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13. Gesù deposto dalla croce. Il mettermi a letto, abbandonandomi nelle braccia di Maria.

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Le tre fontane della Veritą
Di Admin (del 02/03/2010 @ 12:17:48, in Padre Vittorio 2008, linkato 1079 volte)

 Gesù ha detto: "Io sono la Verità" (Gv 14, 6), e di fronte a Ponzio Pilato ha dichiarato: "Per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla Verità. Chiunque ama la verità, ascolta la mia voce" (Gv 18, 37). Pilato chiede evasivamente: "E che cos'è la verità?...".

La verità è l'essere delle cose: una cosa è vera, o non esiste. Secondo la dottrina tomistica ogni essere è concettualmente uno, vero, buono: uno nella sua individualità, vero nella sua essenza, buono nel suo esistere. Una cosa è vera, o non esiste, quindi ciò che è fuori della verità è fuori dall'essere. Per questo è fondamentale e salvifico l'atteggiamento che assumiamo nei confronti della verità. Fuori della verità non c'è salvezza.

Il primo proposito per santificarsi è "Io voglio la verità a tutti i costi!".

Oggi è diffusa la tendenza ad attribuire il primato all'amore piuttosto che alla verità: è un'aberrazione sentimentale, perché la carità è un fatto razionale, e non può esistere senza la specificazione razionale del suo oggetto, che può essere buono ma anche cattivo, delle sue motivazioni, del suo fine, del modo di esercitarla. La prima carità verso il prossimo è quindi la Verità. Un ecumenismo sentimentale pretende di amare senza aiutare a liberarsi dall'errore e a convertirsi.

 Verità eterna e sostanziale è dunque Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Come ogni cosa creata attinge l'essere da Dio, da Dio attinge anche la propria verità.

Gesù è la Verità in quanto è Colui che E', ossia Dio, e come Persona è specchio del Padre ("Chi vede me, vede il Padre": Gv 14, 9) e rivelazione della sua sostanza (v. Eb 1, 3); ed è colui che invia lo Spirito di Verità, lo Spirito del Padre, che è anche il suo Spirito, per condurci alla Verità tutta intera (Gv 16, 12s).

Il termine Verità nella Scrittura è detto anche Luce, e Gesù, il Verbo del Padre, l'intelligenza del Padre, nel quale sono create tutte le cose, è la Luce che illumina ogni uono veniente in questo mondo (Gv 1,9), e dice di Sé: "Io sono la Luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà luce di vita" (Gv 8, 12), e ancora: "Se voi rimanete costanti nella mia parola, sarete davvero miei discepoli e conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi" (Gv 8, 31s).

Tutte le cose sono create nel Verbo e dal Verbo attingono la propria consistenza concettuale (si rilegga in proposito il passo magnifico di Col 1, 12s), la propria verità. Per questo il Verbo è il prototipo esemplare di ogni perfezione. Fuori della Luce del Verbo rimane la tenebra, il nulla.

La Verità è eterna, ma all'intelletto umano si rivela gradualmente alla luce dello Spirito Santo, che ha il compito di condurci alla Verità tutta intera (Gv 16, 13). Quanto avviene nei singoli individui è avvenuto anche nella storia umana: Dio si rivela gradualmente, seguendo lo sviluppo intellettuale dell'umanità. Come dice Newmann, Dio si mette a balbettare con l'uomo per insegnargli il suo stesso linguaggio.

Possiamo distinguere nella Rivelazione tre stadi successivi, che corrispondono agli interventi particolari delle tre Persone divine: la rivelazione del Padre (il primo Vangelo), quella del Figlio (il Vangelo di Gesù) e quella dello Spirito Santo, che porta alla verità tutta intera mediante il Magistero della Chiesa e le ispirazioni interiori.

Il Vangelo del Padre: la Creazione

Il primo Vangelo è la natura, che rivela il pensiero del Padre. Gesù stesso ci indica incessantemente questo Vangelo, come quando ci esorta a ravvisare l'opera incessante del Padre: "Il Padre mio opera sempre" (Gv 5, 17). E nell'opera del Padre Gesù ci invita a ravvisare la sua perfezione, il suo pensiero, la sua sapienza, la sua bontà, per essere perfetti come il Padre che è nei Cieli (Mt 5, 48).

La prima rivelazione riguarda tutta l'umanità, riguarda ogni uomo. Quale bimbo di fronte al cielo stellato non ha tentato di immergersi con la mente nell'immensità degli spazi e chiedersi una risposta su chi ha fatto tali meraviglie? Oggi poi, che gli scienziati hanno misurato la distanza dei confini del cielo a noi noti, ci parlano di miliardi di anni luce, quale uomo che non abbia il velo della malizia nel cuore non si trovi sopraffatto da tanta immensità, e non pieghi la mente in un senso di adorazione ("Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio!", Mt 5, 8) e non si senta soavemente sopraffatto dalla percezione dell'onnipotenza del Creatore?

Il senso del mistero si acuisce quando rientriamo in noi stessi: "Io mi sono trovato fatto". Mi scopro fatto di un corpo materiale e di qualcosa che oltrepassa la materia: la capacità di pensare. Donde poi sia scaturita questa luce intellettuale non lo so ancora, non so che cosa sia l'anima e come si unisca al corpo e lo muova come voglio. Non riesco a far nascere un capello dove vorrei. Ogni giorno gli scienziati scoprono qualcosa del corpo, come la tensione elettrostatica che impedisce ai batteri di aderire ai vasi sanguigni o come si possa impiantare un arto su un corpo vivo. Io sono mistero a me stesso. Ma tutto è mistero intorno a me.

La fede mi dice che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza (Gn 1, 27): io sono lo specchio che riceve la luce di un Altro che esiste fuori di me e prima di me, e che tiene le chiavi misteriose del mio essere e del mio divenire. La chiave dell'essere Dio la riserva gelosamente per sé ("La mia gloria non la darò ad altri": Is 42, 8; 48, 11); la chiave del mio divenire è affidata anche a me: posso divenire un santo, posso divenire un demonio: sta a me la scelta di fronte all'albero della conoscenza del bene e del male (Gn 2, 9).

L'energia vitale viene da Colui che mi ha creato: Egli mi sostiene nell'essere anche quando io pecco contro di lui. Anche al ladro Dio sostiene la scala mentre ruba: sostiene il suo essere, ma riprova la sua perversa volontà. L'Io di Dio costituisce il mio Tu, e dal momento in cui mi sono aperto alla vita Dio mi affida il compito di orientare le mie energie secondo disegni che per essere buoni devono essere esclusivamente suoi, fatti della sua Luce. "Sia ben chiaro! - ci dice Dio - Io sono Io e tu sei tu. A mia immagine è anche quella libertà che ti rende autonomo nelle tue scelte; da parte mia metto a tua disposizione la mia energia, e tu orientala con il criterio che ti manifesto col retto uso dell'intelligenza". E' il terribile dono del libero arbitrio, che fa sì che io sia me stesso nel decidere, e di Dio nell'essere. Perfino Satana vive in una terribile tensione: è santo nell'essere, perché creato da Dio, è satanico nel volere il male per il male.

La prima rivelazione della natura è quindi l'esistenza di Dio. L'apostolo Paolo ci illumina: Fin dalla creazione del mondo gli attributi invisibili di Dio, come la sua eterna potenza e la sua divinità con la riflessione della mente sulle cose create si ravvisano (Rm 1,20s). Fin dalle origini dell'umanità, e fin dall'aprirsi dell'intelligenza infantile.

Il Vangelo della Natura, esaltando gli attributi di Dio, pone l'uomo di fronte alla sua responsabilità di non chiudere gli occhi alla luce.

Il Primo Vangelo rivelandoci qualcosa di Dio ci spinge al gesto razionalissimo dell'adorazione: "I veri adoratori adoreranno Dio in Spirito e Verità" (Gv 4, 23).

Il primo peccato dell'uomo è misconoscere Dio. L'apostolo Paolo condanna come inescusabili coloro che pur conoscendo Dio (nel Verbo che è la Luce del mondo) non lo onorarono come Dio né gli resero grazie, ma vaneggiarono nelle loro elucubrazioni così che la loro mente si ottenebrò (v. Rm 1, 18s). Il verdetto divino sugli atei è perentorio anche nel libro della Sapienza, con parole di grande attualità: Se tanto giunsero a sapere da poter farsi un'idea dell'universo - e quanta luce ha portato il progresso scientifico -, come mai non hanno più prontamente ravvisato il Signore di esso? (Sap 13, 8). Essi sono quindi inescusabili (Rm 18, 20). Non esistono atei in buona fede! Essi tengono la verità inceppata nell'ingiustizia (Rm 8, 18).

L'apostolo Paolo ci rivela pure come lo scompenso interiore dell'ateismo porta l'uomo a compensarsi con i più squallidi godimenti della carne, in modo da cadere in peccati contro natura: Dio li ha abbandonati in balia di passioni ignominiose, stravolgendo il comportamento naturale in quello contro natura (Rm 1, 24s). E' la maledizione vistosa dell'ateismo attuale che giunge a promuovere tali aberrazioni in dimensioni planetarie (liberalizzazione dell'aborto, dell'omosessualità, della sodomia, ecc.).

Tutto è disposto da Dio con sapienza infinita. La perfezione più sorprendente rivelataci dalla natura è l'intelligenza del Padre: il cosmo è stato creato in un unico lampo di intelligenza divina. Nel Fiat lux primordiale Dio ha intuito tutti gli sviluppi dell'energia luminosa, dal fotone all'atomo, agli elementi materiali che ne sono la condensione, alla vita vegetale, agli animali, all'uomo. E il tutto è stato lanciato nell'essere in misura, numero e peso (Sap 11, 20) tali che se la luce avesse una velocità leggermente inferiore o superiore ai trecentomila chilometri al secondo, il cosmo attuale non sarebbe possibile, o se l'acqua gelasse a un grado più o un grando meno, la vita sulla terra non sarebbe possibile.

Nel primo lampo di luce Dio intuiva le infinite possibilità della materia e della vita quali milioni di scienziati vanno scoprendo progressivamente in un immane sforzo dopo millenni di civiltà rendendo possibile trasmettere immagini a distanza o sviluppare l'energia atomica.

Nei programmi scolastici i nostri politici atei impongono di insegnare la teoria dell'evoluzionismo. A parte il fatto che l'evoluzionismo trasformistico è respinto dalla maggior parte degli scienziati, per cui tale imposizione scolastica risulta una ignobile manovra dell'autoritarismo massonico, l'evoluzione reale della creazione secondo il dettato biblico dalla luce all'ambiente terrestre, all'apparizione del mondo vegetale prima e del mondo animale poi, e infine dell'uomo, con i successivi interventi creativi rivela un'intelligenza insondabile, a differenza di un trasformismo affidato al cieco caso contro il più elementare buon senso. L'esistenza di un raggio di luce non può affidarsi al caso o alla magia; l'interdipendenza delle energie elementari fino agli ultimi sviluppi della vita ancor meno. La pregiudiziale atea nella visione del mondo risulta un insulto vergognoso all'intelligenza umana.

La natura ci rivela la Provvidenza del Padre: "Osservate gli uccelli dell'aria, i quali non seminano né mietono, né raccolgono nei granai: eppure il Padre vostro celeste li nutre: non siete voi più di essi?... Considerate come crescono i gigli dei campi: essi non lavorano né filano, eppure vi dico che neppure Salomone in tutta la sua pompa fu mai vestito come uno di essi. Ora se Dio riveste così l'erba dei campi, che oggi è e domani la si getta nel forno, quanto più vestirà voi, o gente di poca fede!" (Mt 6, 25s). E anche nell'infuriare della persecuzione "non un capello del vostro capo andrà perduto" (Lc 21, 18).

La natura anticipa anche la rivelazione di un attributo tipicamente evangelico: la misericordia di Dio: "Siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole sopra malvagi e buoni, e fa piovere su giusti e ingiusti... Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5, 45s).

Paolo mette in risalto l'onnipotenza di Dio, ma il libro della Sapienza allude anche alla sua bellezza: Dalla grandezza e beltà delle creature, argomendando se ne intuisce il primo Autore (Sap 13, 4s). La bellezza rivela il grande Artista divino, che tinge di rosa le albe e i tramonti, suscita le primavere infiorate di colori, pone il suo tocco divino sullo sguardo dei bimbi e diffonde nell'aria il canto degli usignoli.

Dio è onnisciente. Il Padre conosce ogni cosa ("Tutti i capelli del vostro capo sono contati": Lc 12, 7), vede nel segreto (v. Mt 6, 1s), ecc. Altri attributi fanno parte della rivelazione evangelica.

La fede condensa i molteplici attributi di Dio chiamandolo Signore. Questa parola esprime il dominio di Dio sul creato, la sua munificenza, ma ci piace rilevare la sua signorilità nella finezza con cui tratta le sue creature. Le finezze di Dio sono squisitissime, ma poco ce ne accorgiamo. Riflettiamo con quale garbo ci presenta i dorati grappoli d'uva confezionati meravigliosamente in chicchi che contengono succo dolsissimo, oppure le arance confezionate in spicchi assai saporiti. Oh, la magnifica arte delle confezioni di Dio! Consideriamo il modo con cui si sviluppa ognuno dei frutti e degli animali messi a nostra disposizione: non si finisce più di ammirare, se abbiamo intelligenza, e per quanta intelligenza sfruttiamo nel capire il suo stile, percepiamo ben poco.

Percepiamo ben poco anche degli interventi di Dio nella nostra vita personale per condurci alla maturità, per affinarci il cuore, per portarci alla salvezza. Se vogliamo percepire meglio le sue finezze, trattiamolo da gran Signore! Un caro amico ricco di doni mistici e di grande signorilità ci confidava come Dio mandava la pioggia sul suo campo mentre intorno i seminati languivano nella siccità.

Nella natura ogni essere sussiste e si sviluppa sulla base di un ordine sapientissimo regolato da leggi immutabili che ne garantiscono l'esistenza. Si tratta di leggi di precisione estrema, pur soggette ad adattamenti di ambiente e di vita: la frequenza di una radiazione luminosa, rimanendo costante, rende possibile trasmettere suoni e immagini a distanza, e Dio non viola mai tale ordine.

Anche la vita dell'uomo soggiace a rigorosi determinismi fisici: l'uomo non può non respirare, non mangiare, gettarsi nel fuoco ecc. Ma essendo fatto libero a immagine di Dio deve regolare i propri rapporti secondo precise leggi morali che ne garantiscano la vita personale e sociale. La legge morale è scritta nel cuore dell'uomo: non è imperativo categorico, ma razionalità. L'uomo non è guidato da automatismi ciechi, ma dalla ragione. La volontà di Dio gli è manifesta nella razionalità dei comportamenti verso Dio, se stesso, gli altri. Tutto questo è scritto nel cuore di ogni uomo veniente in questo mondo come riflesso del Verbo in cui tutto è creato. Quindi anche il retto comportamento morale è indicato dalla prima fonte della Verità che è la natura: "Non fare ad altri ciò che non vorresti fatto a te stesso"; "Cammina alla mia presenza e sii perfetto" (Gn 17, 1), ecc.

Dio però è intervenuto nella storia a precisare il retto comportamento morale dettando ad Abramo il grande principio cammina alla mia presenza e sii perfetto" (Gn 17, 1), poi con i dieci comandamenti, la Legge di Mosè, le regole del culto dovuto a Dio.

Anche i buoni esempi degli uomini sono uno stimolo di sa tificazione, ma la divina pedagogia rivolge e nostro bene gli stessi peccati e cattivi esempi altrui: a noi le scelte.

Il Vangelo del Figlio: la Rivelazione

Il Vangelo del Padre rivelato dalla natura è rivolto a ogni uomo, ma è nel Verbo, Figlio di Dio fatto Figlio dell'Uomo, che la Verità si rivela in pienezza: "Io sono la Verità".

Se dalla natura l'uomo ha il corredo indispensabile per la salvezza, il Concilio Vaticano I ci insegna che l'uomo decaduto non è in grado di conoscere le stesse verità divine accessibili alla ragione umana "in modo integro, facile, sicuro e senza contaminazione di errori" (expedite, firma certitudine, et nullo admixto errore: Dz 1786). Ecco allora che il Padre viene in aiuto all'uomo decaduto donandogli il suo stesso Figlio. Così la Rivelazione naturale viene integrata dalla Rivelazione soprannaturale: "In Gesù il Padre ci ha detto tutto". Gesù ci dice: "Non sono venuto ad abolire la Legge, ma a portarla a compimento" (Mt 5, 17).

Tutto il mondo del Padre appare dalle sue parole rivelatrici: il Padre è il Vivente che comunica la vita eterna a quanti credono in Gesù e mangiano la sua carne e bevono il suo sangue (Gv 6, 47s). Il Padre ha preparato un posto, un banchetto, il Paradiso...

Ma già in questa terra Dio ha preparato un regno, "il mio regno" dice Gesù, descrivendone l'indole gioiosa in mezzo alle tribolazioni terrene. Ecco allora descritte le condizioni per appartenere al Regno di Gesù: si possono ricapitolare nel discorso della montagna (v. le Beatitudini in Mt 5, 1s) e nel discorso dell'ultima cena (v. Gv 13s).

L'incarnazione del Verbo è preceduta dal profetismo biblico, dalla lunga preparazione dell'Antica Alleanza. Il volto del Verbo è rivelato ai profeti molti secoli prima della sua venuta al mondo: è rivelata la sua origine divina, la sua gloria di Figlio dell'Uomo (Ezechiele, Daniele, ecc.), la sua passione e morte salvifica (Isaia, Davide ecc.), la sua regalità. ecc.

Gesù ci rivela il Padre. Ce lo rivela in se stesso quale Verbo del Padre: "Chi vede me, vede il Padre" (Gv 14, 9).

Il Vangelo perfetto del Padre è Lui, Figlio del Padre. Qui si apre il tema del rapporto intimo di Gesù con il Padre: tutto ciò che pensa, che dice, che fa, è specchio del Padre, è traduzione umana dell'agire perfetto del Padre.

Gesù ci rivela anche la terza Persona della Santissima Trinità, "lo Spirito di Verità che riceve del mio per annunziarlo a voi: è mio tutto quanto ha il Padre" (Gv 16, 14). E' la più essenziale rivelazione della Trinità Divina: Gesù attinge dal cuore del Padre il suo essere Figlio per comunicarlo allo Spirito Santo, che procede quindi dal Padre e dal Figlio, ed è lo Spirito del Padre e del Figlio, che fa di essi una cosa sola.

Gesù ci rivela il disegno salvifico del Padre nel fatto che il Padre ha amato tanto il mondo, da mandare il suo Figlio Unigenito, perché chi crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna (Gv ). Questa volontà è la stessa del Figlio, che fin dall'inizio dell'Incarnazione spasimava di offrirsi per noi, come disse egli stesso: "Fuoco sono venuto a gettare sulla terra, e quanto desidero che divampi! In un bagno devo essere immerso, e quanta ansia sento finché sia compiuto!" (Lc 12, 49)". E come rivelò a santa Caterina da Siena: "Figlia mia, la pena del mio corpo fu finita, ma il santo desiderio non finisce mai. Io portai la croce del santo desiderio. E non ti ricordi, figliola mia, che una volta, quando ti manifestai la mia natività, tu mi vedevi fanciullo parvolo, nato con la croce al collo? Perch'io ti fo sapere come io, Parola Incarnata, fui seminata nel ventre di Maria, mi si cominciò la croce del desiderio ch'io avevo di fare l'obbedienzia del Padre mio, d'adempiere la sua volontà nell'uomo; cioè che l'uomo fusse restituito a grazia e ricevesse il fine pel quale egli fu creato. Questa m'era maggior pena che verun'altra ch'io portassi mai corporalmente. E perciò lo spirito mio esultò con grandissima letizia, quando mi vidi condotto all'ultimo, e specialmente nella cena del giovedì santo. E perciò io dissi: 'Con desiderio ho desiderato di fare la Pasqua', cioè di fare il sacrificio del mio corpo al Padre. Grandissima letizia e consolazione avevo, perché vedevo apparecchiare il tempo disposto a tormi questa croce del desiderio; cioè quanto più mi vidi giungere a flagelli e tormenti corporali, tanto più mi scemava la pena. Ché con la pena corporale si cacciava la pena del desiderio, perocché vedevo compiuto quello che desideravo" (Lettera 16). Sono parole che ci rivelano fino a che punto Dio è Amore! (1 Gv 4, 8).

La salvezza è avvenuta per soddisfazione vicaria, ossia per il fatto che Gesù si addossò i nostri malanni e si caricò dei nostri dolori..., fu trafitto per i nostri misfatti, calpestato per le nostre colpe... La punizione per noi salutare fu inflitta a lui, e le sue piaghe ci hanno guariti (Is 53, 4s)

La Croce, che condensa tutta l'opera redentiva di Cristo, rimane il capolavoro della sapienza divina. E Gesù ha trovato il modo di rinnovare il suo Sacrificio e di rimanere con noi sino alla fine dei tempi nell'Eucaristia come alimento della sua Chiesa. La Chiesa è Gesù Eucaristia: è Gesù che ci unisce al suo Sacrificio sacerdotale per glorificare il Padre e salvare il mondo.

Gesù è anche il Legislatore. E' notevole anzitutto il suo atteggiamento di fronte alla Legge antica: essa viene dal Padre, quindi Gesù afferma: "Non sono venuto ad abolire la Legge, ma a portarla a compimento" (Mt 5, 17).

Gesù è rispettoso della Legge di natura. Essa è opera del Padre, e Gesù non interviene a sospenderla se non in casi di necessità, come quando placa gli uragani o guarisce i malati. Moltiplicando pani e pesci Gesù parte dall'opera del Padre e le dà uno sviluppo miracoloso. Ma quando risuscita la figlia di Giairo, compie l'opera sua di darle la vita, però dice ai presenti: "Datele da mangiare" (Mc 5, 41). Così quando risuscita Lazzaro, gli ridona la vita, ma ordina ai presenti quanto essi sono in grado di fare: "Scioglietelo e lasciatelo andare" (Gv 11, 44). Non è necessario impegnare la soprannatura in ciò che la natura, opera del Padre, compie da sé.

Risorgendo da morte Lui stesso, non compie miracoli se non nella misura strettamente dosata dalla sua Sapienza. Il tempo compirà la sua opera.

Non è venuto ad abolire la Legge, ma a perfezionarla. La Legge Antica portava alla giustizia: anche occhio per occhio e dente per dente corrispondeva a un'esigenza di giustizia nel non andar oltre a un limite del dare e avere, anche se la stessa Natura rivela il Padre che manda il suo sole e la sua pioggia sui cattivi.

I precetti che segnano il superamento della giustizia si riassumono in una carità munifica, come quando Gesù dice "Se uno ti chiede la tunica, dagli nche il mantello..." (Mt 5, 40); e paradossalmente "A chi ti percuote sulla guancia destra, presenta anche l'altra" (Mt 5, 39), oppure "perdona non sette volte, ma settanta volte sette" (Mt 18, 22).

Quanto alla sincerità, vediamo come Gesù si mostra misericordioso, indulgente, largo con prostitute e pubblicani convertiti, ma diventa tagliente con gli ipocriti: le invettive contro i farisei, razza di vipere, sepolcri imbiancati ecc. (Mt 23, 27, ecc.) ci dicono quanto gli stia a cuore la sincerità: "Il vostro dire sia sì sì, no no, perché il di più viene dal maligno" (Mt 5, 37).

La Verità è una conquista di chi frequenta la sua scuola: "Se voi rimanete costanti nella mia parola sarete davvero miei discepoli e conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi" (Gv 8, 31s).

Il Vangelo dello Spirito Santo: la guida interiore

Promettendo di inviarci il suo stesso Spirito per condurci alla verità tutta intera, Gesù lo chiama Spirito di Verità. Egli è lo Spirito Rivelatore, che porta a perfezione la nostra conoscenza della Verità.

Gesù stesso è stato concepito di Spirito Santo (Lc 1, 35), condotto dallo Spirito (Mt 4, 1), battezzato nello Spirito Santo apparso sotto forma di colomba, in segno di soavità (Lc 3, 22).

Lo Spirito Santo è effuso sugli Apostoli in modo riservato subito dopo la risurrezione per la remissione dei peccati (Gv 20, 22) e pubblicamente con grande fragore il giorno della Pentecoste, sotto forma di fuoco come simbolo di vigore e di amore (At 2, 1s). Nello Spirito Santo hanno operato i Profeti.

Lo Spirito Santo è promesso ed effuso come Spirito di Verità alla Chiesa: è la Chiesa nel suo insieme che dallo Spirito Santo sarà condotta verso la Verità tutta intera. La Chiesa ha una missione salvifica che durerà sino alla fine dei tempi, quindi dovrà trasmettere la Verità a tutti gli uomini fino all'ultimo giorno. Che avverrebbe se la Chiesa smarrisse la Verità nell'ambito della fede e della morale cristiana? Non sarebbe più luce del mondo e sale della terra, e gli uomini sarebbero lasciati alla deriva della mentalità mondana e del peccato. Per questo Gesù ha promesso lo Spirito Santo che la conducesse alla Verità tutta intera. Lo Spirito Santo garantisce la purezza della fede mediante il magistero di Pietro e dei suoi Successori sino alla fine dei tempi, in modo che il successore di Pietro sia infallibile nelle definizioni solenni di dottrina e di morale. La conoscenza è progressiva, e si sviluppa come il seme, che rimane sempre coerente con la propria natura pur crescendo di continuo fino a dare fiori e frutti. "E' necessario che col progredire dei tempi crescano e progrediscano quanto più possibile la comprensione, la scienza e la sapienza dei singoli e di tutta la Chiesa. Devono però rimanere sempre uguali la dottrina, il suo significato e il suo contenuto" (S. Vincenzo di Lerins, Ufficio Divino, venerdì della 27.a Settimana).

Lo Spirito Santo è promesso ai singoli credenti per condurli alla verità tutta intera nella santità della vita. Alla guida del Magistero corrisponde nell'intimo di ogni credente la guida interiore personalissima dello Spirito Santo che spinge verso la santità: Spirito che implora per noi con gemiti inesprimibili... e prega per i santi come Dio vuole (Rm 8, 26s).

Docilità allo Spirito e docilità alla Chiesa corrispondono alla legge interiore promessa ai Profeti: non è più il decalogo o la legge antica, non è la molteplicità dei comandi, ma la congenialità spirituale con Cristo prodotta dallo Spirito che porta ad agire secondo Dio.

Il punto di arrivo della vita cristiana è quindi la configurazione spirituale con Cristo, per la quale il suo Spirito spinge interiormente a pensare, amare, volere, operare secondo il Cuore di Cristo. Non c'è bisogno di altre leggi: lo Spirito del Padre e del Figlio è la legge nuova, l'unica, promessa da Dio stesso fin dall'Antica Alleanza: "Porrò dentro di voi lo Spirito mio,... e sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio" (Ez 36, 26; v. anche Ger 31, 38s; ecc.). Veri figli di Dio sono coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio (Rm 8, 14).

Gesù ci rivela quindi che lo Spirito di Verità è anche il Liberatore (2 Cor 3, 17: Ove è lo Spirito di Dio c'è libertà: 2 Co 3, 17; La Verità vi farà liberi: Gv 8, 32; ecc.), e il Confortatore (Gv 14, 15,26). Gli altri attributi delo Spirito Santo confermano quanto diciamo nel credo sulla sua consostanzialità col Padre e col Figlio.

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