutta la Chiesa, viene offerto nell’Eucaristia in modo incruento e sacramentale fino al giorno della venuta del Signore. A ciò tende e in ciò trova la sua perfetta realizzazione il ministero dei Presbiteri. Effettivamente il loro servizio, che comincia con l’annunzio del Vangelo, deriva la propria forza e la propria efficacia dal sacrificio di Cristo, e ha come scopo che ‘tutta la città redenta, cioè la riunione e la società dei santi, si offra a Dio come Sacrificio universale per mezzo del Grande Sacerdote, il quale ha offerto se stesso per noi con la sua passione, per farci diventare corpo di sì eccelso Capo’ (S. Agostino) (PO 5).

- L’Eucaristia anima dell’attività caritativa e missionaria.

La celebrazione eucaristica per essere piena e sincera deve spingere alle diverse opere di carità e al reciproco aiuto, all’azione missionaria, e alle varie forme della testimonianza cristiana (PO 6).

- L’Eucaristia cuore della Chiesa.

“Nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e Pane vivo, che mediante la sua Carne vivificata e vivificante nello Spirito Santo dà vita agli uomini” (PO 5).

Giovanni Paolo II ha definito l’Eucaristia Cuore della Chiesa, aggiungendo che “dove fiorisce l’Eucaristia, fiorisce anche la Chiesa” (a Siena, 14 settembre 1980).

La Chiesa è Gesù! La Chiesa è Gesù Eucaristia! “ Gesù Cristo è sempre lo stesso: oggi, domani e per tutti i secoli” (Eb 13, 8).

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Di Admin (del 11/03/2010 @ 14:12:16, in Padre Vittorio 2008, linkato 1450 volte)

Nel Sacrificio Eucaristico Gesù rinnova il suo Sacrificio sulla Croce, ma non da solo. Egli unisce a sé la Chiesa e i presenti nel suo gesto redentivo, di glorificazione del Padre e di salvezza del mondo, e con la trasformazione del pane e del vino nel Suo Corpo e Sangue rende attuale la sua presenza nella Chiesa fino a unirsi intimamente ai presenti mediante la Comunione Eucaristica per fare di tutti un solo Corpo e un solo Spirito con Lui stesso.

Il Sacrificio Eucaristico non è quindi opera dell’uomo, ma di Cristo: è Dio stesso ad agire, e noi siamo coinvolti in questo agire di Dio.

Scrive il Card. Ratzinger: “Qui dovrebbe essere chiaro a tutti che le azioni esteriori sono del tutto secondarie… e ciò che conta è ciò che dà spazio all’azione di Dio. Chi ha capito questo comprende facilmente che ora non si tratta più di guardare il sacerdote, ma di guardare insieme il Signore e di andarGli incontro. La comparsa quasi teatrale di attori diversi, cui oggi è dato di assistere soprattutto nella preparazione delle offerte, passa semplicemente a lato dell’essenziale. Se le singole azioni esteriori (che vengono artificiosamente accresciute di numero) diventano l’essenziale della liturgia, e questa stessa viene degradata a un generico agire, allora viene misconosciuto il vero teodramma della liturgia, che viene ridotta a parodia.

La vera educazione liturgica non può consistere nell’apprendimento e nell’esercizio di attività esteriori, ma nell’introduzione nell’azione essenziale che fa della liturgia la potenza trasformante di Dio, il quale attraverso l’evento liturgico vuole trasformare noi stessi e il mondo. A questo riguardo l’educazione liturgica di sacerdoti e laici è oggi deficitaria in misura assai triste” (J. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, Ed. Paoline, pp.230, a p. 169s).

Lo spirito con cui dobbiamo partecipare al Sacrificio Eucaristico è indicato nell’Enciclica Mediator Dei con questo insegnamento di Pio XII:

“Gesù è vittima, ma per noi, sostituendosi all’uomo peccatore. Ora il detto dell’Apostolo ‘Abbiate in voi lo stesso sentire che fu in Cristo Gesù’ esige da tutti i cristiani di riprodurre in sé, per quanto è in potere dell’uomo, lo stesso stato d’animo che aveva il divino Redentore quando faceva il sacrificio di Sé, cioè l’umile sottomissione dello spirito, l’adorazione, l’onore, la lode e il ringraziamento alla somma Maestà di Dio; richiede inoltre di riprodurre in se stessi le condizioni di vittima, cioè l’abbandono di sé secondo i precetti del Vangelo, il volontario e spontaneo esercizio della penitenza, il dolore, l’espiazione dei propri peccati. Esige, in una parola, la nostra mistica morte in croce con Cristo, in modo che possiamo dire ‘Sono confitto in croce con Cristo’ “.

Molti si lamentano che la Messa sia ridotta a spettacolo. La Messa spettacolo infastidisce, ma non cesserà finché il celebrante sarà rivolto al popolo.

Il card. Ratzinger scrive. “L’idea della Messa come convito ha introdotto una clericalizzazione senza precedenti. Ora infatti il presidente diventa un vero e proprio punto di riferimento di tutta la celebrazione. Termina tutto su di lui.

E’ lui che bisogna guardare, è alla sua azione che si prende parte, è a lui che si risponde, è la sua creatività a sostenere l’insieme della celebrazione. Il sacerdote rivolto al popolo dà alla comunità l’aspetto di un tutto chiuso in se stesso…

Con lo stesso orientamento del sacerdote e del popolo … verso il Signore, non si chiudono in cerchio, ma come popolo in cammino sono in partenza verso il Cristo che avanza e ci viene incontro” (J. Ratzinger, Introduzione ecc. p. 76).

E ancora: “Resta essenziale, nella celebrazione eucaristica, il comune orientamento (del celebrante e del popolo). Non è importante lo sguardo rivolto al sacerdote, ma l’adorazione in comune, l’andare incontro a Colui che viene. Non il cerchio chiuso in se stesso esprime l’essenza (del Sacrificio Eucaristico), ma la partenza comune che si esprime nell’orientamento comune… Il sacerdote è forse più importante del Signore? Questo errore dovrebbe essere corretto il più presto possibile” (J. Ratzinger, Introduzione ecc. p. 77,79).

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Di Admin (del 11/03/2010 @ 14:26:53, in Anni di persecuzione, linkato 1415 volte)

Mai nella sua storia millenaria la Chiesa è stata perseguitata in maniera così vasta e cruenta, con un disegno anticristiano che dura da secoli. E' in atto

- una persecuzione diretta che produce ogni anno una trentina di uccisioni di missionari e migliaia di vittime dell'odio contro il Cristianesimo;

- una persecuzione indiretta che crea condizioni di difficoltà all'azione della Chiesa;

- e anche una perseczione indolore, impercettibile, ma più dannosa di tutte che produce peccato e apostasia.

Dissolta la dittaura comunista, attualmente il martirio è provocato sopratutto dall'Islam, che invade l'Europa per il disegno di globalismo massonico di fondere nazioni, culture, costumi e le stesse religioni sotto l'alta ispirazione esoterica, esigendo dalla Chiesa la rinuncia alla sua fisionomia salvifica. La persecuzione ha registrato punte di inasprimento anticristiano giunte fino alla crocifissione dei cristiani (Filippine...) e al genocidio (Armenia, Sudan...).

Il Grande Disegno

1. E' in atto da secoli una persecuzione indiretta e non meno sanguinosa data dal susseguirsi di rivoluzioni e guerre che vanno attuando il piano massonico di ridurre l'area cristiana fino a soffocare totalmente la Chiesa. E' il Grande Disegno elaborato fin dal Rinascimento nel movimento rosacrociano (Komenius...) e poi trasmesso alle massonerie, strumento dell'ebraismo e del protestantesimo, che hanno provocato le sanguinose rivoluzioni di questi ultimi secoli, da quella francese in poi, e le grandi guerre mondiali, volute per modificare gli assetti politici e religiosi dell'Europa.

Come era stato escogitato dalle logge (Lord Palmerston, Mazzini, ecc.), dalla prima guerra mondiale uscì distrutto quanto rimaneva dell'antico romano impero (Impero Austro-Ungarico) e lo zarismo russo, e con la rivoluzione di ottobre nacque il comunismo; dalla seconda guerra mondiale uscì rafforzato il protestantesimo ed ebbe espansione mondiale il comunismo, colossale strumento massonico di persecuzione dei cristiani, che ha provocato 220 milioni di morti in Russia, Cina, Cambogia, Vietnam, Cuba e molte altre parti del mondo.

Altre guerre e persecuzioni hanno indebolito le aree cristiane di periferia: l'Armenia, con il massacro di due milioni di cristiani da parte dei turchi (1914); la Spagna con la rivoluzione comunista (1935-39); il Libano, ridotto a stato musulmano (anni 1975-89); infine i Balcani con le guerre recenti.

Si pensi al peso di vite umane di tante guerre: la rivoluzione francese con 740.000 vittime; le guerre napoleoniche, durate un ventennio, che portarono al fronte milioni di soldati (nel 1799 scesero in campo 170.000 soldati di Napoleone contro 300.000 alleati dell'Austria; lo scontro di Eylau nel 1805 lasciò sul campo 27.000 morti russi e 20.000 francesi. Si pensi alle battaglie della Marna in cui le ondate di soldati si succedevano sotto il tiro delle mitraglie per i puntigli dei generali. Si pensi alle asprezze delle guerre di trincea, o nel deserto di Alamein. Tutti giovani cristiani stesi a profusione sui campi di combattimento per guerre provocate dall'orgoglio umano. La prima guerra mondiale fece in Italia 360.000 morti, la seconda 35 milioni nel mondo.

E ora avanza terribile la minaccia dell'Islam, strumento massonico di invasione dell'Europa, che ci ha dato un saggio della sua crudeltà anche nelle Due Torri di New York.

Per i padroni della guerra ha più valore una vita umana o un carro armato? I giovani che disobbediscono a Dio e abbandonano la Chiesa non rischiano di dover obbedire a simili padroni, che li armano di mitra per massacrasi tra loro?

2. La persecuzione, che si identifica globalmente nella rivoluzione anticristiana, ha radici molto lontane e si sviluppa soprattutto mediante le società segrete.

Fin dal quattrocento agivano i Rosacroce, che preparavano le varie ribellioni e i movimenti di dissidenza protestanti: Lutero (1517) risulta munito di un anello di rosacroce; Enrico VIII agisce sotto suggestione ebraica; il risacroce Comenius (+1671) delinea una nuova ecumene opposta alla Chiesa; con il protestantesimo la ribellione contro la Chiesa priva l'intero nord Europa dei sacramenti di salvezza: Confessione, Eucaristia...

L'unione europea nasce apostata dal Cristianesimo all'insegna della stella a cinque punte. La moneta italiana dell'Euro nasce con l'insegna dell'Adam-Cadhmon, simbolo dell'uomo nuovo emancipato da Dio.

Leggi persecutorie

Il punto di arrivo della rivoluzione è lo stato agnostico, gestito da atei che umiliano la religione con leggi ingiuste e immorali.

La fede cattolica è anzitutto posta in minoranza con la parificazione delle religioni. Il nuovo Concordato non considera più il cattolicesimo come religione dell'Italia, ma pone le varie confessioni sullo stesso piano. I musulmani avanzano la pretesa di cambiamenti giuridici in loro favore, ad esempio con il riconoscimento della poligamia e l'eliminazione dei crocifissi. Perfino il satanismo fruisce del diritto di cittadinanza in un paese di millenaria storia cattolica.

La massoneria si è battuta per le varie liberalizzazioni immorali riguardanti il divorzio, l'aborto, la pornografia, l'omosessualità, l'eutanasia, ecc.

La laicizzazione della scuola discrimina la scuola privata, che in Italia non è finanziata dallo stato: coloro che vogliono educare i figli in scuole cattoliche, oltre a pagare come gli altri le tasse allo stato con il diritto di una scuola paritaria, sono costretti a stipendiare ulteriormente la scuola privata dei propri figli. Altre offese alla fede risultano nell'insegnamento religioso, nei programmi scolastici (riduzione della memoria storica alla sola modernità), nell'eliminazione dei crocifissi, ecc. (v. anche sotto).

La Legge Mancino fornisce ai nemici della Chiesa perfino un'arma giuridica per la persecuzione dei cristiani (v. C. A. Agnoli, Legge Mancino 122 ecc., Ed. Civiltà, Brescia 1993).

L'attuale ordinamento giuridico appare più permissivo a favore dell'esaltazione del male (cortei di gay, G8, ecc.), che nella difesa della moralità e nella promozione del bene della famiglia e della persona.

La persecuzione culturale

Le persecuzioni politiche antictristiane sono abitualmente precedute da persecuzioni culturali. "Calunniate, calunniate: qualche cosa resterà!" diceva il massone Voltaire, uno squallido personaggio assurto oggi a modello di certi divulgatori culturali foraggiati da poteri anticristiani.

Il terreno alla rivoluzione francese fu arato dall'Enciclopedia e dai venditori ambulanti di libelli volterriani che diffamavano la Chiesa.

L'avanzata comunista ha sempre dato importanza enorme alla propaganda e ha privilegiato la classe degli intellettuali e la figura gramsciana del pensatore "organico", integrato nel sistema.

Attualmente la mentalità anticristiana è alimentata dal concerto dei media: giornali, riviste, spettacoli, e soprattutto quello strumento di suggestione popolare che è la TV conclamano la mentalità nuova, decisamente ostile al Critianesimo. Sotto l'affrettata etichetta di postcristiano è in atto una squallida mistificazione di fatti storici, e non aiuta certo l'obiettività dei giudizi la richiesta di perdono di errori passati giudicati fuori dal loro contesto storico. Le crociate condotte anche per salvare le spiagge dalle incursioni islamiche, l'inquisizione che nonostante gli invitabili difetti umani ha salvato l'Europa, la conquista dell'America Latina che ha liberato i popoli dagli orridi sacrifici umani (l'ultimo nel Mesico fu di 80.000 vittime), il caso Galileo e altri episodi sono sfruttati con intenti scandalistici contro ogni obiettività storica.

Uno degli ambiti più contesi per la mistificazione culturale è la scuola, cominciando da quella materna, nella quale elementi comunisti hanno dato pessima prova di sé. Basti consultare i libri scolastici per accorgerci delle manipolazioni in atto con la riforma Berlinguer, che ha depennato dall'insegnamento della storia tutto il passato anteriore alla rivoluzione francese, per dimenticare la storia della Chiesa, e al problema dell'insegnamento religioso, che declassa la religione cristiana al rango delle altre religioni. Molti insegnanti battezzati sono di fatto apostati che tolgono il crocifisso dalle scuole con il pretesto di non offendere gli alunni musulmani, o non ammettono il presepio né simboli natalizi né altri riferimenti cristiani.

La persecuzione dell'immoralità

La diffusione dell'immoralità e delle strutture del peccato è uno strumento di persecuzione che mira a soffocare l'anima cristiana.

Nella massonica Alta Vendita l'alto iniziato Volpe in data 9 agosto 1938 scriveva al suo collega Nubius: "Il Cattolicesimo, meno ancora della monarchia, non teme la punta di uno stile bene affilato, ma queste due basi dell'ordine sociale possono cadere sotto il peso della corruzione. Non istanchiamoci mai di corrompere. Tertulliano diceva a ragione che il sangue dei martiri era il seme dei cristiani. Ora è deciso nei nostri consigli che non vogliamo più cristiani: non facciamo dunque dei martiri, ma rendiamo popolare il vizio nelle moltitudini. Fa d'uopo che lo respirino nei cinque sensi, che lo bevano, che ne siano sature. Fate dei cuori viziosi, e voi non avrete più cattolici" (Delassus I, 248).

Si comprende come massoneria, comunismo, socialismo, radicalismo e altre istituzioni massoniche facciano di tutto per creare strumenti di corruzione: pornografia, in Italia nelle mani dei socialisti (v. Dalla Vedova, I padrini della pornografia), che inviavano ogni settimana un tir di stampe pornografiche in Spagna. Poi la droga, le discoteche, le liberalizzazioni... Il Piano Malthusiano massonico gestisce da decenni la strategia della corruzione perché, come sentenziò Malthus, "il modo migliore per controllare socialmente e demograficamente l'umanità è la diffusione del vizio e della immoralità" (v. Crescita Demografica Zero, ecc.).

Ricordiamo il sessantotto con la contestazione giovanile a base di droga, sesso, controcultura, preparato a lungo dal massonico istituto Tavistok di Londra e da ben individuati centri americani. I nostri giovani avevano tra le mani il Libretto rosso degli studenti, il fascicolo radicale Contro la famiglia e altri scritti affini, istigatori di ribellione e di impurità, e attualmente sono sedotti dai Centri Sociali e dalle sette sataniche. Discoteche, sale a luci rosse e altri ambienti di corruzione si sono moltiplicati per influsso di radicali, socialisti, comunisti.

Gli infiltrati

Un'altra arma persecutoria sono le infiltrazioni all'interno della Chiesa.

La massoneria, che opera nell'occulto, ha sempre tentato di insinuarsi nei ranghi della Chiesa per portarvi sconcerto. Alle origini del Modernismo troviamo massoni quali l'abate Roca. La critica alla storicità del Vangeli (Reimarius, Harnack, Bultmann...) è stata il primo colpo di piccone per introdurre il modernismo nella Chiesa e l'ultima picconata per estinguere la fede dello stesso protestantesimo.

E' risultato che fin dagli anni trenta nei seminari e nelle strutture eclesiastiche operavano infiltrati per suscitare contestazioni e suggestionare lo stesso clero in senso modernista.

Il comunismo è penetrato più volte nella Chiesa con le sue quinte colonne. Grande influsso ebbe al tempo del Concilio il Movimento Pax, fondato su commissione di Mosca da M. Piasecki, che agiva come suggestione modernista mediante le pubblicazioni di I.DOC (Chenu, ecc.), e che lanciò la teologia della liberazione nell'America Latina (v. Gnosi e Rivoluzione, pp. 69s; "Medjugorie" 50, 220s; 84, 22s).

Ricordiamo anche i vari Preti della Pace suscitati nei paesi dell'est e in Cina per creare un clero politicamente asservito al comunismo e dividere la Chiesa dall'interno. Anche attualmente il governo comunista cinese sostiene i Preti della Pace e perseguita il clero fedele al Papa.

La massoneria non cessa di infiltrare nella Chiesa i suoi adepti fino ai ranghi più alti del clero (vescovi e cardinali massoni fino in Vaticano).

"Perseguiteranno anche voi"

Di fronte a questo uragano di persecuzioni che mira a distruggere la Chiesa, quale sarà la nostra difesa? L'armatura di Dio: "Rivestitevi dell'armatura di Dio per poter resistere agli assalti del diavolo" (Ef 6, 15). Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte al vero orchestratore della lotta contro Dio, "colui che viene chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto l'orbe abitato" (Ap 12, 9). La fede ha un fondamento granitico e non teme gli assalti della ragione, perché il dono di Dio ci viene dato tramite l'intelligenza e la volontà. Teme il peccato e la debolezza del cuore che si lascia suggestionare dal male.

La persecuzione è un fatto inscindibile dalla vita della Chiesa. Gesù ha detto: "Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gv 15, 20). Anzi, più a monte, segna fin dalle origini la demarcazione tra il bene e il male, tra Dio e Satana. Fa parte del mistero della "Luce che illumina ogni uomo e le tenebre, che non l'hanno compresa" (Gv 1, 5), del mistero della libertà umana.

Gesù ha beatificato i perseguitati per la giustizia portandoli al vertice delle Beatitudini: "Beati siete voi quando vi oltraggeranno e perseguiteranno e mentendo diranno di voi ogni male per causa mia. Gioite ed esultate, perché grande sarà la vostra ricompensa nei Cieli. Così del resto hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi" (Mt 5, 10s).

La condizione del cristiano di fronte al mondo non è facile, e Gesù ci avverte: "Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe. Guardatevi dagli uomini, poiché vi tradurranno in tribunale, e nelle loro sinagoghe vi fagelleranno, e sarete per causa mia condotti davanti a governatori e re per rendere testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi avranno tradotti davanti a loro, non vi date pensiero di come parlerete o di quel che direte, poiché in quel momento vi sarà dato quel che dovrete dire, non essendo voi quelli che parlate, ma lo Spirito del Padre mio che parla in voi. Il fratello consegnerà il fratello perché sia messo a morte, e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo" (Mt 10, 16s; v. anche Mt 24, 9s; Lc 21, 12s). E' un avvertimento chiarissimo, con altre esortazioni di Gesù per le situazioni estreme, in cui non ci sarà altra via di uscita che fidarsi a occhi chiusi della grazia di Dio, una grazia che il Signore darà certamente a chi confida in lui. E' il momento in cui chi ama la propria vita la perde, e chi non rinuncia a tutto, anche alla propria vita, non può essere discepolo di Gesù (v. Lc 14, 33).

Con questo non dobbiamo esporci in modo imprudente e presuntuoso alle persecuzioni, ma essere semplici come colombe e prudenti come serpenti (v. sopra), e quando siamo perseguitati in una città, andare in un'altra (Mt 10, 23).

Infine Gesù ci invita a "pregare per i persecutori" (Mt 5, 44) perché si convertano, come fece Paolo, che grazie al martirio di Stefano divenne grande apostolo.

Gesù annuncia grandi tribolazioni per la fine dei tempi, ma anche nel procedere della storia annunzia un'abominazione desolante (Mt 24, 15s), e gli Apostoli mettonno in guardia dall'Anticristo che si oppone a tutto ciò che è di Cristo (v. 1Gv 4, 1s), di "defezione per il manifestarsi dell'uomo dell'empietà e figlio di perdizione, l'avversario che si innalza al di sopra di quanto viene chiamato Dio ed è oggetto di venerazione, fino ad assidersi nel tempio di Dio, proclamando di essere Dio lui stesso" (1 Ts 2, 3s).

Questa situazione non è forse attuale nel momento in cui la massoneria sembra al termine della sua lunga marcia per imporre a tutti l'umanesimo ateo? La moneta fondamentale dell'euro italiano porta l'emblema dell'Adam-Cadhmon (disegno di Leonardo da Vinci) assunto dalla massoneria come simbolo del nuovo umanesimo anticristiano e ateo, annunziato chiaramente fin dal 1865 dall'alto iniziato Lafargue: "La rivoluzione è il trionfo dell'uomo su Dio" (Delassus I, p. 32). Ma che ci dice l'Apostolo Giovanni? "Tutto ciò che è generato da Dio vince il mondo, e l'arma invincibile che ha vinto il mondo è questa: la nostra fede" (1 Gv 5, 4).

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