L’Eucaristia è il compimento dell’Incarnazione del Verbo, è il Memoriale della morte di Gesù in Croce per unirci a Sé nella Risurrezione. L’Incarnazione ha inizio in Maria, creata Immacolata, fatta Madre Vergine del Figlio di Dio, congiunta alla sua Passione come nostra Corredentrice: “Ecco la vergine che concepisce e partorisce un figlio e gli porrà il nome Emmanuele”, il “Dio con noi” (Is 7, 14). “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1, 14) in Maria. Gesù è quindi carne di Maria.
Tutta la vita di Gesù si impregna di Maria, da quando Lei lo concepisce e lo porta nel suo grembo verginale, a quando nasce a Betlemme, lo porta con Giuseppe in Egitto, gli insegna il linguaggio e i primi passi, lo cerca affannosamente e lo ritrova nel tempio, lo contempla a Nazaret, lo accompagna alle nozze di Cana ottenendo il miracolo dell’acqua in vino, lo segue trepidante nella predicazione, lo accompagna al Calvario partecipando alla sua passione con la spada nel cuore (Lc 2, 35; Gv 19, 25s). Tra Gesù e Maria, che ascolta le sue parole e le medita nel suo cuore (Lc 2, 19), c’è un’osmosi reciproca, soprattutto spirituale, perché “beato chi ascolta la mia parola e la mette in pratica (Lc 11, 18), e “chi fa la volontà del Padre mio”(Mt 12, 50).
I Due sono una carne sola
Nell’Eucaristia è quindi Maria fatta sangue del suo Figlio e spirito del Figlio da lei concepito in Spirito Santo (Lc 1, 35).
Partecipando al Sacrificio Eucaristico ci mettiamo a fianco della Madre sua presente ai piedi della Croce (Gv 19, 25). Ricevendo Gesù nella Comunione riceviamo in Lui la carne, il sangue e lo spirito di Maria, che è pienamente configurata con Lui (v. Rm 8, 29). “Maria che ci ha dato - in Gesù - la carne della sua carne, le ossa delle sue ossa, non cessa di darci nell’Eucaristia questa dolce e verginale vivanda celeste” (S. Alberto Magno).
San Giacinto, domenicano, per evitare una profanazione dell’Eucaristia corse a prendere le ostie consacrate per metterle in salvo, e mentre le portava via strette al petto, udì una voce venire dalla statua di Maria posta accanto all’altare: “E come? Porti via Gesù senza portar via anche me?”. Il santo si fermò sorpreso, capì il richiamo, ma non sapeva come fare a portar via anche la statua. Incerto, si avvicinò ad essa per cercare di prenderla con la sola mano libera, ma non ci fu bisogno di sforzo alcuno, perché la statua si era fatta leggera come piuma.
“Non separi l’uomo ciò che Dio ha unito”
A chi voleva mettere santa Bernardetta in difficoltà con la domanda imbarazzante “Ti piace di più ricevere la Santa Comunione o vedere la Madonna nella grotta?“, essa rispose: “Che domanda strana! Sono cose che non si possono separare. Gesù e Maria sono sempre insieme!”. “I due sono una carne sola, e l’uomo non separi ciò che Dio ha unito!” (Mt 19, 6).
Maria è il tabernacolo di Gesù. E’ una immagine che appare in certi ostensori eucaristici del passato, che rappresentavano la statua della Madonna con un incavo nel petto per collocarvi l’Ostia. In certe chiese di Francia i tabernacoli erano inseriti nella statua di Maria Assunta. Sant’Agostino ci insegna: “Il Verbo è nutrimento degli Angeli. Gli uomini non hanno la forza di nutrirsi di Lui, eppure ne hanno bisogno. Occorre trovare una madre che mangi di questo Pane soprasostanziale e lo trasformi in latte per nutrire i suoi poveri figli. Ecco allora Maria: essa si nutre del Verbo e lo trasforma nella santissima Umanità, in Corpo e Sangue, in questo latte soavissimo che è l’Eucaristia”.
E sant’Ilario, Dottore della Chiesa, insegna: “La gioia più grande che possiamo dare a Maria è quella di portare Gesù in noi”. La sua materna unione con Gesù diventa unione anche con chi si unisce a Gesù nella santa Comunione.
E’ quindi naturale che nei grandi e nei piccoli santuari mariani si sviluppa sempre la pietà eucaristica, al punto da poterli considerare anche santuari eucaristici, come Loreto, Lourdes, Fatima, Guadalupe, Medjugorje.
Ricevendo Gesù nell’Eucaristia, chiamiamo in aiuto alla nostra devozione la sua Santa Madre. San Luigi Grignon di Monfort ha un grazioso formulario di preparazione, adorazione e ringraziamento alla Santa Comunione insieme con Maria.
“Non tu costruirai una casa a Me, ma Io a te”
Il Re Davide vuol costruire un tempio al Signore. Dio gli manda il profeta Natan a dirgli: “Credi tu di edificarmi una casa per mia dimora?”. Non tu mi costruirai una casa, ma Io costruirò una casa a te. Tu pensi a una casa di pietre e legnami. Io penso a una casa di generazioni, una casa di re che saranno tuoi discendenti nei secoli. Anzi: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti, Io susciterò dopo di te la tua prole, colui che uscirà dalle tue viscere, e ne confermerò il regno: Lui costruirà una casa in mio nome, ed Io ne perpetuerò il trono regale. Io gli sarò Padre, ed Egli mi sarà Figlio… La tua casa e il tuo regno sarà stabile per sempre dinnanzi a Me, e il tuo trono si manterrà in eterno” (v.2 Sam 7, 1s).
Nel Vangelo vengono riportate due genealogie di Gesù, due serie di antenati e re che precedono la venuta di Gesù. Una serie arriva a Giuseppe (Lc 3, 23s), l’altra indirettamente a Maria tramite Giuseppe (Mt 1, 1s). Questi due elenchi non riportano solo i nomi di persone sante, ma anche di peccatori, come lo stesso Davide e Salomone che è figlio del grande peccato di Davide per l’uccisione di Uria l’ittita (2 Sam 12-13).
La donna non entra in genealogia. Al più è ricordata in obliquo, come Tamar, Ruth e Bersabea. Ma Dio non la pensa così, e come al solito sceglie le cose che non sono per annientare quelle che sono (1 Cor 1, 28). Salvo eccezioni, i re di Gerusalemme sono stati infedeli. Dio lascia i re e sceglie Maria.
Con Maria l’elenco dei re si spezza: sono tutti maschi, re più o meno gloriosi, ma Gesù non nasce da uomo: nasce per via femminile da Maria, che è vergine e dice all’Angelo: “Come avverrà questo, se io non conosco uomo?”. L’Angelo non le dice: “Beh, lo conoscerai”. Le dice invece: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, e tu darai alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù. Sarà grande, Figlio dell’Altissimo, e Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà fine”.
Davide vive mille anni prima del Redentore. Giacobbe millecinquecento anni prima. Gesù quindi sarà anche figlio di Giacobbe o Israele, e figlio di Abramo, e sarà Re per sempre. E’ un altro riferimento all’elenco dei predecessori di Maria e di Giuseppe. Dio ha visto tutto di lontano, millecinquecento anni prima di Gesù, pensa le cose dall’eternità e le porta a compimento a tempo giusto, nella pienezza dei tempi (Gal 4, 4).
La nascita di Gesù non avviene per via di uomo, per fecondità di uomo, ma per fecondità dello Spirito Santo che è Dio. Non avviene in forza della carne, ma dello Spirito, perché Gesù è il Figlio di Dio, il Verbo del Padre coeterno con il Padre e lo Spirito Santo.
Avviene per via verginale. La carne a Gesù è data da Maria: è filtrata dalla Immacolata Concezione e dalla Verginità di Maria che non ha mai peccato. Quindi i peccati dei peccatori più o meno grandi che hanno preceduto Maria non entrano in lei, non entrano in Gesù.
Qual è la risposta di Maria all’Angelo? Non è “Io compirò, io farò”. E’ invece: “Si faccia di me, avvenga di me quello che hai detto. Io sono la serva del Signore”. E’ come dire: quest’opera così grande non è portata avanti da me, ma da Dio stesso, e io mi metto a sua disposizione perché Dio porti avanti ogni cosa. Tutto dipende da Dio, e Dio sa quello che fa.
E’ un grande insegnamento. Quando noi ci troviamo in difficoltà ci lamentiamo con Dio, fino a bestemmiare. Noi manchiamo di fede, non crediamo che in ogni situazione Dio agisce per il nostro bene e porta a compimento ogni cosa da pari suo. Non c’è nulla che possa nuocerci se ci affidiamo a Dio: “In ogni cosa Dio concorre al bene di coloro che lo amano” (Rm 8, 28), con precisione più che matematica. Diciamo a Dio come Maria: Signore, mi fido di te a occhi chiusi. Tu sai quello che fai. Porta avanti tu la tua opera in me.
Il Signore vuole da noi questa chiave. In noi stessi ha un progetto di santità, ma vuole che noi ci affidiamo a Lui. Diciamo: Signore, sono tutto tuo: mi trovo di fronte a una selva oscura, non vedo dove sbocca questo sentiero buio, ma tu lo vedi. Mi fido di te.