Gesù è presente nell’Eucaristia come Sommo ed Eterno Sacerdote.
Egli non rivestì mai i paramenti sacerdotali. Nel Vangelo appare come uno che annunzia il Vangelo, scaccia i demoni e opera prodigi. Con i sacerdoti leviti del tempio è in rotta, perché ne denunzia la infedeltà alla loro vocazione. Fin da quando i magi vennero a rendergli omaggio, nessuno di essi si mosse a visitarlo, benché sapessero dalle Scritture che sarebbe nato a Betlemme. Saranno anzi i sommi sacerdoti Anna e Caifa a provocargli la morte in croce. Non poteva quindi, Gesù, professarsi sacerdote secondo la tradizione dei figli di Levi.
L’apostolo Paolo dice che Gesù è “Sacerdote in eterno, del tipo di Melchisedec” (Eb 7, 17), e non levitico (Eb 7, 12), e spiega: “Melchisedec, re di Salem, sacerdote di Dio Altissimo, che si fece incontro ad Abramo reduce della disfatta dei re e lo benedisse e da lui ricevette la decima parte di tutto il bottino,… porta il nome che significa ‘Re di Giustizia’ (v. Gn 14, 18s). Poi è detto anche ‘Re di Salem’, ossia ‘Re di Pace’, e ci si presenta senza padre, senza madre, senza genealogia: non hanno principio i giorni di lui, né termine la sua vita. Assomigliato così al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre” (Eb 7, 1s). Personaggio misterioso, che nella Scrittura si presenta come sacerdote ma senza riferimenti alla sua origine, è figura del Sommo Sacerdote Cristo Signore le cui origini sono nell’eternità.
Nella sua vita terrena Gesù non esercitò mai un sacerdozio rituale, ma fu sacerdote in forza del suo essere mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tm 2, 5). Il suo è sacerdozio esistenziale, è nel suo essere Figlio di Dio e al tempo stesso Figlio dell’Uomo (v. Dan 7, 16, ecc.), collocato come ponte (Pontifex, facente da ponte) tra due versanti, quello di Dio e quello dell’uomo per interpretarne le reciproche esigenze.
Con il suo sacrificio (da sacrum facere) rende sacro a Dio l’uomo peccatore, lo consacra nella Verità (v. Gv 17, 19: “Io consacro me stesso perché essi siano consacrati nella Verità”), li rende veri adoratori che adorano Dio in Spirito e Verità (Gv 4, 23).
Il suo sacerdozio coincide quindi con l’intera Incarnazione, che inizia nel tempo e rimane in eterno, e ha il suo culmine nel Sacrificio della Croce, reso perenne nel Sacrificio Eucaristico. La Lettera agli Ebrei ne illustra ulteriormente il significato:
“Noi abbiamo un grande Sommo Sacerdote penetrato nei Cieli, Gesù, il Figlio di Dio. Teniamoci dunque stretti alla nostra professione di fede, poiché il nostro Sommo Sacerdote non è incapace di compatire le nostre debolezze, ma le ha provate tutte a somiglianza nostra, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con franchezza al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare grazia di essere soccorsi al momento opportuno.
Infatti ogni sommo sacerdote, venendo assunto di mezzo agli uomini, è costituito nei rapporti con Dio per offrire oblazioni e sacrifici espiatori, sapendo benignamente compatire quelli che peccano per ignoranza o errore, perché anch’egli va soggetto a debolezze e per esse deve, come per il popolo così anche per sé, offrire espiazioni.
Né alcuno si prende da sé tale dignità, ma chiamatovi da Dio. Così anche Cristo non si arrogò da Sé l’onore d’essere fatto Sommo Sacerdote, ma l’ebbe da Colui che gli disse: ‘Figlio mio sei Tu: Io oggi ti ho generato’, e altrove gli dice: ‘Tu sei sacerdote in eterno al modo di Melchisedec’. Egli nei giorni della sua vita mortale con forte grido e lacrime innalzò preghiere e suppliche a Colui che poteva salvarlo dalla morte, ed essendo esaudito per la sua deferenza, benché fosse Figlio, dai patimenti sofferti sperimentò la sottomissione, e reso perfetto divenne autore di salvezza eterna per tutti i sottomesi a Lui, proclamato da Dio Sommo Sacerdote alla maniera di Melchisedec” (Eb 4, 14s; 5, 1s). Questo brano riassume vari elementi di dottrina sopra esposti, mentre altri sono illustrati nella Lettera agli Ebrei che è il documento fondante della dottrina sacerdotale.
Il Sacerdozio nella Chiesa
Nell’esercizio del suo sacerdozio Gesù unisce a sé la Chiesa intera soprattutto nell’azione liturgica. La liturgia infatti è definita da Pio XII “Culto integrale del Corpo Mistico, ossia del Capo e delle Membra” (Mediator Dei), mentre il Concilio la definisce “l’esercizio del sacerdozio di Cristo” (SC 7c). E spiega:
“Per realizzare un’opera così grande - la nostra salvezza - Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. E’ presente nel Sacrificio della Messa, sia nella persona del ministro, ‘Egli che offertosi una volta sulla croce offre ancora Se stesso tramite il ministero dei sacerdoti, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. E’ presente con la sua virtù nei Sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. E’ presente nella sua Parola, poiché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura. E’ presente infine quando la Chiesa prega e loda, Lui che ha promesso: ‘Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono Io in mezzo a loro.
In quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini sono santificati, Cristo associa sempre a Sé la Chiesa, sua Sposa amatissima, la quale prega il suo Signore, e per mezzo di Lui rende il culto all’eterno Padre. Giustamente perciò la Liturgia è ritenuta come l’esercizio del Sacerdozio di Gesù Cristo” (SC 7).
Al suo Sacerdozio Gesù associa in particolare i Vescovi e i Presbiteri (Preti): “Essi, in virtù del sacramento dell’Ordine, a immagine di Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote sono consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino quali veri Sacerdoti del Nuovo Testamento… E soprattutto nel culto eucaristico o sinassi, dove agendo in persona di Cristo e proclamando il suo mistero, uniscono le preghiere dei fedeli al Sacrificio del loro Capo, e nel Sacrificio della Messa rappresentano e applicano, fino alla venuta del Signore, l’unico Sacrificio del Nuovo Testamento, quello cioè di Cristo, il quale una volta per tutte offrì se stesso al Padre quale Vittima Immacolata” (LG 28).
Tale è il Sacerdozio Ministeriale istituito da Gesù stesso eleggendo i suoi Apostoli per dispensare nella sua Chiesa i frutti della sua Redenzione.
Infine al suo Sacerdozio Gesù associa anche i laici quali membra vive del suo Corpo Mistico: tale è il Sacerdozio Battesimale di tutti i credenti (v: LG 34, AA 2, ecc.).
Sacerdos alter Christus
Si comprende come la Chiesa è Cristo stesso: i membri della Chiesa uniti a Lui come tralci alla vite (Gv 15, 1s) mediante la grazia santificante sono suo Corpo Mistico, ma Lui è la fonte, l’alimento, la guida: la Chiesa è la Donna vestita di Sole, ma il Sole è Lui che tutto illumina, tutto santifica, tutto sostiene, tutto alimenta alla mensa della sua Parola e dell’Eucaristia. La Chiesa è Gesù Eucaristia.
Si comprende anche la dignità del Sacerdote e il rispetto dei santi per i ministri di Dio. Il Sacerdote si identifica con Cristo soprattutto nella celebrazione del Sacrificio Eucaristico prestando la sua voce per rendere attuale il Sacrificio della Croce.
Chi è il Sacerdote
Tutti i benefici di Dio non ci servirebbero a nulla senza il Sacerdote. A che servirebbe una casa piena di oro se non aveste chi ne apre la porta? La chiave dei tesori celesti è nelle mani del Sacerdote: egli è colui che apre la porta, è l’amministratore del buon Dio, l’amministratore dei suoi beni.
La lingua di un Sacerdote da un pezzo di pane ne fa un Dio. E’ più che creare il mondo! Se io incontrassi un Sacerdote e un Angelo, saluterei il Sacerdote prima dell’Angelo: questo è amico di Dio, ma il Sacerdote tiene il suo posto. Il Sacerdozio è l’amore del Cuore di Gesù. Quando vedete il Sacerdote, pensate a nostro Signore Gesù Cristo.
Si dà gran valore agli oggetti che sono stati deposti a Loreto, nella scodella della Vergine Santa e del Bambino Gesù. Ma le dita del Sacerdote, che hanno toccato la Carne adorabile di Gesù Cristo, che si sono affondate nel calice dove è stato il suo Sangue, nella pisside dove è stato il suo Corpo, non sono forse più preziose?
Dopo Dio, il Sacerdote è tutto. Lasciate una parrocchia senza Sacerdote, e dopo un anno vi adoreranno le bestie.
Solo in Cielo egli misurerà la sua grandezza. Se già sulla terra lo intendesse, morirebbe, non di spavento ma di amore.
San Giovanni Maria Vianney
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