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I due sigilli
Di Admin (del 24/08/2010 @ 20:47:48, in Padre Vittorio 2010, linkato 1762 volte)

Riflessione sulle Letture del 20 ottobre 2002, festa della Dedicazione del Duomo di Milano

Prendiamo lo spunto dalla Lettera di Paolo a Timoteo: “Il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: ‘Il Signore conosce i suoi’, e ancora ‘Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore’” (2 Cor 2, 19s). La Chiesa ha quindi un solido fondamento sigillato.

 Il significato del sigillo oscilla tra cosa chiusa, come fu chiusa la tomba di Gesù per impedire che la sua salma fosse trafugata, quindi realtà occulta, mistero nel senso dei sigilli dell’Apocalisse; e dato che il sigillo portava il fregio di chi ne era possessore o garante, il sigillo ha anche il valore di simbolo, marchio, timbro, segno, come le ceralacche che custodivano le pergamene dei re. La Chiesa è fondata sul mistero, un mistero saldo, e il suo simbolo è la Croce: Dio riconosce i segnati dalla Croce e rigetta l’iniquità.

 Scrive Giovanni nell’Apocalisse:

 “Alla destra di Colui che sedeva sul trono vidi un rotolo scritto al di dentro e sul dorso sigillato da sette sigilli. Vidi ancora un angelo che bandiva a gran voce: ‘Chi è degno di aprire il rotolo e di scioglierne i sigilli?’. E nessuno era capace, né in Cielo né in terra né sotto terra di aprire il rotolo e gettarvi uno sguardo. E io piangevo dirotto perché non si trovò nessuno che fosse degno di aprire il rotolo e gettarvi lo sguardo. Ma uno dei vegliardi mi disse: ‘Non piangere! Ecco che il leone della tribù di Giuda, il rampollo di Davide, ha vinto, sì da poter aprire il rotolo e i suoi sette sigilli” (Ap 5, 1s).

 La vicenda dell’Apocalisse si svolge intorno ai misteriosi sette sigilli aperti dagli Angeli nel nome dell’Agnello, simbolo di Gesù. Egli si fece avanti a prendere il rotolo alla destra di Colui che sedeva sul trono, e tutti i viventi al suo cospetto iniziarono a cantare un canto nuovo: “Degno sei di prendere il rotolo e di aprirne i sigilli, perché fosti ucciso e hai riscattato a Dio, con il tuo sangue, anime di ogni tribù e lingua, d’ogni popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e tanti sacerdoti, e regneranno sopra la terra”.

 Il sigillo indica una realtà chiusa, inaccessibile a chi non ne abbia la chiave, e Gesù nell’Apocalisse è chiamato anche: “Colui che tiene la chiave di Davide, e quando apre nessuno mai chiuderà, e quando chiude nessuno apre” (Ap 3, 7; v.anche 1, 18; 9, 1), come già aveva preannunciato Isaia (Is 22, 22).

 Il sigillo sta quindi a indicare il mistero, la realtà misteriosa di Dio stesso, inaccessibile alla nostra capacità di intendere e di raggiungere. E il Vangelo ci dice: “Nessuno ha mai visto Dio, ma l’Unigenito di Dio che sta nel seno del Padre ce lo ha rivelato” (Gv 1,18). Mistero fondamentale e insondabile è quindi “Colui che sta al di là di tutte le cose” (S. Gregorio Nazianzeno). A Mosè che chiede di vedere Dio, Dio stesso risponde: “Farò passare davanti a te tutto il mio bene…, ma non puoi vedere il mio volto, perché un uomo non può vedere me e pur vivere” (Es 33, 20). Dio passa e Mosè vede il suo passaggio alle spalle dal cavo della roccia. Isaia vede il passaggio di Dio nella brezza soave (v. 1 Re 19, 1s). Ma il volto di Dio resta sigillato agli uomini viventi.

Quanto al significato di simbolo, timbro, segno, Gesù stesso dice che il Padre ha impresso su di Lui il suo sigillo (v. Gv 6,27), sigillo che è lo stesso Spirito del Padre. Il segno di Gesù a sua volta è il sangue dell’agnello (Es 12, 13), il tau salvifico (Ez 9, 6), la croce, segno del Figlio dell’Uomo (Mt 24, 30). Tutte realtà cariche di mistero.

Le realtà sigillate

La creazione rimane in gran parte sigillata. Le ricerche continuano a ritmo fortemente accelerato e il progresso tecnologico accresce alle migliaia di scienziati investigatori le possibilità di scoperte. Tuttavia rimangono ancora sigillate energie di base quali la luce, la forza di gravità, e i processi di fotosintesi e cellulari. La via rimane aperta ai giganti della ricerca in competizione con Colui che tutte queste splendide creature ha lanciato con un'unica intuizione dell’Intelligenza divina. Tutti abbiamo un’anima spirituale, ma che cos’è l’anima rimane un sigillo inviolabile.

Ma non è tanto questo progresso che interessa l’uomo in quanto uomo. Leggiamo nel profeta Baruc: “Quanto è grande la casa di Dio! Quanto è vasto il luogo del suo dominio. E’ grande e non ha fine, è alto e non ha misura… Là nacquero i famosi giganti dei tempi antichi, alti di statura, esperti nella guerra. Ma Dio non scelse costoro e non diede loro la via della saggezza, ed essi perirono per la loro insipienza” (Bar 3, 24s). Quanto è attuale questo lamento per molti giganti di questo mondo! L’Apostolo parla di uomini che tengono inceppata la verità nell’ingiustizia, mentre ciò che di Dio si può conoscere è ad essi manifesto” (Rm 1, 18s), perché il Verbo è la Luce che illumina ogni uomo veniente in questo mondo (Gv 1, 9), quindi non esistono atei in buona fede. “Fin dalla creazione del mondo infatti gli attributi invisibili di Dio,come la sua eterna potenza e la sua divinità, con la riflessione della mente sulle cose create si ravvisano. Essi quindi sono inescusabili, perché pur conoscendo Dio, non lo hanno onorato come Dio né gli hanno reso grazie, ma vaneggiarono nelle loro elucubrazioni e si ottenebrò la loro mente ottusa. Pur vantandosi sapienti, sono diventati stolti” (Rm 1, 20s).

Ma già secoli prima la Sapienza marchia di infamia gli stolti che da natura non seppero riconoscere Dio, e dai beni visibili non seppero intuire Colui che E’, e conclude: “Se tanto giunsero a sapere da potere farsi un’idea dell’universo, come mai non hanno più agevolmente intravisto il suo Signore?” (Sap 13, 1s).

La torre di Babele, simbolo biblico della superbia umana, si attualizza nelle Torri Gemelle a conferma del sigillo impresso sulla mano destra e sulla fronte dalla Bestia simboleggiata dal numero 666.

Solo Gesù può strappare la coltre che copre ancora oggi gran parte del mondo e sciogliere il velo di coloro che ancora giacciono nelle tenebre e nell’ombra della morte (Lc 1, 79).

Chi non porta il sigillo di Dio, cioè non gli appartiene, è schiavo di un altro sigillo: quello di Satana. Gesù lo ha detto con estrema chiarezza ai giudei del suo tempo: ”In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato… Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Fin dal principio egli è stato omicida e non stette fermo nella verità, perché in lui non è verità. Quando dice menzogne parla secondo la sua natura, perché egli è mentitore ed è il padre della menzogna”(Gv 8, 34, 44s).

Satana impone un sigillo durissimo ai suoi schiavi. Lo vediamo, ad esempio, in quanti sono giocati da Satana nella loro intelligenza incapace di bene e dediti ad ogni genere di viltà. Essi sanno che pesa su di loro la condanna dell’Apocalisse, che li definisce “i vigliacchi” (Ap 21, 8), ma non riescono a liberarsi dalla forza di inerzia che li spinge a volere il male per il male. Hanno la possibilità di verificare il fallimento tragico delle loro teorie nelle centinaia di milioni di morti e nei fiumi di lacrime suscitate dalla marcia del comunismo nella storia attuale, ma il sigillo di Satana li impedisce di agire diversamente. Respirano viltà per gravitazione irresistibile, ne hanno bisogno come l’albero ha bisogno di concime o lo scarabeo stercorario ha bisogno di fogna. Loro lo sanno, nei momenti lucidi annusano il fetore della propria depravazione, ma hanno bisogno che qualcuno abbia il coraggio di ricordarglielo, semmai riescano a liberarsi dallo spirito di stordimento (Rm 11, 8) che ha colpito i loro sigillati cervelli. E’ penoso vedere la profonda devastazione della dignità umana in questi infelici, ma il sigillo di Satana è più duro del diamante.

Anche la Redenzione rimane per molti sotto sigillo. Gesù rimaneva una realtà sigillata per gli oppositori suoi contemporanei. “Gesù passeggiava nel tempio sotto il portico di Salomone. Allora i giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: ‘Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente’. Gesù rispose loro: ‘Ve l’ho detto e non credete. Le opere che Io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza, ma voi non credete perché non siete mie pecore’” (Gv 10, 22s). Essi hanno l’altro sigillo, quello di Satana. Le loro intelligenze sono sigillate dal marchio di Lucifero, che li impedisce di entrare nel Regno di Gesù. Il Maestro li smaschera: “Ipocriti, sepolcri imbiancati!…” (Mt 23, 25s); “Guai a voi, dottori della Legge: vi siete impossessati della chiave della scienza, non siete entrati voi e avete impedito coloro che volevano entrare” (Lc 11, 52).

“Non siete mie pecore”: “Non portate il mio sigillo, e Io sono per voi sigillato! “Chi non è con Me, è contro di Me, e chi non raccoglie con me, disperde” (Lc 11, 23). Condanna terribile il non appartenere a Gesù. E il marchio di Satana è sempre la superbia che fece dire a Lucifero: “Non serviam”.

Gesù ci introduce in un mistero che resta in parte sigillato e fa parte dell’insondabilità di Dio: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, e Io le conosco ed esse Mi seguono”. Mi seguono perché “il Padre mio me le ha date, e nessuno potrà rapirle dal Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 22s). E’ in forza di questa misteriosa elezione divina, il cui mistero resta sigillato, che si stabilisce la congenialità spirituale con Gesù e il Padre: “Io sono il Buon Pastore e conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono Me, come il Padre conosce Me e Io conosco il Padre, e per le mie pecore do la mia vita” (Gv 10, 14).

Il mistero di Gesù rimane sempre in profondità sigillato anche ai santi, perché Dio è infinito. Tuttavia Gesù stesso indica la via dritta per conoscerlo in modo progressivo: “Se voi rimanete costanti nella mia Parola sarete veramente miei discepoli, conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi” (Gv 8, 31s).”Quando verrà Lui, lo Spirito di Verità, vi condurrà alla Verità tutta intera. Non vi parlerà da Sé ma vi dirà quanto ascolta, e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà perché riceverà di ciò che è mio per annunziarlo a voi. E’ mio tutto quanto ha il Padre” (Gv 16, 12s). Magnifico passo trinitario che riguardo al futuro previene la rottura dei sette sigilli dell’Apocalisse.

Le disposizioni per entrare nella Verità Sigillata sono chiaramente definite in particolare nei grandi discorsi di Gesù: sulle Beatitudini (Mt 5s), sul Pane di Vita (Gv 6, 22s), dell’ultima Cena (Gv 13s).

“Gesù esultò di gioia per virtù dello Spirito Santo e disse: ‘Io ti lodo e Ti ringrazio, o Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai saggi e agli scaltri, e le hai rivelate ai semplici. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a Te. Ogni cosa è stata data dal Padre mio, e nessuno conosce chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo” (Lc 10, 21s).

I segreti di Dio si rivelano agli umili: “Se non vi farete piccoli come fanciulli, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 18, 3).

Ci sono gradi diversi di comprensione: “In una casa grande non ci sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di coccio” (2 Tm 2, 19s). Tuttavia l’Apostolo esorta ad anelare ai carismi migliori (1 Cor 12, 21), e Lui stesso indica quali. Il migliore è quello della Carità (1 Cor 13, 13), il primo comandamento, perché “Dio è Amore” (1 Gv 4, 8), e l’Amore è il sigillo dei suoi eletti: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché potente come la morte è l’amore…e le sue fiamme sono fiamme divine” (Cant 8, 6s). Esattamente il contrario del marchio di Satana sulla fronte e sulla mano.

Sul sentiero della carità perfetta si sviluppa nella Chiesa il dono mistico, che porta necessariamente il sigillo della Croce, a volte visibile nelle Stigmate, come in Padre Pio. Senza questo segno, non c’è che illusione, come nei presunti carismatici che oggi vanno diffondendo messaggi a iosa. Il dono mistico tiene sigillato con vigore alla Croce, ma al tempo stesso apre al mistico le cose sigillate di Dio. Il mistico ha un accesso privilegiato al mondo di Dio ed è innalzato a conoscere Dio, Gesù, la Vergine, gli Angeli in modo esperienziale non consentito ad altri, abitualmente con squarci profetici riguardanti il futuro, secondo la promessa di Gesù.

La Chiesa porta il sigillo gerarchico di Pietro e il sigillo mistico di Giovanni e di Paolo. Il sigillo gerarchico è fondato sulla promessa di Gesù “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa” (v. Mt 16, 18s). Il sigillo mistico si radica nella promessa dello Spirito Santo che porta alla Verità tutta intera (Gv 16, 12s). Il radicamento gerarchico garantisce la stabilità della Chiesa sino alla fine dei tempi sulla base della Parola eterna del Vangelo (Mt 28, 20); mediante i mistici Gesù si fa presente alla sua Chiesa a tempo reale, offrendo ai Pastori e al Popolo di Dio indicazioni aggiornate su come pensare, giudicare, agire di fronte a grandi prove alle quali è soggetta la Chiesa. Si pensi alla luce proiettata sulla Chiesa di oggi dalle Apparizioni di Lourdes, Fatima, Medjugorje con il dono profetico di Maria Rosa Mystica, e anche ai grandi mistici come Caterina da Siena, Don Bosco, Padre Pio, e ai mistici oggi viventi di cui trasmettiamo i richiami accuratamente vagliati. Essi sono la voce viva di Gesù nel buio che avvolge la terra sotto la minaccia di una tragedia planetaria.

Il disegno sigillato di Dio si va dipanando nell’attesa di un’epoca nuova che seguirà il grande travaglio minacciato dalle voci mistiche suscitate in mezzo a noi. “Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni!” (Ap 22, 17).