Permettimi, o Signore, di aprirmi il cuore alla tua Presenza per dirti tutto il mio amore.
Tu m’innamori della tua presenza, o Gesù, gran Signore della Vita! Al tuo convito l’anima rapita adora con profonda riverenza.
Prima del tempo in eterno Tu sei nel tuo Regno di Luce infinita! (Messa, Can. 4).
La riflessione sulla nostra Fede mi porta innanzitutto a riflettere sull’eternità di Dio che precede ogni atto creativo.
Tu, o Gesù, vivi nell’infinita felicità trinitaria, nella quale il Padre genera il Figlio, con Lui unito nell’ineffabile amore dello Spirito Santo. E’ un Dio solo in Tre Persone distinte, ciascuna specchio perfettissimo dell’altra, e i Tre insieme sono Luce spirituale purissima di un solo Dio. Dio è Luce, e in Lui non ci sono tenebre (1 Gv 1, 5).
Tutto è creato in Te!
Per Te create, a Te sono volte tutte le cose, e tutto sussiste in Te! (Col 1, 16).
Nell’atto creativo tutto rispecchia l’indole unitaria e trinitaria di Dio, e l’intero creato nella sua struttura profonda rende gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Ogni generazione parte dai Tre: padre, madre e loro unione generatrice del figlio. Nel matrimonio ogni figlio fonde nel proprio essere i lineamenti del padre, della madre, e più a fondo l’immagine del Creatore: Creò l’uomo a immagine di Dio (Gn 1, 27).
Tu solo sei buono e fonte della vita, e hai dato origine all’universo per effondere il tuo Amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della tua Luce (Messa, Can. 4).
La Creazione pone l’essere al di fuori di Dio, ma in radicale dipendenza da Dio stesso. Se cessasse l’influsso creativo, la creatura ricadrebbe nel suo nulla originario.
La Creazione è atto gratuito della Bontà di Dio, che è la Fonte della Vita. Nessuno può vantare qualcosa di fronte all’Altissimo: ciò viene dimenticato quando ad esempio Dio toglie un bimbo alla famiglia, una donna al marito, le ricchezza a un possidente: non resta che dire, come Giobbe: “Dio ha dato, Dio ha tolto, il suo Nome sia benedetto!” (Gb 1, 21).
Tutto è grazia, anche nell’ordine naturale, ed è dovere rendere grazie a Dio in ogni situazione, non come i pagani, i quali, pur conoscendo Dio, non gli hanno reso grazie (Rm 1, 21).
In ogni situazione Dio coopera al bene di coloro che lo amano (Rm 8, 28). Non esistono in Dio intenzioni malefiche, neppure quando castiga, perché Dio, Bontà purissima, non può essere tentato al male (Gc 1, 13).
Se un uomo, creato libero, si oppone a Dio e lo bestemmia, Dio misericordioso mira alla sua conversione, ma se il peccatore insiste nell’opposizione perversa, Dio può ritirarsi da lui, e al suo posto si insedia Satana, lo spirito ribelle che provoca malessere e guai anche in questa vita, come malattie, disgrazie improvvise, discordie in famiglia, fino alla dannazione eterna. Dio da parte sua non gode della morte del peccatore, ma che si converta e viva (v. Ez 18, 32 ).
Se Dio punisce, è sempre e solo per il bene, perché quale è quel figlio che non sia corretto dal padre? Se il Signore ama qualcuno, lo corregge, e sferza ogni figlio (v. Eb 12, 5s). Gesù chiede a noi che siamo perfetti come il Padre che è nei Cieli (Mt 5, 48), e rispecchiamo la perfezione di Colui che ci ha creati.
Luce di Verità, fuoco d’Amore Fonte di Vita che allieti il deserto, tutti disseta al tuo Costato aperto con l’acqua e il sangue rigeneratore!
Uno sguardo penetrante sulla Creazione ci rivela sa Sapienza, l’Onnipotenza, la bontà di Dio.
Un raggio di luce è una meraviglia tale da far cadere in ginocchio anche il più restio degli scienziati. La sua velocità vertiginosa (300 mila chilometri al secondo!), l’energia con la quale ci giunge dagli ammassi stellari anche dopo miliardi di anni-luce, la sua struttura ondulatoria, i vari colori determinati dalla variazione di frequenza, ci danno un’idea della precisione matematica con cui Dio ha progettato ogni elemento della natura. Se la luce cambiasse anche minimamente di frequenza o di velocità, l’arcobaleno non sarebbe più possibile. Il mondo atomico e subatomico è di tale precisione matematica, che gli scienziati oggi possono calcolare l’età del mondo materiale e indagare la struttura dei quasars.
Quale meraviglia è l’acqua per le sue proprietà fisiche, la sua presenza indispensabile alla vita!
Nell’atto di creare la luce, Dio vide le sue possibili materializzazioni, dagli atomi dei numerosi elementi, elaborati dalle galassie stellari, alla clorofilla che apre le porte alla vita nella materia, alle cellule germinali, capolavori dell’ingegneria divina che contengono tutte le istruzioni per lo sviluppo dei corpi vegetali e animali. Pensiamo ad esempio agli alveari delle api, costruiti col minimo di cera e il massimo di capienza e solidità. Pensiamo all’agilità dei volatili o degli scoiattoli, alla moltitudine sconfinata dei viventi nelle acque, alla varietà inesauribile dei fiori e dei vegetali. Dai minerali ai viventi unicellulari fino a quelli più complessi, è un mondo tessuto di intelligenza che Dio ha affidato alla conoscenza dell’uomo: milioni di scienziati esplorano l’opera di Dio senza mai raggiungerne il fondo.
L’estensione sconfinata delle galassie, distanti miliardi di anni luce da noi, ci dà l’idea dell’Onnipotenza del Creatore. Ogni stella, ogni pianeta ha una sua vita particolare (v. Il romanzo della materia), esistono estensioni di antimateria, e oggi gli scienziati si affaticano a individuare la natura dei buchi neri, ipotizzando che siano addirittura semi di galassie.
Ti rendo grazie per la gloria immensa che si sprigiona da tutto il creato, e sulla Croce, dal cuore squarciato aduna il mondo intero alla tua mensa!
Centralità redentiva della Croce
Il Figlio, Verbo eterno del Padre, ne ha una conoscenza perfetta, ne vede la Maestà, la Santità e l’infinita Perfezione, e animato dallo Spirito Santo che lo fa Uno con il Padre, arde di Amore per il Padre, e un impulso di Amore infinito lo spinge a immergersi nella realtà creata per rendere al Padre la gloria che Gli è dovuta: una gloria adeguata all’infinità di Dio che solo il Figlio è in grado di rendergli in quanto è Dio Lui stesso: “Padre, Io Ti ho glorificato” (Gv 17, 4). “Sia santificato il tuo nome!” (Mt 6, 10).
Come Sapienza eterna, che insieme con il Padre ha creato il mondo, ne ammira anche la libertà concessa alle creature fatte razionali a immagine di Dio, Angeli e uomini.
Nella libertà è insita anche la possibilità di peccato, e il Figlio rende gloria al Padre anche per questa libertà, che offre a Dio un attributo nuovo: la possibilità di esercitare la Misericordia.
La visione del peccato delle creature, Angeli e uomini, accende il Figlio di zelo per la gloria di Dio, e lo spinge a immergersi nel più profondo dell’abisso del male e del dolore umano.
Nell’agitarsi immane delle genti nulla è più grande di Te crocifisso! O d’ardimenti e di torture abisso, fammi conforme ai tuoi sentimenti!
Occorre riflettere sulla portata insondabile di questa immersione: il Verbo sapeva in modo perfetto che cosa lo attendeva facendosi uomo e affrontando la Croce: l’Incarnazione è un atto di immenso coraggio del Figlio di Dio, che possiamo solo minimamente misurare riflettendo sulla realtà di Gesù, sulla sua vita, passione e morte in croce. Ogni particolare ci aiuta a capire e adorare.
Occorre inoltre riflettere che il fine dell’Incarnazione con quanto essa ha comportato era certo la redenzione dell’uomo, ma era soprattutto la glorificazione del Padre: Dio è Santità infinita, e l’uomo è solo creatura. Il Figlio vedeva la distanza incolmabile tra il Padre e noi. Non può essere che così: Omnia per semetipsum operatus est Deus (Prov 16, 4): tutto da Dio è stato creato per la sua gloria, “e la mia gloria non la do ad altri” (Is 42, 8; 48, 11). La gloria è la luce che emana dall’essere, è inscindibile dalla perfezione. Si tratta di un diritto inalienabile, al quale Dio non può rinunciare per sua stessa natura.
Occorre infine meditare sulla centralità della Croce quale capolavoro della Sapienza divina. Scrive l’Apostolo: “Sta scritto: manderò a male la saggezza dei savi e renderò vana l’intelligenza degli intelligenti…Non ha forse Dio reso stolta la sapienza di questo mondo?… I giudei chiedono miracoli, i greci ricercano sapienza, noi invece predichiamo Cristo crocifisso, che è uno scandalo per i giudei, una stoltezza per i pagani, ma per quelli che da Dio sono chiamati, siano essi giudei o greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Sì, la stoltezza di Dio è più sapiente di tutta la sapienza umana, e il debole di Dio è più forte di tutta la potenza umana” (v. 1 Cor 1, 17s). E per quanto lo riguarda, Paolo si propose di non saper altro che Gesù Cristo, e Gesù Cristo crocifisso.
Chi non comprende il senso della Croce è da Paolo chiamato nemico della Croce di Cristo (Fp 3, 18), come lo sono quei teologastri che non vogliono saperne di valore sacrificale della Messa e mirano a ridurla a semplice rito conviviale.
Per questo la Croce rimane il segno del Figlio dell’Uomo (Mt 24, 30). Vediamo come la Chiesa, memore del valore redentivo della Croce, inizia ogni azione liturgica con il segno della Croce, innalza la Croce sugli altari e gli edifici, benedice col segno della Croce, invita a collocare la Croce nelle scuole e nei luoghi pubblici per ricordare che il segno della Croce in tutte le sue forme deve dominare la vita cristiana: solo i segnati da questo Tau sono i salvati (Ez 9, 4s; Ap 7, 3s).
La Croce è l’Albero della Vita (S. Alberto) piantato da Dio nel giardino terrestre della sua Chiesa. Tutti viviamo dei suoi frutti. Gesù stesso ha disposto che la sua passione e morte in Croce si rinnovino ogni giorno in modo sacramentale nel Sacrificio Eucaristico: “Fate questo in memoria di Me” (1 Cor 11, 24). La tendenza luterana a ridurre la Messa a semplice commemorazione simbolica è ostilità di nemici della Croce.
La Croce è l’Albero della Vita i cui frutti vengono colti ogni giorno mediante la Comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo: “In verità vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell’Uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in Me, e Io in lui. Come il Padre, il Vivente, ha mandato Me, e Io vivo per il Padre, così pure chi mangia di Me vivrà per Me” (Gv 6, 53s).
Sant’Alberto, grande Dottore della Chiesa, commenta: “Gesù ci istruisce su ciò che è utile per ricevere la sua santificazione. Ora la sua santificazione consiste nel suo Sacrificio (Sacrum faciens!), in quanto nell’oblazione sacramentale si offre per noi al Padre e si offre a noi in comunione. ‘Per questo Io consacro Me stesso’ (Gv 17, 19). Cristo, che per mezzo dello Spirito Santo offrì Se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire al Dio vivente” (S. Alberto).
La mediazione di Maria
Verbo Incarnato, Figlio di Maria, Uno col Padre e lo Spirito Santo, in Te adoriamo Dio Tre volte Santo, Roveto Ardente nell’Eucaristia!
L’Incarnazione del Verbo esigeva la creazione di una Madre, e Dio vi ha provveduto mediante Maria. Dio la circondò di una Provvidenza tutta particolare: la volle Immacolata, esente dal peccato; la volle Vergine, perché non conveniva che il Figlio di Dio fosse seme di uomo; la elesse Regina dell’intera creazione perché Madre del Cristo.
Maria, Donna vestita di Sole, perché Tabernacolo dell’Altissimo, è anche primizia e figura della Chiesa, che ne condivide la missione corredentrice in unione con Cristo.
Schiere innumerevoli di Angeli stanno davanti a Te per servirti, contemplano la gloria del tuo volto, e giorno e notte cantano la tua lode. Insieme a loro anche noi, fatti voce di ogni creatura, esultanti cantiamo! (Can. 4 .)
Come Regina Maria fu presentata agli Angeli. Parte di essi adorarono con profonda ammirazione il disegno di Dio, parte però si ribellarono al pensiero che una donna, di natura molto inferiore a quella angelica, fosse eletta Regina degli Angeli. La ribellione provocò l’inferno.
Gli Angeli sono puri spiriti liberi dai condizionamenti materiali. Michele, Gabriele e Raffaele sono arcangeli, colossi del Paradiso, che assistono la Chiesa con il loro immenso potere. Ma Dio ha affidato alla cura di un Angelo custode ogni essere umano, come afferma Gesù stesso: “Non disprezzate alcuno di questi piccoli, perché Io vi dico che i loro Angeli vedono incessantemente il volto del Padre mio che è nei Cieli” (Mt 18, 11s).
Ti ringrazio di avermi creato!
Come Gesù, io devo dire: “Padre, non hai voluto sacrifici né oblazioni, ma mi hai formato un corpo. Allora dissi: ‘Eccomi, come per me è scritto, a fare, o Dio, il tuo volere’… Per questo volere siamo santificati” (Eb 10, 5s).
Io ho un corpo affidato alle mie cure, ma la cui natura materiale sfugge alla mia comprensione. Non so neppure come cresce un capello, e migliaia di scienziati si affaticano a investigare il corpo umano, scoprendo come l’occhio è fatto di sessanta milioni di antenne televisive protette ciascuna da doppia membrana e provviste di canalizzazione nervosa e perfino di canalizzazione dei detriti da epurare. Ci descrivono la perfezione dell’orecchio con le sue ventimila cordicelle e la perfetta aula di risonanza dei suoni. Oppure scoprono come l’interno dei vasi sanguigni è provvisto di tensione elettrostatica che impedisce l’insediamento di batteri. L’occhio è per la luce e la luce per l’occhio in una simbiosi insondabile. Così l’orecchio per il suono e il suono per l’orecchio, così per ognuno dei sensi.
Dio mi ha dato un’anima immortale, che imprime la sua indole sullo stesso corpo. Io sono autocosciente, controllo i movimenti dell’anima, penso e so di pensare, voglio e so di volere, ma la natura dell’anima è un segreto che sfugge totalmente alla mia comprensione: io sono mistero a me stesso. Dio solo possiede la chiave di questo mistero, tiene saldo nelle sue mani la chiave del mio essere e mi affida parte del divenire.
”Signore, tu mi conosci e mi scruti… Tu penetri di lontano il mio pensiero. Tu vagli il mio cammino e le mie soste… Dove potrei sottrarmi al tuo Spirito, dove sfuggire alla tua presenza? Se salissi al cielo, là Tu sei, se mi appiattassi nell’abisso, eccoti là. Se mi appigliassi ai lembi dell’aurora o abitassi l’estremo occidente, ivi pure mi accompagnerebbe la tua mano. Neppure le tenebre hanno per te oscurità, e la notte brilla come il giorno. Poiché Tu hai plasmato le mie viscere, mi hai formato nel grembo di mia madre. Non ti era occulto il mio essere pur se formato all’oscuro. I tuoi occhi vedevano le mie vicende che nel tuo libro erano tutte scritte con i giorni in cui dovevano prodursi quando non esisteva neppure uno. Ti ringrazio di sì mirabile prodigio: stupende sono le tue opere, e della mia persona prendesti grande cura (Sal 138).
La Chiesa è Gesù Eucaristia
In base alla Rivelazione la teologia definisce in vari modi la Chiesa. Nel Vangelo Gesù presenta Se stesso come la Fonte da cui essa scaturisce e viene alimentata, l’Anima che la tiene in vita, lo Sposo che la rende feconda e l’attende alle nozze eterne, l’Io profondo della Chiesa, che in Lui è fatta Donna vestita di Sole. Il Sole è Lui stesso.
Di fronte alla complessa realtà della Chiesa, come i Sacramenti, la Liturgia, i Pastori che la governano, i gradi gerarchici, le sue differenze geografiche, si impone come fondamento predominante la realtà divina del Verbo di Dio fatto Uomo. La Chiesa è innanzi tutto e soprattutto Gesù.
Il suo linguaggio in merito va colto nella sua concretezza espressiva: come Figlio di Dio, Gesù ha pieno diritto di mettere in risalto il proprio Io di Creatore e di Redentore. E’ questo Io, è unicamente questo Io che dà senso a ogni elemento della Chiesa. Riportiamo per convincerci le sue stesse parole.
Dove sono due o tre radunati nel mio nome, Io sono in mezzo a loro. Vi dico in verità che se due di voi si accorderanno sulla terra intorno a qualunque cosa da chiedere, sarà loro concessa dal Padre mio che è nei Cieli (Mt 18, 20, 19). Se mi chiederete qualcosa, la farò (Gv 14, 14). Qualunque cosa chiederete al Padre, Io la farò (Gv 14, 13; 16, 23).
Luce di Verità, Fuoco d’Amore, fonte di Vita che allieti il deserto, tutti disseti al tuo costato aperto con l’acqua e il sangue rigeneratore!
La presenza di Gesù in mezzo a noi si attua soprattutto nella riunione (ecclesìa) da Lui stesso istituita, e in modo tutto particolare nel Sacrificio Eucaristico.
Prendete e mangiate: questo è il mio corpo. Prendete e bevete: questo è il calice del mio sangue sparso per voi e per molti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di Me. E’ Gesù che genera la Chiesa intorno al Sacrificio della Croce da Lui stesso rinnovato nel Sacrificio Eucaristico. Ex corde scisso Ecclesia, Cristo iugata, nascitur: Dal Cuore squarciato di Cristo nasce la Chiesa sua Sposa.
Tu ‘innamori della tua Presenza, o Gesù, Gran Signore della Vita: al tuo Convito l’anima nutrita si colma di vigore e di sapienza!
Se non mangerete la carne del Figlio dell’Uomo non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno, perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in Me e Io in lui. Come il Padre, il Vivente, ha mandato Me, e Io vivo per il Padre, così pure chi mangia di Me vivrà per me (Gv 6, 54s).
La Chiesa attua in pienezza questa presenza ed efficacia nella Comunione Eucaristica: è Gesù stesso che raggiunge a uno a uno tutti i suoi figli per nutrirli del suo Corpo e del suo Sangue.
Nella Chiesa assistiamo ogni giorno a ondate di persone che si susseguono a ricevere il Pane di Vita. E’ Gesù che nutre tutti di Sé. Da Lui esce una forza che sana ogni malattia e ogni languore (Mt 4, 23 ecc.).
Alimentati del Pane di Vita e trasformati in Colui che adoriamo, un solo corpo d’amore formiamo germe immortale di gioia infinita!
Con Lui nell’Eucaristia la Chiesa è piena, senza l’Eucaristia la Chiesa è vuota, come le chiese protestanti, che oltre all’Eucaristia hanno eliminato anche il sacramento della Penitenza, il quale dispone a ricevere l’Eucaristia come conviene.
Alla Chiesa Gesù ha consegnato la Verità. Le ha consegnato Se stesso come Verbo del Padre e la sua Parola evangelica. Si è fatto garante della purezza del suo prezioso deposito sottoponendolo alle chiavi di Pietro con il carisma dell’infallibilità (Mt 16, 18s): “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. E a te darò le chiavi del regno dei Cieli, e ciò che legherai sulla terra resterà legato nei Cieli, e ciò che scioglierai sulla terra resterà sciolto nei Cieli”. E lo Spirito Santo conduce la Chiesa nel tempo verso la verità tutta intera (Gv 16, 13s).
Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo (Mt 28, 20).
Questa promessa di Gesù, fatta in modo solenne nel conferire la missione di predicare il Vangelo, di battezzare tutte le genti scacciando i demoni e guarendo ogni male, indica che dietro l’operare della Chiesa è Lui stesso a dirigere ogni cosa donando il suo Spirito.
Nel Sacrificio Eucaristico la Chiesa si alimenta di Verità alla duplice mensa della Parola e del Pane di Vita (Vaticano II).
Tutta la fatica di Gesù, dalla nascita alla predicazione fino alla morte in Croce e alla Risurrezione, tutta la sua vita si incentra nella fondazione del suo Regno sulla terra, il suo Regno si incentra nella Chiesa, e la Chiesa si incentra nella sua Presenza tra noi sino alla fine dei tempi, che è l’Eucaristia. L’Eucaristia è il cuore pulsante della Chiesa, e l’Io profondo della Chiesa è Lui, e lo sarà anche nella Vita eterna.
Nello splendore eterno che ho intravisto tutte s’eclissan queste forme vane, e l’unico mio anelito rimane inabissarmi ne cuore di Cristo!
Di fronte alla febbre di cambiamento che agitava tante coscienze (che cosa cambiare di fronte alla presenza viva di Gesù tra noi?), il card. Siri nella lettera pastorale al clero ammoniva:
“Si sente parlare di rinnovamento della Chiesa. Questo parlare può essere estremamente ambiguo. Voi sapete che nella sua sostanza e costituzione la Chiesa e quanto la Chiesa porta con sé sono per divina volontà immutabili. L’eterna Saggezza, superiore a tutte le sorprese di ogni rotazione di eventi, e il divino fermento messo dal Fondatore assicurano questo. Nella parte non sostanziale della sua disciplina, nella determinazione dei mezzi, nell’adattamento dei metodi di azione la Chiesa può aggiornarsi, senza violentare i limiti messi dal Salvatore. Essa non ha bisogno di cambiare nulla del suo sostanziale indirizzo. Si potrà parlare di vecchiaia di taluni cristiani, del mondo, ma non della Chiesa. La vecchiaia, l’agonia saranno di molte cose che camminano anche sui margini del Cristianesimo, ma non sono del Cristianesimo stesso e della Santa Chiesa di Dio. No. La polvere si potrà stendere su taluni uomini, sulle loro opere e sulla loro ignavia fuori uso, ma non sull’opera di Dio.
La Chiesa è giovane. La giovinezza non consiste nel vestire un abito nuovo, nell’essere truccati o neppure fortunati e comodi tra le vicende umane. La giovinezza sta nell’avere intimamente - le apparenze sono secondarie - intatto e fresco il tesoro della vita con la sua forza di ripresa, di ricupero, di difesa e di fecondità. La Chiesa ha tutto questo. A dimostrarlo - anche lasciando da parte gli argomenti diretti - basta osservare che essa è al centro di tutte le grandi competizioni. Al centro delle competizioni non ci stanno i vecchi: ci stanno i giovani.
Se una parte del mondo non è con la Chiesa, rimane però che la Chiesa è con se stessa ed è se stessa. Il non alterarsi sotto l’enorme pressione è segno che ha intatto il tesoro della sua freschissima vita. Che taluno non la guardi, non è segno che abbia perduto la sua bellezza, ma è segno che qualcuno ha perduto gli occhi. Che molti letterati siano dediti a dilettarsi d’orribili cose e di violenti rovesciamenti, non è segno che la verità del Vangelo sia meno forte: è solamente segno che c’è la punizione dell’accecamento per i troppi peccatori di superbia, di sensualità e di odio.
La Chiesa sarebbe invecchiata e attenderebbe di cambiare se queste cose avesse assorbito. La fiera distinzione, il fiero respingerle, il fiero rimanere altra da loro marca la sua freschezza.
Cari confratelli, mettiamoci bene in testa che non la Chiesa deve cambiare, bensì noi dobbiamo portare il sacrificio di aggiornare e aumentare continuamente il nostro lavoro per il bene delle anime” (riportato in “Chiesa Viva”, luglio 2003, p. 12).
Al soffio del tuo Spirito raduna l’intera umanità nella tua Chiesa: nel Cuore di Maria trovi difesa e intorno a Pietro sia rifatta una!
La Chiesa è Gesù! La Chiesa è Gesù Eucaristia! “ Gesù Cristo è sempre lo stesso: oggi, domani e per tutti i secoli” (Eb 13, 8).
Tu, o Gesù, ci prometti: “Ecco, Io vengo presto, ed è con Me la mia ricompensa per rendere a ciascuno secondo il suo operato. Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’Ultimo, il principio e la fine. Beati coloro che lavano le loro vesti, perché avranno diritto all’Albero della Vita… Lo Spirito e la Sposa dicono: ‘Vieni!” (Ap 22, 12s).
Come la luce che sposa il diamante, trasverbera il mio spirito assetato di Te, mio eterno amore innamorato, e mi consumi il tuo Spirito amante!
“Sapessi chi è Gesù!” esclamano coloro che entrano in Paradiso (Prof. Mor).
Dina Mite